Rita Innocenzi, dalle prossime elezioni regionali al salario minimo: Serve una politica di prospettiva

La sindacalista della CGIL Rita Innocenzi, componente del coordinamento politico del PD, ospite del nuovo appuntamento di “Grandangolo”.
La sindacalista della CGIL Rita Innocenzi, componente del coordinamento politico del PD, ospite del nuovo appuntamento di “Grandangolo”.
Rita Innocenzi, prossima alla candidatura alle elezioni regionali del 2024, ha già affrontato una campagna elettorale avendo come avversaria la Premier Giorgia Meloni. Com’è stato vivere una simile sfida?
“Sono una persona che si innamora delle cose che fa. È stato emozionante e porto con me il fatto che in alcuni seggi il mio nome stia prima di quello di Giorgia Meloni. Inoltre, è stato bello vedere che molte persone, nei giorni successivi ai risultati, mi chiedessero stupite: ‘Davvero non ce l’hai fatta?’ “.
Parliamo di salario minimo, cavallo di battaglia del centrosinistra.
“La mia è una visione ampia, frutto dell’esperienza maturata negli anni. Devo dire che lo sfruttamento del lavoro non si associa alle imprese che funzionano e che sono competitive. Molte volte si parla del costo del lavoro, ma ciò che serve al sistema delle imprese non riguarda comprimere diritti o salario, serve altro. Servono un sistema di servizi di un certo tipo, infrastrutture di un certo tipo, riduzione del costo dell’energia elettrica e molto altro. E non è un caso se le imprese che vanno bene sono proprio quelle che puntano sul cosiddetto capitale umano, sulle competenze delle persone“, illustra Rita Innocenzi. “Moltissimi sono i lavoratori che hanno votato questo governo. Il discorso relativo al salario minimo parte da un fondamento semplice: bisognerebbe sancire che, al di sotto dei 9 euro all’ora, un lavoro non si può considerare dignitoso. Una norma che servirebbe solo ad evitare lo sfruttamento. Oggi chi lavora rischia di restare povero nonostante lavori. Siamo un paese in cui pur lavorando capita che non si riesca ad arrivare a fine mese. Non è così che questo Paese diventerà migliore né competitivo”.
Dal nazionale al locale. Aree interne, quali sono i problemi più grandi? “Guardandole dall’alto mi accorgerei che il tema non riguarda solo L’Aquila e l’Abruzzo, ma l’intero osso degli Appennini. Sicuramente sono poco popolate, recentemente uno studio ha sottolineato che il 40% delle abitazioni non sono occupate in maniera abituale. Dato che cresce quando si parla di comuni montani o ultraperiferici. In alcuni comuni si attua la politica delle abitazioni a un euro. Iniziative che possono servire fino a un certo punto, ma che sicuramente non bastano. È la politica a dover fare di più. Ci vogliono servizi: una famiglia sceglie se vivere in un’area interna in base ai servizi. Al trasporto pubblico locale efficace, a una rete digitale funzionante, a una sanità territoriale di riferimento, un sistema di istruzione. Sono i servizi a dettare la vita o la morte di un centro montano o periferico”.
Perché nessuna amministrazione, in qualsiasi epoca, è riuscita mai a risolvere questo problema? “La politica dovrebbe ragionare non considerando il proprio tornaconto personale, ma dare risposte a problemi che hanno bisogno di visioni in prospettiva. Ad esempio, sul trasporto pubblico locale, cosa si è fatto? Si è introdotto un trasporto pubblico locale gratuito per alcune fasce di persone o per tutti, per stimolare l’utilizzo del mezzo pubblico? Si è potenziato il servizio pubblico o sono stati assegnati appalti a privati? La condivisione sulle criticità riscontrate c’è, ma un modo di affrontarla efficace no”.
L’intervista integrale a Rita Innocenzi.