Alzheimer, come lo sport può prevenire il decadimento cerebrale

Lo sport come utile alleato per la prevenzione di decadimento cerebrale e Alzheimer. Il contributo della dottoressa Roberta Bernardi del Centro clinico Creativamente.
Lo sport come utile alleato per la prevenzione di decadimento cerebrale e Alzheimer. Il contributo della dottoressa Roberta Bernardi del Centro clinico Creativamente.
La prevenzione del decadimento cerebrale e delle malattia connesse, come l’Alzheimer, parte da un corretto stile di vita che comprende anche l’attività sportiva. Lo sottolinea la dottoressa Roberta Bernardi del Centro clinico Creativamente: “Lo sport è molto utile come forma di prevenzione, associato a un corretto stile di vita che consenta di conservare il fisico sano, evitando anche di fumare e mantenendosi attivi, così come è importante ‘allenare’ il cervello, quindi attraverso le letture o in generale quello che stimola l’attività cerebrale”.
Oltre alla prevenzione, inoltre, l’attività fisica è indicata anche per le persone anziane affette da decadimento cerebrale: “Lo sport, naturalmente alla corretta intensità, aiuta a mantenere attivi i pazienti e ossigena i tessuti cerebrali, mantenendo efficienti i tessuti neuronali. Benefici si ottengono anche per quanto riguarda l’attività cardiocircolatoria che sostiene a 360 gradi sia l’aspetto fisico che cognitivo. Associato agli esercizi cognitivi, questo tipo di attività aiuta a rallentare gli effetti della patologia”.
Nello specifico, “gli effetti benefici dell’esercizio fisico sul sistema nervoso includono un aumento del flusso sanguigno dal cervello all’ippocampo, cioè quell’area cerebrale fondamentale per i processi di memoria, con un conseguente accrescimento delle dimensioni di quest’area. Si è visto anche che l’attività motoria costante e di tipo aerobico riduce lo stress ossidativo cronico, fattore alla base delle principali patologie neurodegenerative; permette, inoltre, la sintesi di neurotrasmettitori come la dopamina, coinvolta nel movimento, nella memoria e nella sensazione del piacere”.
“Il tennis, in particolare – aggiunge la dottoressa Bernardi – è utile sia per l’attività manipolativa, legata alla gestione della racchetta, sia quella oculare, con il coordinamento degli occhi che seguono la pallina”.
Insomma, lo sport “sostiene le attività motorie, contrasta l’invecchiamento cerebrale e cellulare, consolida l’equilibrio e soprattutto favorisce i legami sociali, evitando quel senso di isolamento e chiusura spesso riscontrato nei pazienti affetti da demenze senili”.
“Assicurare un supporto ottimale al malato non è mai facile, perché il progressivo declino cognitivo, con il tempo determina una condizione di seria invalidità, nella maggior parte dei casi complicata da disturbi comportamentali che possono rendere particolarmente problematica e frustrante l’interazione con il paziente. Praticare sport, soprattutto all’aria aperta, aiuta i nostri pazienti, ma soprattutto sostiene emotivamente anche i familiari che li assistono”.
