Cultura

Tutti i Santi giorni, 24 dicembre: si ricorda San Giacobbe

San Giacobbe per la rubrica "Tutti i Santi giorni" del 24 dicembre.

San Giacobbe per la rubrica “Tutti i Santi giorni” del 24 dicembre.

Il 24 dicembre si ricorda San Giacobbe. Secondo la Genesi (Gen 25,26) San Giacobbe è il figlio di Isacco e di Rebecca, da cui si fanno discendere le 12 tribù di Israele. Il nome deriva da “ageb” cioè “tallone, calcagno”, in particolare “afferrare per il calcagno o soppiantare”, appellativo che gli fu imposto perché al momento del parto, egli teneva con la mano il calcagno del fratello gemello Esaù, nato per primo e quindi destinatario del diritto di primogenitura. I suoi genitori furono il patriarca Isacco e Rebecca, la quale essendo sterile, in virtù delle preghiere rivolte a Dio dal marito, in età avanzata rimase incinta di due gemelli; i due, già nel grembo materno, si urtavano, quasi a presagire le lotte fraterne che sarebbero accadute dopo la loro nascita nella Terra di Canaan. Si legge nella Genesi (Gen 25-35) che Giacobbe riuscì ad ottenere i diritti di primogenitura dal fratello Esaù in cambio di un piatto di lenticchie, in un momento in cui era stanco e affamato. Il padre, vecchio e ammalato, volle impartire la benedizione dei patriarchi al primogenito, così Giacobbe approfittando della momentanea assenza di Esaù dal villaggio e su suggerimento della madre Rebecca, indossò una pelliccia di animale, in modo da poter passare per il fratello, che era molto villoso; Isacco ormai quasi cieco non si accorse dell’inganno e impartì la benedizione a Giacobbe, credendolo appunto Esaù. Poiché la benedizione una volta data non poteva essere ritirata, l’usurpato si propose di uccidere l’usurpatore per vendetta. Per metterlo in salvo Rebecca inviò Giacobbe presso suo padre Betel e suo fratello Labano nella Terra di Paddan-Aram, desiderosa anche di trovargli una moglie nella cerchia dei suoi parenti, secondo la legge della endogamia, che prescriveva di non sposare donne di altre tribù al fine di preservare la discendenza del proprio clan. Così San Giacobbe partì; durante il viaggio, nei pressi di una località allora chiamata Luz, l’uomo sostò e, presa una pietra, vi poggiò sopra il capo e si addormentò. Nel sonno vide una scala che in basso poggiava sulla terra e in alto toccava il cielo, sulla quale salivano e scendevano angeli; nel frattempo Dio dalla sommità, gli predicesse che la sua discendenza sarebbe stata numerosa come la polvere della terra e che lo avrebbe tenuto sempre sotto la sua protezione; Giacobbe fece voto di riconoscerlo sempre come suo Dio e di ritornare in quel luogo per trasformarlo in santuario. Giunto da Labano, il Santo si innamorò della cugina Rachele e la chiese in sposa a suo zio che acconsentì a patto che il giovane lavorasse per lui come pastore per sette anni, in modo da poterla riscattare, secondo l’uso allora in vigore in quelle terre. Trascorso il tempo stabilito, però, lo zio, nell’oscurità della notte, fece introdurre nella tenda dello sposo non Rachele, ma la figlia maggiore Lia tutta velata, la quale era ancora nubile. Il mattino seguente, scoperto l’inganno, Labano giustificò la sua azione a Giacobbe dicendo che era usanza di sposare prima la figlia maggiore, ma che, dopo la settimana nuziale, gli avrebbe concesso anche l’amata. Il testo biblico prosegue narrando le tensioni causate da questa unione poligama, anche perché Lia diede a Giacobbe quattro figli – Ruben, Simeone, Levi e Giuda – mentre Rachele era sterile. Così la donna ricorse alla possibilità di generare per interposta persona, offrendo a Giacobbe la propria schiava Bila affinché potesse avere un figlio tramite di lei; nacquero così Dan e Neftali, poi dalla schiava di Lia, Zilpa, Gad e Aser; da Lia ancora Issacar, Zabulon e una figlia Dina. Si legge nella Genesi che Dio allora ascoltò le preghiere di Rachele e la rese feconda: ella partorì un figlio chiamato Giuseppe. Trascorsi venti anni, Giacobbe decise di fare ritorno a Canaan sua terra d’origine, sperando di ottenere il perdono del fratello Esaù. Questi gli andò incontro con quattrocento uomini; lo spaventato Giacobbe, che però confidava nell’aiuto di Dio, inviò davanti a sé a scaglioni delle greggi di capre, pecore, cammelle, giovenche, asini e torelli, affinché tali doni potessero placare la prevista ira del fratello. Durante la notte un angelo affrontò il patriarca e lottò con lui fino all’alba, cambiandogli poi il nome in Israele, poiché aveva combattuto con Dio e gli uomini e aveva vinto. All’alba comparve all’orizzonte Esaù con il suo numeroso seguito e Giacobbe gli andò incontro prostrandosi a terra per sette volte; il fratello lo abbracciò e fra le lacrime si rappacificarono. Giacobbe è presente in altri passi biblici e in particolare nelle storie di Giuseppe, figlio che poté riabbracciare in Egitto dopo averlo creduto morto e presso il quale morì all’età di 130 anni. Fu sepolto secondo la sua volontà nella grotta di Makpela in Canaan, diventata il luogo di sepoltura dei suoi avi Abramo, Sara, Isacco, Rebecca e anche della sua prima moglie Lia.

Secondo l’iconografia tradizionale, San Giacobbe è ritratto negli episodi più salienti della sua lunga vita. Spesso gli artisti hanno realizzato opere con il Sogno di Giacobbe, raffigurandolo dormiente e con alle spalle una scala di luce che va verso il cielo, attraversata dagli angeli. Ricorre anche il tema della benedizione di Isacco, con l’anziano patriarca sdraiato su di un letto e il braccio appoggiato su di un bracciolo in atto di benedire con la sua mano destra il giovane Giacobbe inginocchiato su un gradino di una scala; spesso nella scena compare anche Rebecca, in piedi. Altro contesto narrato in pittura è l’incontro e la riconciliazione con Esaù; infine, ormai vecchio, il Santo compare anche nel racconto per immagini della vita di Giuseppe.

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