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Tutti i Santi giorni, 23 novembre: si ricorda San Clemente I

La rubrica "Tutti i Santi giorni" del 23 novembre: San Clemente I.

La rubrica “Tutti i Santi giorni” del 23 novembre: San Clemente I.

Il 23 novembre si ricorda San Clemente I. San Clemente I, noto anche come Clemente Romano, secondo la testimonianza di Sant’Ireneo fu il terzo dopo gli Apostoli Pietro e Paolo, a reggere la Cattedra episcopale di Roma. Tertulliano, invece, affermò che Clemente fu ordinato da San Pietro in persona, mentre San Girolamo lo riconobbe come quarto vescovo di Roma, sebbene ai suoi tempi “la maggior parte dei latini” lo ritenesse immediato successore di San Pietro. Le notizie sul martirio di papa Clemente sono piuttosto tarde: il primo a parlarne è Rufino di Aquileia, che però probabilmente lo confuse con l’omonimo console fatto martirizzare dall’imperatore Domiziano con l’accusa di ateismo. La mancanza di notizie su una sepoltura San Clemente I a Roma rende plausibile la sua morte in esilio, come vorrebbero alcune tradizioni posteriori, di dubbio valore storico, come ad esempio la Passio Nerei et Achillei, in cui il Santo è presentato come nipote del console sopra nominato. Nelle Pseudoclementine si riportano altcune notizie, in vero poco attendibili, secondo cui Clemente sarebbe stato romano, figlio di un certo Faustiniano, imparentato con la famiglia dell’Imperatore e di Mattidia, una nobile matrona; inoltre, avrebbe avuto due fratelli maggiori, i gemelli Fausto e Faustino. Molti critici considerano Papa Clemente autore di una lettera alla Chiesa di Corinto, lacerata da discordie intestine: l’autore deplora in particolare la deposizione di alcuni presbiteri, voluta da elementi interni alla comunità. L’opera cita ampiamente le Sacre Scritture, in particolare l’Antico Testamento, cosa che ha spinto gli studiosi a ipotizzare che il Santo fosse di origine ebraica, forse un liberto o figlio di un liberto della casa imperiale. Della sua vita e della morte si conosce poco: gli Atti del martirio sono stati riprodotti in un’opera di Pier Leone Ghezzi nel 1724 conservata alla Pinacoteca Vaticana di Roma. Lo scritto, ricco di narrazioni leggendarie, riferisce di come San Clemente I convertì Teodora, moglie di Sisinnio, un cortigiano dell’imperatore Nerva e, dopo alcuni presunti miracoli, Sisinnio stesso e altre 423 persone. Traiano bandì il Papa in Crimea, dove secondo la leggenda miracolistica, avrebbe dissetato 2000 cristiani, portando inoltre a numerose conversioni e a edificare ben 75 chiese. L’Imperatore, irritato dall’opera evangelizzatrice del pontefice, ordinò che Clemente fosse gettato in mare con un’ancora di ferro al collo: si narra che dopo questi avvenimenti, ogni anno il mare recedeva di due miglia fino a rivelare un sacrario che avrebbe contenuto i resti del martire, divenendo meta di pellegrinaggio per molti fedeli. La tradizione circa la sua leggendaria morte fu supportata da un avvenimento accaduto intorno all’867: San Cirillo – che si trovava in Crimea per evangelizzare i Kazaki – rinvenne in un tumulo un’ancora e delle ossa, identificate con le reliquie di papa Clemente. Traslate a Roma all’epoca di papa Adriano II, le spoglia furono deposte da Niccolò II insieme ai resti di Sant’Ignazio di Antiochia nell’altare maggiore della Basilica di San Clemente al Laterano; la traslazione è stata raffigurata in un affresco. Devastata da un incendio nel 1084, sui suoi resti, dopo il 1100, sorgerà una nuova basilica a tre navate, ampiamente restaurata poi nel secolo XVIII; sotto l’abside scavi archeologici ottocenteschi hanno riportato alla luce parti della basilica originale, con dipinti murali anteriori al 1084.

Dal punto di vista iconografico, San Clemente I viene rappresentato con i consueti paramenti pontifici e con gli attributi caratterizzanti dell’àncora e di un pesce. Talvolta c’è, in aggiunta, una pietra miliare, delle chiavi, una fontana da cui zampilla l’acqua alle sue preghiere o un libro. È anche raffigurato mentre giace in un tempio sul mare.

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