Camere con vista

La faticosa corsa a ostacoli di Giorgia Meloni e del suo Governo

Nuovi attacchi nei confronti di Giorgia Meloni, una (faticosa) corsa a ostacoli: sua e del suo Governo. L'editoriale "Camere con vista" di Giuseppe Sanzotta. 

Nuovi attacchi nei confronti di Giorgia Meloni, una (faticosa) corsa a ostacoli: sua e del suo Governo. L’editoriale “Camere con vista” di Giuseppe Sanzotta. 

Che fosse determinata era noto. Coraggiosa anche. Del resto quando decise di mettersi in proprio con un partitino lo fece mettendo in conto l’isolamento e  l’irrilevanza politica. Ora invece guida il governo con un partito di maggioranza nel Paese. Stiamo parlando di Giorgia Meloni, chiamata a fronteggiare un duplice attacco. L’ennesimo: uno politico e uno personale. Quello politico riguarda la legge di bilancio. Si poteva fare di meglio? Sicuramente sì. Come sempre, come ogni anno, opposizione, sindacati e imprenditori sottolineano carenze e negligenze. Lamentano scarsi investimenti, pochi fondi per sanità, scuola, giustizia ecc.
C’è poi l’attacco personale. Ci è abituata. Basti pensare alle polemiche sulla sorella, sul compagno, sul cognato. Già il cognato, il ministro Lollobrigida che ora è sotto attacco per aver fatto aprire le porte alla stazione di Ciampino, un comune non lontano da Roma, a un treno diretto a Salerno e che non aveva in programma alcuna fermata in quella città. C’è chi ha chiesto le dimissioni del ministro (non è la prima volta che arriva questa richiesta), ma sostanzialmente si vuole colpire proprio lei, Giorgia Meloni. Lollobrigida non ci pensa proprio a dimettersi e si è giustificato dicendo che aveva un impegno istituzionale e con quel treno, in forte ritardo, non sarebbe mai arrivato in tempo. Invece con l’auto blu, come è avvenuto, avrebbe tenuto fede all’impegno. Ma l’occasione era ghiotta per fare polemica sulla famiglia Meloni. Famiglia appunto.
La presidente del Consiglio ha (o meglio aveva) un compagno che non poteva restare nell’ombra, in quanto giornalista televisivo che, com’è giusto che sia, ha continuato a fare il proprio lavoro. Ogni sua opinione, discutibile o meno, era esaminata al microscopio della politica, con lo scopo di individuare la pur minima sbavatura per addebitarla non a lui, ma alla sua compagna. Poi ci ha pensato Ricci con ‘Striscia la notizia’ a fare il patatrac. ‘Atteggiamenti molesti verso le donne’, questa poteva essere l’accusa per tirare in ballo la stessa Meloni. In fondo, una costante della sinistra è quella di considerare questo governo maschilista o patriarcale. Cioè il primo governo nella storia d’Italia presieduto da una donna.
Ci ha pensato lei stessa a disinnescare la presunta bomba, annunciando pubblicamente la fine della sua relazione. E pubblicando la sua foto di famiglia con nonna, mamma e figlia. Patriarcale a lei?

Tornando a temi più politici va segnalata una difficoltà a normalizzare la vita politica italiana, con una parte che legittimamente governa e una parte che fa opposizione con la speranza di una rivincita elettorale. In realtà a sinistra, fin dalla campagna elettorale, si è messa in discussione non una politica, ma la legittimità democratica della destra. Anche adesso, nel dibattito parlamentare in Senato, Meloni è stata accusata, in modo singolare, di aver cambiato più volte opinione su fatti sostanziali. Insomma sarebbe stata contro l’euro quando era all’opposizione, mentre ora sarebbe perfettamente integrata nell’Europa che conta. Fa accordi con la Germania di Scholz, ha un ottimo rapporto con Ursula von der Leyen. E questa sarebbe una colpa per chi si dichiara sinceramente europeista? A proposito di coerenza, chi nella politica italiana può dirsi senza macchia?
Sempre ammesso che difendere a oltranza le proprie idee originarie sia una virtù e non invece una ottusa chiusura.

Prendiamo il Pd, votò contro il reddito di cittadinanza e ora, invece, protesta perché è stato tolto. Per non parlare dei 5Stelle. Loro sull’euro volevano fare un referendum. Avevano escluso possibili alleanze e avevano minacciato di aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno. Invece nel palazzo si sono trovati bene. Nella precedente legislatura sono stati al governo con la Lega, poi con il Pd e, nell’ultima parte, con tutti e due insieme. Di Maio andava a incontrare i gilet gialli in Francia, ora è delegato dalla Commissione europea a curare gli interessi comuni nel Golfo. Quel “Mai con il partito di Bibbiano” è un ricordo lontano.

Oggi contro la Meloni si cercano anche altri argomenti come la legge di bilancio. Lo scandalo sarebbero i pochi soldi per la sanità. Giusto.
Se la sanità italiana è ridotta così male, è colpa della politica del governo di questi ultimi 12 mesi? Se mancano medici e infermieri, se ci sono pochi posti letto ecc., non hanno qualche responsabilità anche quanti sono stati al governo per due terzi della precedente legislatura e hanno governato ininterrottamente per 5 anni in quella precedente? Così, per la scuola pubblica che avrebbe bisogno di ulteriori interventi. E l’evasione fiscale è forse nata in quest’ultimo anno? Se il debito pubblico italiano fa paura, le responsabilità non sono antiche? In discussione non è la politica economica recente, ma quella di decenni. Sicuramente si potrebbe, anche oggi, fare meglio, come sempre e come nel passato. L’importante, nel confronto tra maggioranza e opposizione è la legittimazione dell’avversario. E oltre agli ostacoli derivati dal confronto naturale con l’opposizione, Giorgia Meloni ha dovuto superarne anche altri risparmiati ai suoi predecessori, quel contino esame di legittimazione democratica. Attaccandola in Senato, alcuni esponenti dell’opposizione l’hanno accusata di essere diventata europeista. Forse per loro sarebbe stato meglio se avesse preso un’altra strada. Avrebbero avuto qualche ostacolo in più da frapporle.

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