L'abruzzo e gli abruzzesi nel mondo

Gli emigranti e i nuovi nomi in America, le origini abruzzesi del regista di Pretty Woman

Gli emigranti abruzzesi che cambiavano nome in terra americana: il regista Garry "Marshall" Masciarelli di Pretty Woman. 

Gli emigranti abruzzesi che cambiavano nome in terra americana: il regista Garry “Marshall” Masciarelli di Pretty Woman.

Uno dei fenomeni peculiari dell’imponente emigrazione negli Stati Uniti di nuovo arrivo, più che in altri Paesi, è stato il cambiamento dei propri cognomi d’origine. Tutto questo veniva registrato nei grandi flussi migratori, tra gli ultimi decenni dell’800 ed i primi del ‘900, fino al 1924, quando la nuova legge Usa impose documenti e controlli più serrati sull’origine dei nuovi arrivati. Fino ad allora si evidenziavano molti più casi di errori nella registrazione dei cognomi, già all’arrivo a New York, ad “Ellis Island”.
Le storie raccolte dagli archivi sono molteplici, con dovizia di dati anagrafici, i particolari somatici ed i vistosi errori nel registrare spesso cognomi particolari o difficili da pronunciare, arrivando così a trascriverli in maniera errata. In verità questo avveniva anche nella terra d’origine, nei piccoli borghi dell’entroterra dell’allora Abruzzi e Molise, con tanti cognomi trascritti male, in cui addirittura fratelli risultavano censiti con cognomi modificati o perfino diversi. In particolare, i vari alberi genealogici risultavano difficili da ricostruire, andando indietro fino al censimento del 1753 nel Regno dei Borboni.

Nella nuova “terra promessa” americana la custodia delle proprie origini non era certo la priorità assoluta per emigranti che spesso volevano dimenticare le proprie povertà e miserie, più che rivendicarle oppure ostentarle. Certamente lo spirito d’adattamento imponeva da subito ai nostri emigranti di adeguarsi al nuovo Paese, con costumi e lingue diversi, superando gli stessi atteggiamenti xenofobi e razzisti verso di loro, apostrofati: “Wop”, “guappi” o “mangia spaghetti”. In un recente numero della rivista “Abruzzo nel Mondo” si è riproposta la storia del giudice della Corte Suprema Usa, Sal Martoche, che ricordava il vero cognome del nonno Salvatore Martocchia, emigrato dal paese di Popoli, in provincia di Pescara. Esistevano però già molti casi in cui si conservava il cognome originale, ma si “americanizzava” solo il nome, con un compromesso meno doloroso per tanti abruzzesi attaccati gelosamente alle proprie famiglie, come i famosi cantanti e musicisti Perry (Pierino) Como, Henry (Enrico) Mancini ed il caso di Dino Crocetti, in arte Dean Martin, conservando il nome e prendendo il cognome del famoso tenore italiano Nino Martini, che tanto ammirava. Così come Alfred Cocozza, che divenne negli Usa un famoso tenore ed attore, con il nome d’arte di Mario Lanza. E il celebre attore, regista e produttore Usa Garry Marshall, noto per aver creato la serie TV “Happy Days” sulla gioventù americana degli anni ’50, dirigendo anche film di successo come “Pretty Woman”, (con J.Roberts e R.Gere), che nel 1990 incassò quasi mezzo miliardo di dollari nel mondo. Egli in realtà all’anagrafe si chiamava G. Masciarelli, figlio di Antonio e nipote di Giuseppe, uno dei tanti emigrati nel “nuovo mondo”, all’inizio del ‘900, dal borgo di San Martino della Marrucina (CH).

Tutti figli diletti della terra abruzzese, da dove erano partiti i loro genitori o nonni – con i pochi risparmi – e si erano imbarcati nella terza classe dei bastimenti, salpati dal porto di Napoli, sia verso il Sud che il Nord America, spesso chiamati da familiari e parenti, già sul posto, che gli garantivano ospitalità e lavoro. Un fenomeno di massa, testimoniato anche dai registri di navigazione di un’agenzia di viaggi abruzzese, che fece arrivare migliaia di corregionali nella città di Philadelphia, nei primi decenni del “Secolo Breve”. Con loro, l’insediamento nelle varie “Little Italy”, delle grandi e piccole città americane, spesso continuando a parlare solo il loro dialetto d’origine, lasciando ai figli la difficile integrazione nelle nuove società, con regole, costumi e lingue diverse. Certamente la cultura italiana, insieme alla lingua, costituisce sempre l’architrave delle politiche d’integrazione, basate più che sullo “Ius Soli”, sulla “Ius Culturae”, come modello interculturale e multilinguista, codificato dalla stessa Costituzione canadese che sembra favorire meglio l’integrazione rispetto al modello assimilatorio del “melting pot” statunitense, che genera ancora elevatissime tensioni razziali, specie con la comunità nera, non solo come fenomeno urbano. In tal senso la riscoperta delle proprie origini – che sarà alla base delTurismo delle Radici” nel 2024 – in molti Paesi si è già avviata da anni, paradossalmente quando le nostre comunità si sono meglio integrate nei Paesi d’ arrivo, conquistando altresì importanti posizioni sul piano sociale ed economico e poi politico-istituzionale, con esponenti di spicco come Nancy Pelosi, Mike Pompeo o Ron De Santis negli Usa o Rita De Santis, Tony Valeri o Filomena Tassi, arrivati fino al governo canadese. Naturalmente tra questi le sensibilità sono risultate più o meno intense, nel rivendicare le proprie origini più come italiani che come abruzzesi, più con i propri cognomi natii, che da quelli acquisiti, specie dopo l’uscita dalle iniziali ristrette comunità, superando la loro “ghettizzazione” e integrandosi maggiormente con le altre etnie. Tutto questo però, quasi inevitabilmente, tende a ridurre i legami con la terra dei propri avi, se questo sentimento non viene nutrito, specie nelle nuove generazioni, con forti valori, relazioni ed interessi reciproci, con le ultime comunità integrate di oriundi, in ogni parte del mondo, da quelle europee a quelle in grande ascesa, dal continente americano a quello australiano. Per quelli che ritornano, restano sempre la nostalgia ed i ricordi personali e di famiglia, spesso accompagnati da sbiadite fotografie in bianco e nero.

“RITORNO DELL’EMIGRANTE”, di Maria Grazia Paola.
“Dopo aver tanto vagato ritorno a te, mia terra. Ho visto lontano mondi nuovi, orizzonti sconfinati, mari immensi, ma non trovai un cielo azzurro più del tuo, né più dolci affetti. Per questo il cuore nel rivederti esulta”.

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