Camere con vista

Meloni non parla, Renzi stuzzica Conte: a mettere pace ci penserà Mattarella

L'influenza blocca il discorso di fine anno di Meloni, impazzano le polemiche dopo la pubblicazione degli stipendi dei parlamentari. L'editoriale di Giuseppe Sanzotta nel suo "Camere con vista"

C’era attesa per la tradizionale conferenza stampa di fine anno di Giorgia Meloni, prevista per il 22 dicembre, rinviata al 28 e poi rinviata ancora al 4 gennaio.

Due rinvii, senza precedenti, che hanno creato sospetti: parlare di Mes e patto di stabilità può creare problemi alla maggioranza. Forza Italia sul voto in Parlamento si è astenuta. Il ministro Giorgetti fa capire che avrebbe votato a favore prendendo le distanze dal suo capo Salvini. Inoltre parte della stampa italiana (soprattutto della sinistra) oltre a puntare sulle divisioni nella maggioranza ( ma anche l’opposizione è divisa) avrebbe richiamato l’attenzione sulla cosiddetta legge bavaglio, la norma che eviterebbe di pubblicare alcuni atti giudiziari prima del processo. Giustizia, economia e l’Europa . sono temi che sarebbero stati proposti al presidente del Consiglio.

Il secondo rinvio della conferenza stampa ha scatenato i cattivi pensieri di qualcuno: la premier si sottrae al confronto. Così stavolta palazzo Chigi, per tacitare l’esercito in servizio permanente dei complottisti, ha dovuto diramare quasi un bollettino medico svelando, rinunciando a qualsiasi privacy, il malanno di cui soffre Meloni, un malanno che la costringe a restare al buio per alcuni giorni. Ha un problema di “otoliti” è stato comunicato. Ed è partita la corsa a cercare su google cosa voglia dire. Sta male e tanto basta.

Così pur senza rispondere ad alcuna domanda dovrà essere il Capo dello Stato a dover dare alcune risposte agli italiani nel corso del tradizionale discorso di fine anno. Facile prevedere che parlerà delle guerre in corso, delle scelte italiane, della posizione coerente con quelle della Nato e dell’Europa. E parlare d’Europa è scontato. Non solo per il patto di stabilità, per le politiche comunitarie, per le difficoltà a raggiungere intese. Per la problematica delle nuove richieste di ingresso. Di Europa si parlerà anche perché in primavera si voterà per il rinnovo del Parlamento e di conseguenza della Commissione, cioè del governo dell’Europa. Ci potrebbero essere nuovi equilibri politici.

Inoltre il meccanismo elettorale, proporzionale puro, costringe ogni partito a fare una propria propaganda a cercare di guadagnare voti soprattutto nell’area politica limitrofa. E’ chiaro che Pd e 5Stelle, da possibili alleati si trasformeranno in rivali. La stessa cosa avverrà a destra. Questo può provocare fibrillazioni e polemiche. E’ scontato che Mattarella farà riferimento al prossimo voto e soprattutto al futuro della Ue Così come è scontato che eviterà riferimenti oggetto di polemiche tra i partiti. Anche sul tema Giustizia è difficile immaginare che il Capo dello Stato possa dire cose divisive. Semmai, come capita sovente, ogni parte politica metterà in risalto soprattutto il riferimento che giudica più favorevole al proprio punto di vista.

Nello scenario politico non entrano solo tempi alti. A volte i particolari fanno più notizia. Così scopriamo che un leghista partecipa orgoglioso a un convegno dove si definisce l’idea del ponte sullo stretto, una porcata. Punto di vista. Peccato che Salvini sul ponte ci abbia messo la faccia. E sarebbe curioso vedere la faccia di Salvini se mai gli capiterà di incontrare il ribelle.

Poi c’è chi non si ama da sempre e non perde occasione per manifestare il proprio sentimento. Parliamo di Renzi e Conte. Due galli . Prima nemici, poi alleati e dopo nemici , si sono scambiato dispetti a distanza. Fu Renzi a far pressione sul Pd perché accettasse di sostenere il Conte bis. Fu lo stesso Renzi a decretarne la caduta con le dimissioni dei ministri di Italia Viva. Poi fu Conte a favorire la crisi del governo Draghi che Renzi voleva sostenere a oltranza. E ora? Sono state rese note le dichiarazioni dei redditi dei parlamentari. E , guarda caso ai due estremi ci sono proprio loto: Renzi e Conte. Con oltre tre milioni di reddito il parlamentare più ricco è risultato Renzi: pochi voti, ma tanti soldi. Nella sponda opposta troviamo Conte, l’ex avvocato del popolo, ha denunciato nel 2022 soltanto 24 mila euro. Il più povero. L’ex presidente assicura di avere dei risparmi e di vivere con lo stipendio di parlamentare. Ma Renzi attacca: pago io più tasse in un giorno che Conte in un anno.
La guerra continua. Prova ad inserirsi Calenda diviso tra Renzi e Conte, nel senso che non sa chi tra i due gli stia più sulle scatole. Poi si pensa che tutti e tre dovrebbero essere i leader delle forze che con il Pd della Schlein dovrebbero essere l’opposizione. Cioè l’alternativa alla coalizione di Giorgia Meloni. Ma forse con una opposizione così divisa la premier può pensare a curarsi senza fretta.

Per parlare al paese c’è sempre tempo. Per ora ci penserà Mattarella la notte di Capodanno.

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