I cervi mettono a rischio decine di ettari in Valle Subequana

I danni causati dai cervi non si contano più: il racconto del titolare di un’azienda agricola di 100 ettari, molti dei quali non verranno trebbiati
Cervi scatenati su pascoli e campi: messa a dura prova un’impresa a conduzione familiare che produce cereali e foraggio. Per i danni si attende la perizia dei tecnici, ma in due anni non è arrivato alcun indennizzo.
Raccolti e sementi decimati a causa dei cervi: l’adagio, nel Parco Sirente Velino, continua a riecheggiare. Il racconto dei danni prodotti dalla fauna selvatica viene arricchito da un altro titolare di azienda agricola in Valle Subequanafinita nel mirino degli eleganti mammiferi.
“La nostra è un’impresa a conduzione familiare – spiega l’imprenditore – che si estende per circa 100 ettari, con il 40% degli appezzamenti in zona parco. Produciamo foraggio, patate e cereali, e abbiamo anche animali da pascolo. Negli ultimi 5 anni abbiamo subito costantemente danni dai cervi, così come dai cinghiali, che però si trovano maggiormente nei lotti costieri“. I cervi, dice l’agricoltore, eradicano qualsiasi tipo di cereale, specialmente il farro, “cavando metà della pianta con tutto il seme, cosa che annulla qualsiasi crescita futura. Vanno ghiotti di foraggio, erba medica, e lupinella, che ritroviamo continuamente massacrati. In particolare per la lupinella, una leguminosa che serve anche per ingrassare il terreno: in questo caso, quindi, il danno è duplice“.
A quando la conta dei danni? “Per conoscerne l’entità dobbiamo attendere la stima dell’ente Parco e della Regione, i cui tecnici sono venuti alcuni giorni fa per stendere la perizia. In linea di massima, però, possiamo dire che abbiamo circa 10 ettari di terreno non trebbiati. Abbiamo un terreno di 3 ettari in cui mio zio coltivava solo la lupinella: quest’anno l’abbiamo rimessa, ottenendo a malapena 8 rotoli: prima ne facevamo 45. Ad ogni modo, sono due anni che non riceviamo alcun rimborso per i danni ricevuti, anche se ne abbiamo fatto richiesta“.
Molte aziende, per scoraggiare l’appetito degli animali, hanno aumentato la produzione di farro: questo cereale infatti ha una spiga più difficile da mangiare per i cervidi. Si tratta, però, di un’arma spuntata: “Mi auguro – conclude l’agricoltore – che il piano di contenimento della fauna, in zona Parco, riguardi anche i cervi“.