Cultura

“Fontamara”, il romanzo di Silone che incanta i giovani di tutte le epoca

Dopo 90 anni Fontamara, il romanzo d'esordio di Ignazio Silone è ancora tra i più amati nel mondo, con decine di traduzioni e di trasposizioni in film e documentari.

Dopo 90 anni “Fontamara” il romanzo d’esordio di Ignazio Silone è ancora tra i più amati nel mondo, con decine di traduzioni e di trasposizioni in film e documentari, l’ultimo trasmesso da Rai 5:”La Voce del Cafone”.

Prima il successo del Docufilm “Il Giovane Silone”, dei registi Gabriele e Saria Cipollitti, prodotto dalla Fondazione “Terzo Pilastro Internazionale” di Roma. E la Città che gli ha dato i natali, nel cuore dell’antica terra marsa, per questo solenne anniversario, non poteva che rendere omaggio alla sua “FONTAMARA”, con il commosso ricordo di tutta la sua comunità, insieme alla premiazione dei giovani siloniani, con il concorso scolastico, aperto agli studenti internazionali.

Il 15 e 16 dicembre 2023 si concluderà così la straordinaria XXVI Ed. del prestigioso “Premio Internazionale IS “, dopo la sua ricca sessione estiva, con questo omaggio al capolavoro del grande scrittore abruzzese, concepito nell’esilio svizzero ed uscito nel 1933 in lingua tedesca, che ebbe una risonanza enorme prima negli ambienti della resistenza europea e poi in tutto il mondo liberato, dal dopoguerra ad oggi. Ora la Città di Pescina onora il suo autore, con l’intero “Parco Letterario IS”, costituito nel 2022, per valorizzare tutto il suo ricco patrimonio storico, culturale ed ambientale, affinché si sviluppi ancor più lo splendido territorio della Valle del Giovenco e dell’intera Marsica, dopo aver conquistato altresì la finale di Capitale della Cultura 2025, ora che il Capoluogo dell’Aquila è in lizza per il 2026. In questa terra millenaria, attorno al bacino del Fucino, Ignazio Silone costruì il suo immaginario borgo, abitato dai suoi amati “cafoni fontamaresi”, che poi sono diventati in tutti i continenti, l’emblema della lotta di riscatto e d’ emancipazione degli “ultimi”, con la definizione dello stesso A.Camus, che con G.Orwell, I.Silone , N.Chiaromonte e L.Sciascia, costituirono il circolo degli intellettuali” disorganici”, attorno alla rivista “Tempo Presente”, fuori dalle varie ideologie imperanti, poi strette dalla contrapposizione tra i blocchi, durata decenni, fino alla caduta del “Muro di Berlino”, nel 1989 ed oltre. Da lì la storia non è stata più la stessa, con un’eterna transizione “post-ideologica”, che fin qui ha prodotto però più instabilità e guerre continue, che un progresso irreversibile, anche nelle democrazie europee, uscite dal tragico secondo conflitto mondiale, con la riconquista delle libertà fondamentali e di una migliore giustizia sociale ed economica.

