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Rigopiano, l’udienza in Appello: si difendono gli unici imputati condannati

20 dicembre 2023 | 15:35
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Rigopiano, l’udienza in Appello: si difendono gli unici imputati condannati

L’ultima udienza in Appello prima della pausa natalizia. Le arringhe degli unici imputati condannati in primo grado.

L’ultima udienza in Appello prima della pausa natalizia. Le arringhe degli unici imputati condannati in primo grado.

Ultima udienza in Corte d’Appello a L’Aquila prima della pausa natalizia, del processo per latragedia di Rigopiano. Questa mattina, al cospetto del Presidente del collegio dei giudici Aldo Manfredi e i presenza dei Pm pescaresi, applicati per l’occasione al Tribunale dell’Aquila, Andrea Papalia e Anna Benigni, ha preso il via la serie di arringhe degli unici imputati condannati in primogrado, in particolare il Dirigente della Provincia l’Ingegner Paolo D’Incecco, assistito dagli avvocati Marco Spagnolo e GianfrancoIadecola.
Quest’ultimo ha chiarito la posizione di D’Incecco precisando che: “abbiamo sostenuto che D’Incecco, alla luce delle sueconoscenze, alla luce del fatto che la Provincia non avevaelaborato piani di emergenza e di previsione, alla luce delfatto che, in base alla riforma, avesse perso le competenze inmateria di Protezione Civile, ma soprattutto alla luce del fattoche non gli fosse arrivato il bollettino Meteomont,non eranelle condizioni di prefigurare un evento di simile portata“.

Si è conclusa con l’arringa dei due legali del sindaco di Farindola Ilario Lacchetta, l’ultimaudienza, prima della pausa natalizia, del Processo in Corted’Appello a L’Aquila per la tragedia di Rigopiano. Per Lacchetta, uno dei 5 unici imputati condannati in primo grado, dei 30 complessivi, i suoi avvocati hanno chiesto l’assoluzione sull’unico punto per il quale è stato condannato a due anni e 8mesi in primo grado, ovvero il mancato sgombero dell’Hotel sullabase del bollettino Meteomont. Per i legali lo stesso bollettino non poteva essere strumento di allarme e previsione e questo sulla base di nuove prove, accolte al 90% dal Collegio dei giudici, in quanto è stato dimostrato che: “nessuno ha mai
predisposto un’ordinanza di sgombero – ha spiegato l’avvocato Cristiana Valentinibasandosi su un semplice bollettinoMeteomont, in assenza di una storicizzazione, o ancor di più diuna carta valanghe che, come sappiamo tutti, in Abruzzo nonesisteva.”
I legali di Lacchetta, Valentini e Manieri, hanno anche chiesto che venisse dichiarato inammissibile il ricorso della Procura diPescara perché: “carente delle caratteristiche che, per legge,dovrebbe avere l’Appello del Pubblico Ministero.” Chiesta l’assoluzione anche per un altro imputato, condannato in primo grado e del quale si è discusso in mattinata nell’aula magna del Tribunale dell’Aquila, il dirigente della Provincia di Pescara, l’ingegnere Paolo D’Incecco: “È un’imputazione che non regge quella a carico del nostro assistito – ha detto l’avvocato Marco Spagnolo, che insieme al suo collega Gianfranco Iadecola ha ribadito l’impossibilità da parte di D’Incecco, alla luce di ua nlunga serie di elementi, di prefigurare un evento come quello di una terribile valanga quel terribile 18 gennaio di 6 anni fa.
In particolare, “sulla questione del mezzo straordinario per la pulizia della Sp 8 da Farindola a Rigopiano, guasto al momento della necessità, la cui sostituzione non avrebbe avuto effetto salvifico, alla luce dei forti ritardi registrati in quei giorni, basti citare – ha spiegato Spagnolo – il caso della
Provincia di Teramo che, di fronte alle stesse esigenze diPescara, ricevette i mezzi sostitutivi dalla Lombardia solonella tarda serata del 18 gennaio,quando tutti sappiamo che latragica valanga si è abbattuta sull’Hotel Rigopiano poco primadelle 17.00 di quello stesso giorno.”