Sant’Eugenio da Milano per la rubrica “Tutti i Santi giorni” del 30 dicembre.
Il 30 dicembre si commemora Sant’Eugenio da Milano. Non si hanno informazioni certe circa la figura di Sant’Eugenio. Tuttavia, già nella seconda metà dell’VIII secolo, nella Notitia ecclesiarum urbis Romae, vengono elencati anche i santi venerati a Milano, tra i quali un Sant’Eugenio confessore, ricordato unitamente a due vescovi di Milano, Sant’Eustorgio e San Magno. In alcuni documenti ecclesiastici milanesi dell’XI e XII secolo – come il Kalendarium Ambrosianum ed il Beroldus – e nel più tardo Liber notitiae Sanctorum Mediolani, del sec. XIV, si ricorda al 30 dicembre la deposizione e traslazione di Sant’Eugenio vescovo, nella chiesa di Sant’Eustorgio, nonostante nessun vescovo con questo nome si trovi nella lista dei vescovi di Milano fino al 1922. La sua agiografia si fa risalire a Landolfo Seniore che nella sua Historia Mediolanensis, agli inizi del sec. XII, riporta il testo di un sermone del vescovo Tommaso che lo presenta come un generico transmontanus episcopus, padre spirituale di Carlo Magno. Al Santo viene inoltre attribuito il merito di avere difeso, in un concilio tenutosi a Roma poco dopo la fine del regno longobardo, il rito ambrosiano contro Carlo Magno e Papa Adriano I, che lo volevano abolire in nome dell’unità del mondo cristiano. La leggenda narra che a seguito del suo intervento, i padri riuniti in concilio decisero di porre sull’altare maggiore di San Pietro in Vaticano un libro liturgico ambrosiano ed uno romano, di chiudere le porte della basilica, digiunare e pregare per tre giorni e scegliere, come libro liturgico normativo per tutta la Chiesa, quello dei due che fosse stato trovato aperto. Trascorso il tempo e rientrati in chiesa, entrambi i testi apparvero chiusi, ma, tra lo stupore di tutti, improvvisamente ambedue si aprirono; così si decise di mantenere i due riti. Appare evidente il carattere leggendario del brano di Landolfo, il cui scopo è di difendere le tradizioni milanesi – rito ambrosiano e clerogamia – contro la riforma di Gregorio VII. La narrazione prosegue dicendo che passando per Milano, di ritorno presso la sua sede episcopale, Eugenio fu invitato dal clero e dai maggiorenti della città a trattenervisi per un po’ di tempo, e qui fu colto dalla morte. Successivamente ne fu persa la memoria, rinnovata inseguito a un miracolo operato dal Santo a favore di una donna inferma. La malata chiese di essere trasportata presso il sepolcro ormai dimenticato nella vicina chiesa di Sant’Eustorgio e così si cominciò a celebrarne ogni anno la festa. Nella sala capitolare del convento, è tutt’oggi conservata una statua del XII secolo che lo raffigura, attribuita alla cerchia dei Maestri Campionesi. Il Santo è raffigurato rigidamente di prospetto, con lo sguardo fisso; solleva la mano destra in atto benedicente, mentre reca nella sinistra un grosso libro e il pastorale; indossa l’abito sacerdotale con tunica rossa e piviale verde; l’orlo della tunica è ricamato con motivi fogliacei ripresi sullo stolone; sul capo porta la tiara tempestata di gemme e dorata. Il viso, tranne gli occhi dalla pupilla azzurra, e le mani, assai piccole, sono colorati di rosso.
