Alzheimer e impegno sociale

Alzheimer, l’ospedale San Salvatore in prima linea

L'AQUILA - Ospedale San Salvatore e i trattamenti contro l'Alzheimer. Le interviste al dottor Rocco Totaro e alla dottoressa Patrizia Sucapane.

L’AQUILA – Ospedale San Salvatore e i trattamenti contro l’Alzheimer. Ce ne parlano il dottor Rocco Totaro, primario facente funzioni di Neurologia e la dottoressa Patrizia Sucapane, responsabile CDCD.

Il reparto di Neurologia diretto dal dottor Rocco Totaro in prima linea per rallentare il decadimento cognitivo e gli effetti dell’Alzheimer, grazie a un reparto dotato di grandi professionalità e attrezzature d’avanguardia. Per un’azione efficace a rallentare i sintomi della malattia, importantissimo è intervenire in tempi brevi. “Tra i primi segnali da non sottovalutare – spiega infatti il dottor Totaro – ci sono il cambiamento del carattere e della personalità, difficoltà a svolgere più attività, disturbi della memoria con mancanza di recupero delle informazioni, semplificazione del linguaggio e depressione del tono dell’umore”.
A quel punto è importante effettuare “una visita presso il CDCD e successivamente la valutazione neuropsicologica delle funzioni cognitive per valutare il profilo e la gravità delle funzioni compromesse. Successivamente una valutazione strumentale con TC encefalo o RM encefalo in relazione all’età del paziente, ed EEG. In casi selezionati quali più giovani o esordio atipico è opportuno eseguire esami particolari, cosiddetti di II livello, quali PET FDG, PET amiloide, esami del liquor”.
Sarà il medico di medicina generale o altro specialista ad avviare il paziente, con specifico codice, al Centro per i Disturbi Cognitivi e le Demenze (CDCD), di cui la dottoressa Patrizia Sucapane è responsabile per il San Salvatore.
“Presso il CDCD del reparto di Neurologia e Stroke Unit – prosegue il dottor Totaro – i pazienti vengono presi in carico e avviati all’iter diagnostico mediante la valutazione neuropsicologica e strumentale. Sono previsti percorsi differenziati in base all’età’ di esordio e al grado di gravità di malattia”.
Quindi si passa ai trattamenti che comprendono “interventi farmacologici e non farmacologici da utilizzare in sinergia. I farmaci utilizzati non arrestano la malattia, ma migliorano le prestazioni cognitive e rallentano la progressione di malattia; gli interventi non farmacologici comprendono una serie di interventi diretti a stimolare la neuroplasticità e comprendono adeguato stile di vita (alimentazione, controllo dei fattori di rischio e attività fisica e sociale), tecniche di stimolazione cognitiva necessarie a mantenere le abilità residue e a sviluppare altre aree che vanno a vicariare le aree perdute e infine l’ultima frontiera del trattamento non farmacologico rappresentato dalla Neuromodulazione. Presso il nostro CDCD si sta utilizzando una nuova procedura di neuromodulazione cerebrale”.
Si tratta del cosiddetto Neurolith, tecnicamente TPS (Stimolazione transcranica a impulsi), che l’ospedale dell’Aquila ha adottato per la prima volta in Italia, insieme all’ospedale di Trieste. “Neurolith – spiega la dottoressa Sucapane – utilizza ultrasuoni ultracorti pulsanti, le cosiddette onde d’urto, che attraversano la teca cranica in modo non invasivo e vanno a stimolare i neuroni della corteccia, modificandone l’attività elettrica e inducendo neuroplasticità stimolando nuove reti neuronali e nuove sinapsi”.
Un trattamento innovativo che sta già dando risultati statisticamente apprezzabili: “Sui 40 pazienti su cui siamo intervenuti sono stati riscontrati miglioramenti significativi sia per quanto riguarda la memoria, che l’attenzione e la partecipazione. Alcuni hanno ricominciato attività che avevano abbandonato, come andare dal parrucchiere o guidare”.
Il nuovo macchinario, naturalmente, non può fare miracoli, da qui l’importanza di una diagnosi tempestiva: “Neurolith può intervenire laddove c’è una riserva cerebrale ancora mantenuta, se il declino cognitivo è in fase avanzata, purtroppo, non può agire, per questo prima si cominciano le cure e meglio è”.
Altra questione, i costi del macchinario utilizzato a L’Aquila a fini di ricerca: “Lo abbiamo acquisito in comodato d’uso, ma sarebbe fondamentale acquistarlo. Serve un investimento importante, spesso non alla portata delle ASL, per cui è fondamentale anche l’attività di raccolta fondi che possa integrare la spesa”.
E se state leggendo questo articolo, significa che avete acquistato il calendario giusto: IlCapoluogo.it scende in campo contro l’Alzheimer al fianco dell’ospedale dell’Aquila proprio con una raccolta fondi, nella speranza che il trattamento innovativo possa diventare una nuova arma a disposizione della ASL per affrontare questa grave malattia nel nostro territorio.

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