Teatro comunale L’Aquila, storia di un’incompiuta lunga oltre 14 anni

In fase di verifica e validazione l’ultima tranche dei lavori al Teatro comunale dell’Aquila, recentemente oggetto di polemica per la mancata riapertura a quasi 15 anni dal sisma, dopo le parole dell’attore Leo Gullotta. Qual è la situazione?
La saga del Teatro comunale dell’Aquila, chiuso dal sisma del 2009, si arricchisce di un’altra pagina, inevitabilmente polemica. Si tratta, ormai, di una delle più grandi incompiute della ricostruzione: servono altri 5 milioni di euro per sbloccare il lungo stallo.
Il progetto del Teatro comunale è in fase di verifica e validazione: sono stati necessari alcuni adeguamenti rispetto alle attuali norme tecniche.“Nelle ultime settimane ho avuto due incontri al Ministero per sollecitare la pratica, ma ci stiamo occupando anche degli altri luoghi della cultura“, ha sottolineato il sindaco dell’Aquila, Pierluigi Biondi, al quotidiano Il Messaggero. Precisazioni arrivate in risposta alle parole di Leo Gullottache, a L’Aquila per il suo spettacolo al Ridotto del Teatro comunale, ha detto di essere “arrabbiato più come cittadino che come attore” per l’inagibilità del teatro. Saranno necessari, però, altri 5 milioni per ultimare i lavori del secondo lotto. Due i possibili canali per reperire i fondi: una richiesta al Cipess o lo stanziamento del Ministero dei Beni Culturali.
L’Aquila, in corsa nella candidatura a Capitale italiana della Cultura per il 2026, dopo quasi 15 anni dal sisma non può ancora riabbracciare il suo Teatro comunale. E i recenti intoppi legati alla verifica sismica da ripetere hanno contributo ad allungare ulteriormente i tempi.
Questo ultimo lotto di lavori – dopo gli interventi effettuati che hanno richiesto già una spesa di 10 milioni di euro – richiederanno almeno un anno di tempo: a mancare sono gli interventi di miglioramento sismico, l’impiantistica, le finiture architettoniche, la scenografia e l’arredo.
LA STORIA RECENTE
Sembrano lontani i tempi in cui 50 maestranze al giorno lavoravano per restituire a L’Aquila il suo teatro comunale entro il 2020.
Era l’aprile 2019 e in teatro arrivò Simone Cristicchi – all’epoca Direttore artistico del TSA – per un sopralluogo, accompagnato dal direttore dei lavori, l’architetto Augusto Ciciotti del Segretariato regionale Mibact. Allora, quello del teatro comunale era uno dei cantieri attivi inserito nel più grande cantiere d’Europa, in una L’Aquila che si apprestava a commemorare il decennale dal terremoto, come raccontato da uno speciale curato dall’ANSA.
Il restauro del Teatro Comunale, cominciato nel 2015, ha affrontato un iter travagliato in anni passati per adempimenti procedurali, burocratici e controlli, ma anche per le complessità delle lavorazioni.
“Ora è in una fase avanzata per quanto riguarda il consolidamento murario, l’adeguamento funzionale e il restauro dei decori. Mancano l’impiantistica e gli arredi” aveva raccontato il direttore dei lavori, Ciciotti.
I restauri, come spesso accade, avevano intanto portato alla luce particolari inaspettati: nel foyer sono riemersi l’antico pavimento e intonaci graffiti ottocenteschi sulla volta, che nel passato erano stati occultati e che, nel corso dei lavori, sono stati restaurati. È stata scavata una sala ipogea che verrà usata per le prove. L’impianto del teatro, invece, tornerà alle origini ottocentesche, con i miglioramenti sismici che le tecniche consentono.
Conclusa questa fase di questi primi interventi progettuali, a giugno 2021 è stata presentata l’ultima tranche dell’intervento.
Secondo i programmi, i lavori di ultimazione avrebbero dovuto vedere la luce nel 2022, con l’obiettivo di festeggiare la riapertura nel 2023 (ormai agli sgoccioli), in occasione dei 150 anni dalla sua inaugurazione, avvenuta il 14 maggio 1873, con la messa in scena di “Un ballo in maschera”. Poi, a ottobre 2022, nuovi ostacoli. Federica Zalabra, Segretario regionale ad Interim, aveva firmato la determina per la verifica del progetto, ma alla luce dei rincari di materiali e dei fondi necessari a coprire le spese per la manodopera le risorse a disposizione improvvisamente non bastavano più. Un anno dopo la situazione, quindi, non ha registrato particolari evoluzioni: la speranza è che le frequenti interlocuzioni del primo cittadino con il Ministero a Roma riescano a sortire gli effetti sperati. Per poter riabbracciare un teatro che manca da ormai quasi 15 anni.