Processo d’appello Rigopiano, tocca alle parti civili

13 dicembre 2023 | 15:22
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Processo d’appello Rigopiano, tocca alle parti civili

Rigopiano, il processo d’appello: tocca alle parti civili. Della Vigna: “Non passi l’idea che non ci siano responsabili”.

Rigopiano, il processo d’appello: tocca alle parti civili. Della Vigna: “Non passi l’idea che non ci siano responsabili”.

Seconda udienza oggi all’Aquila nel processo in Corte d’Appello per la tragedia dell’HotelRigopiano: la parola alle parti civili, tra i ricorrenti in adiuvandum al ricorso della Procura della Repubblica di Pescara.
Tra queste l’avvocato Wania Della Vigna, legale di Silvia Angelozzi, sorella e cognata di Sara Angelozzi e ClaudioBaldini, la coppia di Atri tra le 29 vittime della valanga del 18 gennaio del 2017.
“Non può passare l’idea, come lascia intendere la sentenza di primo grado, che di fronte a tragedie del genere nessuno si assuma le sue responsabilità. Un’idea di ‘Italietta’ – dice l’avvocato Della Vignache mortifica ancora di più. Penso, ancora oggi,all’ultimo messaggio inviato su whatsapp da Sara Angelozzi allasorella, ‘qui è un incubo– scriveva – ci sono 4 metri e mezzodi neve, ma verrà un bob-cat a salvarci‘. Lei confidava nelle
istituzioni, quelle stesse istituzioni che hanno tradito lei eil marito che avrebbero dovuto lasciare l’Hotel il giorno prima,ma sono stati indotti a restare“. 

“L’obiettivo non è tanto quello di sottolineare l’impianto accusatorio, ma rimarcare la carenzadell’impianto motivazionale della sentenza di primo grado“. Lo ha detto Alessandra Guarini, avvocato di parte civile al processo in Corte d’Appello per la tragedia di Rigopiano.
“Questa è una sentenza che io ho definito capovolta – ha spiegato – è una sentenza in cui il giudice ha ragionatoletteralmente al contrario, e se è vero che l’aspirazione allagiustizia è un tratto caratteristico del Diritto, qui il Dirittoè rimasto totalmente incompreso, e quindi noi abbiamo chiestoche questa Corte si pronunciasse, soprattutto rilevando questacensura che abbraccia tutta la sentenza. Il giudice ha sceltol’approccio metodologico sbagliato, e nell’indecisione, nellaconfusione, anziché che condannare tutti ha assolto pressochétutti.”

“Qui si respira un’aria diversa, c’è più predisposizione all’ascolto, ho buone speranze per l’esitodel processo”. Parla così Silvia Angelozzi, sorella di Sara Angelozzi e cognata di Claudio Baldini. “La sentenza di primo grado ci ha lasciato tanto amaro inbocca – ha detto Silvia in un momento di pausa dell’udienza presso l’aula magna del Tribunale a L’Aquila – ma sento che questa volta sia quellabuona e che i giudici possano tenere finalmente conto di quelleche sono le nostre richieste, richieste di giustizia per le 29vittime le cui richieste di aiuto, quei terribili giorni, sonostate del tutto inascoltate da quelle istituzioni che avrebberodovuto garantire per la loro sicurezza.”