25 novembre, lo speciale

Violenza sulle donne, lo speciale del Capoluogo: perché nessuna sia sola

87 donne uccise da familiari, partner o ex partner da inizio anno, oltre 100 le donne uccise nel 2023. Violenza sulle donne, lo speciale del Capoluogo: l'amore non alza le mani, ma ti prende per mano.

Domani, 25 novembre, la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne. Lo speciale del Capoluogo: l’amore non alza le mani, ma ti prende per mano.

Violenza sulle donne, i numeri di un’emergenza. 87 le donne uccise da familiari, partner o ex partner dall’inizio dell’anno.
Oltre 100 le donne uccise nel 2023: anno che non è ancora terminato. Ma il numero dei femminicidi non scende, al contrario degli omicidi.
La violenza sulle donne, di qualsiasi tipo, è una questione culturale: di cultura della sopraffazione che occorre smantellare e depotenziare prima che altre donne perdano la vita per mano maschile. Lo speciale del Capoluogo dedicato al 25 novembre,Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, condotto da Eleonora Falci: dalla panchina rossa di San Demetrio ne’ Vestini, osservazioni e spunti insieme a Roberta Galeotti, membro del Corecom Abruzzo. Con interviste e approfondimenti per analizzare a 360 gradi questo fenomeno, ma anche come uscire dalla spirale della violenza e come chiedere aiuto: il 1522, il signal4help, i centri antiviolenza. Perché nessuna sia sola.

Credo che siamo di fronte ad un grande cambiamento di cultura all’interno delle famiglie, probabilmente tra 50 anni avremo superato tutto ciò, ma al momento ci siamo dentro. Si tratta di un discorso culturale che nasce, quindi, dentro le famiglie, che si sviluppa nella società e che, purtroppo, a volte dà questi frutti. Oggi si parla di cultura del patriarcato, un concetto che sottintende una solitudine nella quale sono immerse molte donne, una situazione in cui le donne sono molto in svantaggio. Nascono nella propria famiglia, studiano, si formano e, ad un certo punto, si creano una famiglia con chi amano o credono di amare, ma queste persone sono spesso figlie di questa cultura in cui è la donna a dover sacrificarsi e a dover sacrificare il suo lavoro. Troppi uomini, infatti, vivono la convivenza con una donna – e non quella con altri uomini, perché la interpreterebbero come convivenza tra ‘pari’ – proiettando su di lei l’immagine della mamma che deve continuare a prendersi cura di loro e della casa, poi dei figli e così via. Questo è l’aspetto culturale, altro discorso è la violenza.
Il caso recente di Giulia Cecchettin ha sconvolto l’Italia: non si può morire a 22 anni e, ancor di più, non si può morire dalla mano di una persona che dovrebbe amarti. Qui subentra un discorso preciso: c’è da analizzare la capacità di essere violenti. Perché una persona capace di essere violenta lo è con chi è più debole, crea l’occasione per manifestare la sua violenza. Eppure queste persone violente, in qualche modo, devono aver manifestato queste loro caratteristiche, devono aver seminato indizi per strada che il sistema famiglia e il sistema scuola non hanno saputo cogliere”,
l’intervento alla dottoressa Roberta Galeotti e alle dottoresse Roberta D’Avolio e Roberta Cicchetti, rispettivamente PM e Dirigente della Squadra Mobile della Polizia di Stato dell’Aquila.

Il Capoluogo ha raccolto, nel suo speciale, ha ascoltato anche la PM, dottoressa Roberta D’Avolio e la dottoressa Roberta Cicchetti, dirigente della Squadra Mobile dell’Aquila, che ha illustrato ai nostri microfoni l’attività del Camper della Polizia, impegnato nel promuovere la prevenzione contro la violenza di genere.

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