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Le nuove stanze della poesia, “L’annunciazziò a Maria” di Tonino Frattale

21 dicembre 2023 | 17:39
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Le nuove stanze della poesia, “L’annunciazziò a Maria” di Tonino Frattale

L’ultima mirabile opera del poeta Tonino Frattale, la trasposizione in dialetto aquilano del Vangelo, l’annunciazione a Maria in dialetto aquilano, per l’appuntamento con la rubrica di poesia a cura di Valter Marcone.

Passata la festa dell’Immacolata concezione, nell’approssimarsi della festa del Natale di nostro Signore Geù Cristo voglio proporre ai lettori un componimento di Tonino Frattale, recentemente scomparso tratto da “Mitti che Cristu era natu all’Aquila. Ju vangelu aquilanu”, Daimon Edizioni, 2022.

L’ultima mirabile opera del poeta Tonino Frattale, la trasposizione in dialetto aquilano del Vangelo e per di più in quartine di endecasillabi secondo la rigorosa sequenza A, B, A, B. In questo vangelo “frattaliano” e nella precedente Via Crucis, il poeta, in maniera sorprendente, ha saputo adattare il dialetto aquilano a temi che in precedenza non erano mai stati reinterpretato attraverso suoni, parole, frasi appunto dialettali. La “sacralità dell’argomento si fonde con l’aderenza ontologica a una lingua che funge da strumento, da culla e da tabernacolo”.

Luca 1: 26
L’annunciazzio’ a Maria
Maria, come ogni sera, alla mbrunita
pijo’ la brocca e jette alla fondana.
Allo rrentra’ sindi’ ‘na voce strana

e se fermo’ nu pocu ‘ntimorita.
“Mari’ statte contenta” icea la voce
” che tu sci benedetta tra le donne”.
“Ma tu chi sci, non saccio a chi responne!

Ma che sta a chiama’ a mmi?Bbuscìa la croce!”
Se ne rrentro’ alla casa colla scusa
de ji a voteca’ l’acqua ma tremea.
Era ‘na quatranetta e non capea

quello che stea a succete e stea cunfusa.
Se mettette a fila’ de malavoja.
Ma j’angelu parlette all’assacresa
e essa, che già stea nu pocu tesa,

recomenzo’ a trema’ come ‘na foja.
“Pure se non sci stata mai co’ n’ome
e se sci casta e pura come ‘n giju
tu, Maria me, cungipirai nu fiju

ma non m’addomanna’ pecchè e pe’ come.
Cuscì ha vulutu Ddio j’onnipotente
che fra tante quatrane t’ha scapata
e tu te ta sindi’ chiù che onorata

pure se mò non ci capisci gnente.”
“Ma come Angelu me, ma sci sicuru?
Pecchè fra tutte quante propriu io?
Oh scura mi , que ji so’ fattu a Ddio

che me ta combromette ju futuru?
Ji ero la sposetta chiù filice.
Che angustia che m’ha missu endr’aju pettu.
Quij’ome me portea tantu rispettu

e de ssu fattu, mò, chisà que dice.”
“Non t’angustia’ Mari’, ji vajo ‘n sognu
e spieco tuttu a quiju brau cristianu.
Lo saccio che te pare tandu stranu

ma mò è Ddio stessu che ne te’ bisognu.
Ssu Fiju sandu dej’Onnipotente
se chiamera’ Gisù, ju Sarvatore.
Verrà aju munnu pe’ porta’ l’amore

e laverà i peccati della gente.”
“Che tenga di’ “se rassegno’ Maria
“se cuscì vole ju Spiritu sandu
e quissu fiju saperra’ fa tantu
scia fattu come vole assignuria”.

Una lunga poesia che racconta quando scrive l’evangelista Luca 2,26 Nel sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, 27 a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. 28 Entrando da lei, disse: “Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te”. 29 A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. 30 L’angelo le disse: “Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. 31 Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. 32 Sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre 33 e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine”.
34 Allora Maria disse all’angelo: “Come è possibile? Non conosco uomo». 35 Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. 36 Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: 37 nulla è impossibile a Dio”. 38 Allora Maria disse: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto“. E l’angelo partì da lei.
Una poesia che non “traduce” quanto scrive l’evangelista ma restituisce al lettore quello che Tonino Frattale ha fatto proprio di questo brano. Una sublimazione e una evocazione, una fascinazione e un recupero di un substrato culturale che anima tutte le composizioni di Tonino Frattale che attraverso il dialetto aquilano riesce ad esprimere non solo se stesso ma un intero mondo. Ricordo al lettore che recentemente nella sede dell’Ance ( Associazione nazionale costruttori edili ) di L’Aquila è stato commemorato Tonino Frattale, con un evento organizzato dall’associazione culturale “L’Aquila Incontra”. Il Presidente dell’Ance Giovanni Frattale , tra l’altro cugino di Tonino, nel fare gli onori di casa , dopo aver ricordato alcune esperienze giovanili comuni ha proposto in quell’occasione che la figura di Tonino Frattale venga ricordata ogni anno attraverso l’istituzione di un premio. Che sosterrà personalmente insieme alla sua famiglia .Un premio dedicato alla poesia dialettale riservato ai giovani. Sono intervenuti, poi, Alessandra Prospero, della Daimon Edizioni, Maria Scarsella, Valter Marcone, Fabrizia Aquilio, presidente dell’associazione “L’Aquila Incontra”. L’evento è stato moderato da Claudio Robimarga.

Come ho già scritto in altra sede: “Un evento, quello di giovedì 23 novembre che ha voluto ricordare la persona e l’opera di Tonino Frattale ma in cui , soprattutto, è stata ricordata la sua capacità comunicativa e creativa, assieme alla sua grande umanità . Una dote specialissima che gli ha permesso di trasmettere attraverso i suoi versi in dialetto aquilano un mondo valoriale e non solo. Un mondo nel quale Tonino credeva completamente perchè era parte della sua formazione e linfa per le relazioni che coltivava in modo particolare. Perchè attraverso l’incontro con gli altri ,trasposto nei suoi versi, la sua sensibilità umana e artistica riusciva a costruire e ricostruire una memoria collettiva , una biografia collettiva”. 
Dunque ecco allora l’Annunciazione a Maria nella festa dell’Immacolata appena trascorsa e in attesa della Festa del Natale.