Omicidio Giulia Cecchettin, prima notte in carcere a Verona per Filippo Turetta

26 novembre 2023 | 11:40
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Omicidio Giulia Cecchettin, prima notte in carcere a Verona per Filippo Turetta

Omicidio Giulia Cecchettin: la prima notte dell’assassino in carcere. La lettera della sorella Elena: “Così grande, così incolmabile il vuoto che la tua assenza lascia dentro di me”

Ha trascorso la prima notte nel carcere di Verona Filippo Turetta, il 22enne accusato dell’omicidio dell’ex fidanzata Giulia Cecchettin, avvenuto l’11 novembre, ed estradato sabato in Italia dalla Germania dove era terminata la sua fuga una settimana fa. Dopo il colloquio di sostegno con uno psichiatra e dopo il primo incontro col suo legale, Giovanni Caruso, Turetta è stato collocato nel reparto infermeria, dove dovrà rimanere per qualche giorno.

Turetta sarà trasferito nella sezione “protetti” Il giovane sarà sottoposto alle valutazioni psicologiche e psichiatriche prima di essere trasferito nella sezione “protetti”, quella per i detenuti per reati a “forte riprovazione sociale” che, a loro tutela, non devono avere contatti con persone in carcere per altre tipologie di reati. Turetta si trova in una cella assieme a un altro detenuto, anche lui in carcere per reati molto gravi e dello stesso genere. E’ sorvegliato a vista dagli agenti di polizia penitenziaria, anche di notte, per evitare gesti autolesionistici. Martedì l’interrogatorio, poi potrà incontrare i genitori. Chi ha avuto modo di vederlo in carcere l’ha descritto come “provato, disorientato”, ma anche assente, rassegnato alla sua condizione, silenzioso.

“Così grande, così incolmabile il vuoto che la tua assenza lascia dentro di me”. Sono le parole che Elena, la sorella di Giulia Cecchettin che ha scritto in una lettera – pubblicata su Instagram – diretta alla sorella. “Così grande la rabbia come il dolore nel realizzare che la tua assenza, la tua morte sono state causate da un individuo con un nome e un cognome. Un individuo che si è sentito autorizzato a portarti via da me. Un individuo che non è stato educato al consenso, al rispetto e alla libertà di scelta”, ha poi aggiunto. Poi l’appello: “Affinché nessuno più debba sentire il vuoto che sento io, il dolore lancinante che nel buio della mia camera sento incessantemente, dobbiamo reagire. Ci deve essere un cambiamento, una rivoluzione culturale, che insegni il rispetto, l’educazione, l’affettività. Che insegni ad accettare i no, che insegni che le donne non sono proprietà di nessuno”.