Stefano Pessina, l’ingegnere pescarese che ha conquistato il mondo della farmaceutica

Una “marcia trionfale”, quella dell’ingengnere pescarese Stefano Pessina che lo ha reso, secondo Forbes, tra i Tycoon più ricchi.
Il nome dell’ing. Stefano Pessina, spesso viene agli onori delle cronache più per la crescita straordinaria del suo patrimonio, che lo pone tra gli uomini più ricchi d’Italia e del mondo. In verità questo brillante uomo d’affari, nato a Pescara il 4 giugno del 1941 è da anni cittadino del Principato di Monaco, come tanti italiani, ma di certo ha incarnato una storia esemplare di imprenditore acuto e lungimirante, che ha “letteralmente sposato” il settore della farmaceutica, con la sua stessa famiglia.
Infatti il brillante giovane, dopo gli studi superiori, si iscrisse nei primi anni ’60 al Politecnico di Milano, laureandosi in ingegneria nucleare, ma il suo destino sarà segnato dal settore chimico-farmaceutico, già con la sua azienda familiare, a Napoli, che si trasformò poi nella società “Alleanza Farmaceutica”. L’incontro decisivo per la sua vita umana e professionale arrivò così nei primi anni ’80 quando conobbe Ornella Barra, una giovane farmacista, che diventò inseparabile anche nel lavoro, fondando insieme l’Alleanza Salute Italia, sempre nel campo della distribuzione dei farmaci. Questa diventa un modello replicabile, subito sul mercato francese, fondendo con altre società già attive li, facendo nascere l’Alliance Sante’, per poi passare il canale della Manica sempre con nuove fusioni, come Alliance UniChem.
Una strategia internazionale, tendente a conquistare nuovi mercati, alleandosi con soggetti locali, capace di superare anche i limiti delle concentrazioni, con un approccio che ricorda anche quello messo in campo da un altro imprenditore d’origine sulmonese, Mario Verrocchi, in Australia, con il suo network di centinaia di farmacie in franchising. Una pianificazione coerente e vincente, che ha portato il duo “Pessina-Barra” a concentrare sempre nuove aziende, conquistando maggiori quote di mercato, realizzando grandi economie di scala, arrivando anche in Cina (gruppo Nanjing Pharma), che le hanno rese ipercompetitive, fino al boom di utili del periodo del Covid, coprendo tutti i prodotti per la salute ed il benessere. La “Mossa del Cavallo” era stata a metà del decennio scorso, la costituzione negli Usa della “Walgreens Boots Alliance”, che sempre con le acquisizioni assunse il ruolo di multinazionale leader mondiale nel settore. L’ing. Stefano Pessina ne diventò l’Executive Chairman, con numeri da capogiro: Oltre 21 mila punti vendita nel mondo, con 450 mila dipendenti circa, che riforniscono più di 250mila farmacie, strutture ospedaliere e mediche, attraverso il record di fusioni ed acquisizioni, che risulterebbero migliaia nei decenni trascorsi.
Una “marcia trionfale”, che ha reso Pessina, secondo Forbes tra i Tycoon più ricchi, con un patrimonio in continua crescita, che già supererebbe i 10 miliardi di dollari, a cui aggiungere quelli guadagnati dalla sua compagna di una vita, la Dott.ssa Ornella Barra, che riveste un ruolo primario nelle sue società, come “Chief Operating Officer”, considerata dalla rivista Fortune tra le donne americane più potenti. Tanto è vero che anche nelle foto i coniugi appaiono inseparabili, come in quella celebre alla destra dell’allora Presidente Usa, Donald Trump, con tutti gli imprenditori considerati vicini. In verità Stefano Pessina risulta avere molti contatti in Italia, in particolare con il mondo imprenditoriale, ricevendo dieci anni or sono il riconoscimento dalla Presidenza della Repubblica di Grande Ufficiale dell’Ordine della Stella d’Italia. Questo pur rinunciando l’anno precedente alla cittadinanza Italiana, assumendo quella esclusiva del Principato di Monaco.
Si ricorda ancora la sua secca smentita circa le voci di aver voluto acquisire la società di calcio della sua Pescara, senza ulteriori interessi per la sua città, la più cosmopolita e dinamica dell’Abruzzo, anche con imprenditori di successo internazionale. Una presa d’atto che solleva una riflessione, qui necessariamente solo accennata circa i legami con la nostra terra, che non possono essere solo quelli di nascita e di famiglia, ma in generale richiamati più che dallo “Ius Soli”, allo” Ius Culturae”, come peraltro constatato per altri magnati, in testa l’aquilano Umberto Petricca, che dopo la fortuna accumulata in Venezuela è però voluto tornare nella sua Paganica, da dove era partito negli anni’50, in cerca di futuro, come tanti nostri padri, specie dell’Abruzzo Interno, In più divenendo azionista della storica Banca del Fucino. Cosi i legami ancestrali tendono a riprendere il sopravvento, come nei celebri versi dello scrittore Ignazio Silone, quando rivide la sua amata “Fontamara”, che aveva narrato nel 1933, dall’esilio svizzero, “Ai Piedi del Mandorlo”: “Cos’è la particolare tristezza che prova chiunque torni, dopo anni d’assenza, in una contrada ove già visse a lungo e sosti ad osservarvi…. A quella vista non so’ perché me’ mancato il respiro e ho rallentato il passo…