In tal senso la lezione umana, politica e letteraria di Ignazio Silone è più viva che mai, perché il suo appello per la conquista dei diritti fondamentali dell’uomo, a 75 anni dalla sua proclamazione universale, resta ancora inascoltata in molti Paesi del mondo, accanto alle democrazie incompiute, con le inique giustizie sociali, che hanno ampliato la forbice tra i ricchi ed i poveri del globo, anche nella nostra civilissima Europa. Ad essa lo scrittore abruzzese guardava con la sua prospettiva unitaria, ma federalista, sul modello di quella Confederazione Svizzera che l’aveva accolto, insieme a tanti altri esuli antifascisti, che li vi avevano trovato rifugio, anche malati come lui, curandone il corpo e lo stesso spirito. Tanto si è scritto e discusso su questi quindici anni dell’esilio siloniano tra i sanatori di montagna e le città cosmopolite come Zurigo, che accolse questo spirito “indomito ed incorrotto”, come testimoniato nel 2022, con la visita culturale della Città di Pescina e del suo “Centro Studi IS”, arricchita con la esposizione della splendida mostra: L’ Arte è un Fiore Selvaggio, Ama la Libertà”. In tal senso il capolavoro di Fontamara, insieme agli altri due romanzi “Vino e Pane” ed il “Seme sotto la Neve” del suo esilio svizzero, sono legati tutti da un “filo rosso”, che poi li unisce ai suoi Tre Racconti sull’Emigrazione “L’ Eroe di Porta Pia”, “Le Avventure di Tonio Zappa” ed “Il Viaggio a Parigi” (rieditati con la bella introduzione della Prof.ssa Liliana Biondi). Molti critici fanno risalire proprio a questo periodo cruciale della vita di Ignazio Silone la sua rinascita umana e letteraria, anche grazie alla psicanalisi del grande C. G. Jung, che ne fece emergere la sua straordinaria vena di scrittore, che così rielaborò le sue esperienze, tragedie familiari e politiche, per continuare la lotta, con la storia dei diseredati e sfruttati della sua terra, con i propri ricordi d’infanzia, fino al trauma del terribile sisma del 1915, che decimò la sua famiglia e l’intera Marsica, con oltre trentamila vittime, ma che lo fece incontrare con Don Orione, cambiandogli la vita. Nel suo capolavoro Silone scrive: “A nessuno venga in mente che i fontamaresi parlino l’italiano. La lingua italiana è per noi una lingua imparata a scuola, come possono essere il latino, il francese, l’esperanto. La lingua italiana è per noi una lingua straniera, una lingua morta… “Ed ancora un’altra citazione profetica: “Ma ci sono state guerre che nessuno ha mai capito contro chi fossero. Una guerra è una cosa talmente complicata, che un cafone non può mai capirla. Un cafone vede una piccolissima parte della guerra, per esempio la tessera e questa lo impressiona. Il cittadino vede una parte più larga, le caserme, le fabbriche d’armi. Il Re vede un intero paese. Solo Dio vede tutto”. E poi gli stereotipi messi alla berlina” … L’Italia meridionale è una terra bellissima, in cui i contadini vanno al lavoro cantando cori di gioia, cui rispondono cori di villanelle abbagliare…”. Il grande critico letterario Filippo La Porta, tra l’altro anch’esso d’origine abruzzese, proprio nel suo libro: “Maestri Irregolari”, parla di questo pugno di intellettuali coraggiosi, come Ignazio Silone: “espulsi di fatto dal nostro orizzonte culturale. Tutti accomunati da un particolare legame tra biografia e pensiero. In tutti agisce una passione per la realtà…e pensare irriducibilmente da soli e non cedere alle lusinghe della forza, da sempre alimento della peggiore mentalità politica. Alla loro religiosità senza fede, al loro saggista incurante di convenzioni letterarie”. Sempre il critico ed il giornalista La Porta parla di un Silone che: ” ha smascherato il carattere totalitario del comunismo, ma senza mai arrivare all’anticomunismo aggressivo e fanatico di un Koestler. Perché’ nel ’68 si tendeva a diffidare di lui? Probabilmente perché il suo Umanesimo populista, dai tratti evangelici, dovette sembrarci fiacco, troppo scientifico e spettacolare. Lo scrittore credeva in uno spirito di carità e di fratellanza, che nasce spontaneamente tra gli umili”. E così si ritorna sempre ai tratti siloniani originari, che nascevano dalla sua cara FONTAMARA, anche nei passi di “Uscita di Sicurezza”, il suo vero e proprio testamento spirituale.

“Tutto quello che m’è avvenuto di scrivere e probabilmente tutto quello che ancora scriverò, benché’ io abbia viaggiato e vissuto a lungo all’estero, si riferisce unicamente a quella parte della Contrada, che con lo sguardo si poteva abbracciare dalla casa in cui nacqui…”

A seguire video di “ Il cantautore Gianluca Lalli ha musicato il romanzo “Fontamara” di Ignazio Silone” dal seguente link:

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