Abruzzesi nel mondo

L’alfabeto dell’emigrazione abruzzese in America

Da Sante Auriti ad Alfred Zampa: la storia dell'emigrazione abruzzese in America.

Il compito di tracciare un profilo più completo dell’emigrazione abruzzese nella “LAMERICA”, a cavallo di due secoli, con il tumultuoso esodo degli arrivi, risulta sempre arduo. Tutte le tracce lasciate negli archivi del “Library of Congress” nella Capitale, consentono in centinaia di immagini di ripercorrere quella che è stata definita “l’epopea degli emigranti italiani” negli Stati Uniti. In essa riemergono i volti segnati dei nostri minatori, sterratori, operai e scalpellini, che arrivarono nel “Nuovo Mondo”, spesso presentato come un “Paradiso Terrestre” ma poi rivelatosi un inferno in terra, con lo sfruttamento dei caporali e di salari da fame e baracche malsane come alloggi, come le “case in pietra” lasciate vuote nei borghi montani abruzzesi.

Per questo abbiamo immaginato di ricordare coloro che che si sono affermati dopo, con il duro lavoro e lo studio, per emanciparsi da questo destino, con la prima e l’ultima lettera del nostro alfabeto. Sono due abruzzesi illustri distintisi sulle due coste dell’Oceano Atlantico e di quello del Pacifico, partendo da New York, con la figura di Sante Auriti. Un personaggio conosciutissimo con l’appellativo de “The Piano Man”, che nella musica americana e stato attribuito al grande cantautore Billy Joel, famoso proprio per il suo virtuosismo con il pianoforte. Ma il nostro li costruisce prima di accordarli ed il suo nome è Sante Auriti, celebre artigiano della “Grande Mela”, la cui famiglia era originaria di Orsogna, in provincia di Chieti. Prima emigrante in Germania per alcuni anni poi Sante cede al richiamo della sua fidanzata e sbarca nel 1979 nella grande metropoli Usa, trovando lavoro, come generico e poi come specializzato, che in decenni lo ha portato come icona dei famosi pianoforti “Steinway&Sons”, il cui costo può arrivare a centinaia di migliaia di dollari, nelle serie più esclusive come il “Luigi XV”, venduto all’élite dei pianisti nel mondo. Tante interviste, ai media americani, quando Auriti fu messo letteralmente “in vetrina”, lungo la famosissima 57^strada, mentre intagliava il legno dei suoi famosi pianoforti. Un lavoro prima e poi un’arte acquisita in decenni di selezione dei legnami, che hanno portato Sante a divenire famoso anche nel nostro Paese, come colui che ha ottenuto un grande successo, nella patria del capitalismo più competitivo e selettivo, dove il lavoro si conquista in un giorno, ma si può perderlo in un altro. Un esempio, quello di Auriti del grande spirito d’adattamento e di apprendimento dei nostri emigranti di Orsogna, a cui tutti restano legatissimi negli affetti e nei ricordi di famiglia, curati amorevolmente dalla storica della sua comunità nello Stato di New York, che resta la Prof.ssa Maria Fosco. La storia di Alfred Zampa, sull’altra costa del Pacifico è ancor più leggendaria, per questo emigrante che nacque in California, a Selby il 12 marzo del 1905, da una famiglia di ben cinque figli, con il padre Emilio, che era arrivato in America all’inizio del ‘900, da Ortucchio, un paese della Marsica orientale.

Gli studi locali, fino al diploma, la sciarono subito il passo all’esigenza di iniziare a lavorare, proprio nel settore delle costruzioni, tra le più pericolose in assoluto, quelle dei ponti, si scrisse con “il diavolo e gli angeli”. A tanti di questi ponti californiani Zampa diede il suo contributo come grande pioniere nella costruzione a mano di opere imponenti, con una continua lotta per la sopravvivenza, di fronte alle altissime percentuali di vittime sul lavoro, che si registravano ogni giorno. Da quelle tristi esperienze Al Zampa maturò una profonda coscienza sindacale, favorendo le battaglie per introdurre le prime misure di protezione, con gli elmetti per le maestranze, specie dopo che lui stesso rimase vittima di un incidente alla schiena.

Un attivismo innato, che lo portò anche durante la sua convalescenza, a vigilare sulla costruzione dei suoi famosi ponti, anche quando gli stessi figli Gene e Dick, iniziarono a lavorare su di essi, alla fine degli anni ’50. Una dinastia familiare, che ha continuato nel campo, altresì con i suoi tre nipoti, restando sempre come super esperto, riassumendo la sua filosofia dei “lavori in aria cosi”: “Per fare il lavoro sui ponti, devi avere il passo sicuro come una capra di montagna, agile come un gatto e capace di arrampicarsi come una scimmia”. Un personaggio vero quello di Al Zampa, che diventa “The Ace” nella opera teatrale di Isabella Maynard, descrivendo la sua come “la storia di eroismo, rischio e riconoscimento di un operaio del ferro sul Golden Gate Bridge”. La celebrazione e la stessa intitolazione del ponte fu accompagnata dalla memoria dei tanti “proclami, dichiarazioni e risoluzioni presentati a Zampa nel corso degli anni da varie organizzazioni e da politici democratici, a cui lui si sentiva legato per le sue battaglie sindacali e sul lavoro. Tutto questo fino alla sua morte, avvenuta a ben 95 anni nel 2000, passando alla storia come un “costruttore di ponti”, in una professione in cui eccelleva e di cui resterà sempre orgoglioso, come la passione di una vita intera, insieme alla sua grande famiglia ed ai tanti amici, per i quali restava sempre “The Ace”, l’Asso. Lo stesso Comune di Ortucchio(AQ), da cui era partito il padre Emilio, in suo onore gli ha intitolato la piazza Alfredo Zampa.

 

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