Il caso

Strada dei Parchi, gestione A24 e A25 fino al 2032: una storia lunga oltre 100 cause

Un maxi contenzioso miliardario alla base della decisione del Governo di riassegnare a Strada dei Parchi la gestione di A24 e A25. Due anni di concessione in più nell'accordo.

Un maxi contenzioso legale di oltre 100 cause alla base della decisione del Governo di riassegnare a Strada dei Parchi la gestione di A24 e A25. Due anni di concessione in più nell’accordo.

È iniziato tutto il 7 luglio 2022, quando l’allora governo Draghi, appoggiato da M5S, Lega, Forza Italia e PD, aveva revocato la concessione di Strada dei Parchi, in scadenza nel 2030, per la gestione delle autostrade A24 e A25, per quelle che erano state definite “gravi inadempienze”. La gestione era quindi passata ad ANAS. Il maxi contenzioso, costituito da oltre 100 cause, era però già iniziato nel 2018, dopo il crollo del Ponte Morandi a Genova. Al governo, prima di Draghi, Giuseppe Conte, che con il Milleproroghe approvò il famigerato articolo 35 che avrebbe dovuto rendere meno costose e complicate le revoche delle concessioni. Proprio in questo contesto inizia la lunga vicenda legata a Strada dei Parchi. Applicando infatti quel già contestato articolo, infatti, a poche settimane dalle dimissioni, il governo Draghi revocò la gestione al Gruppo Toto, che però impugnò il provvedimento che finì sul tavolo di diversi Tribunali, da L’Aquila a Pescara e Teramo, passando per il TAR Lazio e infine il Tribunale di Roma.
Nei ricorsi presentati, la società rigettava l’accusa di gravi inadempienze su cui si basava il provvedimento. Dopo i ricorsi al TAR, con l’ultimo rinvio alla Corte Costituzionale sulla legittimità della decisione del Governo Draghi, i procedimenti presso i tribunali ordinari. Per quanto riguarda il processo con rito abbreviato al Tribunale dell’Aquila, a marzo 2023 il GUP Guendalina Buccella ha assolto con formula SdP, accusata in quel caso dell’ammaloramento dei viadotti. A giugno dello stesso anno, l’assoluzione per le contestate mancate manutenzione da parte del Tribunale di Teramo. “La nuova e ulteriore assoluzione – aveva sottolineato in una nota il SdP, che a quel punto chiedeva con maggior forza l’annullamento della revoca – è di grande rilevanza sia perché rappresenta motivo di rassicurazione per tutti gli utenti delle tratte autostradali interessate, sia perché tale esito dei procedimenti penali intentati nei confronti di Strada dei Parchi e dei suoi amministratori smonta in modo incontrovertibile e in via definitiva le ragioni, infondate, che furono poste alla base del provvedimento (D.L. n. 85/2022) con cui il Governo precedente ha disposto la revoca in danno della Concessione. Infatti, quella norma, mai applicata in altre circostanze pur di fronte ad effettivi accadimenti con gravi conseguenze, si fondava sostanzialmente sulla contestazione che la Concessionaria non avrebbe eseguito la dovuta manutenzione ordinaria dei viadotti autostradali, in termini corrispondenti alle ipotesi di reato oggetto dei procedimenti giudiziari avviati dalle Procure presso i Tribunali abruzzesi”. Quindi la richiesta: “Alla luce delle esemplari sentenze dei Tribunali abruzzesi, occorre che l’onorabilità che i Tribunali ci hanno restituito trovi rapidamente corrispondenza nei fatti, prendendo atto delle decisioni della Magistratura e ponendo fine e rimedio ai gravissimi danni economici e reputazionali già incolpevolmente subiti dalla nostra Società”.
La palla è quindi passata al Tribunale di Roma, presso il quale è stato formalizzato l’indennizzo da 1,2 miliardi previsto da un decreto interministeriale, a firma del Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini e del Ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti, accolto con favore da Sdp, che allo stesso tempo avvisava che “resta dunque impregiudicato il diritto per SdP di agire per ottenere il pagamento delle maggiori somme previste nel piano a titolo di indennizzo, per l’ammontare complessivo di 2,3 miliardi”.
Insomma, a suon di indennizzi, la revoca della concessione è costata caro allo Stato e rischiava di costare ancora di più. A nulla sono infatti valsi i controricorsi del MIT sulle provvisionali, prontamente respinti dallo stesso Tribunale di Roma. Da lì il convincimento che evidentemente con il muro contro muro il governo avrebbe continuato a perdere in sede giudiziaria, rischiando perdite ancor più clamorose, e quindi l’emendamento che dal primo gennaio 2024 riconsegna la gestione di A24 e A25 a Strada dei Parchi. L’ufficialità è stata sancita con l’approvazione, da parte del Senato, del Dl Anticipi in seno al quale è stato inserito l’emendamento firmato dalla maggioranza di centrodestra che reintegra la Spa del gruppo industriale abruzzese Toto. Tra le altre cose, l’accordo, che allunga la concessione al 2032, azzera il maxi contenzioso legale cominciato nel 2018 dopo il crollo del Ponte Morandi a Genova, costituito da oltre 100 cause. Il Governo verserà nelle casse di Strada dei Parchi una provvisionale di 500 milioni di euro (una nel 2023 e una nel 2024), decisa dal tribunale di Roma: inoltre, è prevista la compensazione del debito con Anas, stimato in 800 milioni. Il Governo risparmierebbe così oltre un miliardo di euro: infatti, dovrà versare la provvisionale di 500 milioni in due rate, una nel 2024 e una nel 2025, con ulteriori circa 800 milioni di euro compensati, costituiti dal debito di Sdp nei confronti di Anas. La buona notizia è che nell’intesa è previsto il blocco della tariffa fino al 2032 ai valori del 2017 e il nuovo piano economico finanziario (Pef).

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