I cinturelli

I Cinturelli, i monoliti della Piana di Navelli

I monoliti scoperti a Navelli nel 1965: comincia in quel momento una storia che ha stimolato la fantasia degli appassionati di misteri, e che intriga gli archeologi nel tentativo di dare una funzione all’insolito manufatto.

I Cinturelli – La rubrica settimanale del Capoluogo, il contributo di Alberto Rapisarda. La voce del vento che bisbiglia tra i pini sembra dare il benvenuto ai visitatori di Bominaco.

Nel 1965, durante i lavori di sbancamento per la costruzione della nuova SS 17 L’Aquila-Pescara, nella valle di Capestra¬no, fu scoperto per caso un monolite che aveva caratteristiche mai rilevate in nessun altro manufatto di pietra. Il macigno era grosso¬lanamente sbozzato, con una faccia spianata sulla quale erano stati realizzati uno scavo a forma di H e una vaschetta circolare collegata alla H da una canalina scavata nella roccia. Il manufatto sembrava la rappresentazione stilizzata di un uomo a braccia aperte. Comincia in quel momento una storia che ha stimolato (e stimola ancora) la fantasia degli appassionati di misteri, e che intriga gli archeologi nel tentativo di dare una funzione all’insolito manufatto.

monoliti piana navelli

Il monolite di Capestrano è stato distrutto da vandali ma altri massi con le stesse caratteristiche sono stati trovati successivamente, distribuiti in modo apparentemente casuale su quello che nel primo millennio a.C. fu il territorio dei Vestini Cismontani. Questo è il primo dato sorprendente: manufatti simili non sono stati finora trovati nelle terre di nessuno dei popoli italici confinanti con i Vestini e nulla di simile è stato segnalato neanche nell’intero bacino del Mediterraneo. Solo ora, grazie ad una ricerca di recente pubblicazione (Alberto Rapisarda, I monolititorchio dell’Abruzzo aquilano e il culto di Ercole, All’Insegna del Giglio editore, 2017) si è riusciti a dare una credibile funzione a queste insolite strutture.
I monoliti individuati e studiati dalla ricerca sono quattordici e di tredici sono ora, per la prima volta, disponibili le foto. L’esame di questo ampio materiale nascosto tra cespugli e sterpaglie, abbandonato ai margini di strade e lungo il percorso del Tratturo Magno ha permesso di ipotizzare che i monoliti erano basi sulle quali fissare strutture amovibili di legno di torchi a leva per pressare uva o frutti zuccherini per produrre bevande alcoliche da destinare prevalentemente ad uso rituale.
Tale uso è suggerito dal ritrovamento di tre monoliti in connessione con luoghi di culto vestini noti lungo il Tratturo Magno e dalla posizione di altri otto trovati in prossimità di antiche chiese cristiane, edifici che venivano normalmente eretti in tutt’Italia utilizzando i resti di antiche strutture pagane.

Il colore degli edifici, la bellezza della ricostruzione post sisma

Il ritrovamento di quattro monoliti durante scavi condotti dalla Soprintendenza Archeologica per l’Abruzzo e dall’Università La Sapienza di Roma, permette di fissare una datazione di massima per questi manufatti. Uno è quello trovato alla base del tempio di Peltuinum (VI-II se. a.C.) gli altri tre erano in ambienti di lavoro di un insediamento romano che, dopo lo scavo, è stato ricoperto dalla rotonda di Cinturelli. I tre manufatti son ora esposti nella corte del Castello Piccolomini di Capestrano. Uno di questi monoliti è un pezzo unico, perché ha due vasche di raccolta. Il fatto che si trovassero in ambienti di lavoro avvalora l’ipotesi che fossero utilizzati come torchi.
Ma a Cinturelli ce n’è un altro sotto gli occhi di tutti e sinora ignorato. E’ deposto sotto la tettoia sul lato destro della chiesa, accanto al pozzo. Il monolite, eroso dal tempo e usato come abbeveratoio, proviene dal vicino tempietto dedicato ad Ercole proprio al margine del tratturo, così come si è fatto per la chiesa. Tutto il territorio attorno a Santa Maria di Cinturelli è disseminato di necropoli a conferma dell’importanza del sito dove il tratturo si biforcava in due bracci.

Questo articolo è stato pubblicato sul periodico I Cinturelli, un progetto editoriale nato nel 2010 da un’idea di Dino Di Vincenzo e Paolo Blasini. I Cinturelli, disponibile online e cartaceo, racconta la storia, la cultura, le tradizioni e le leggende del territorio.

 

I Cinturelli, la voce del vento tra i pini che accoglie i visitatori di Bominaco

 

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