Montagna e sicurezza, intervista all'esperto

Gran Sasso, sei vittime in montagna nel 2023: impariamo a conoscere i rischi

Crescono le presenze ed aumentano gli incidenti in montagna: Fabio Pecoraio è solo l'ultima vittima del 2023 sul Gran Sasso. "Tendenza diffusa a sottovalutare i rischi. Dietro ogni singola escursione deve esserci preparazione "

Marco Pecoraio, 58 anni. È solo l’ultima vittima del 2023 sul Gran Sasso. Il richiamo della montagna è forte, la percezione del rischio continua, invece, a non esserlo abbastanza e porta a sottovalutare i rischi. Perché? L’intervista all’esperto Paolo Passalacqua.

Un’altra pagina di cronaca nera ha chiuso il 2023 sul Gran Sasso. Un incidente, l’ennesimo, è costato la vita al 58enne romano Marco Pecoraio, la sesta vittima nell’arco dell’intero 2023 sul massiccio abruzzese.
Si parla tanto di sicurezza in montagna, ma le presenze in crescita fanno, inevitabilmente, aumentare la probabilità di incidenti.
Qual è il problema principale? Lo abbiamo chiesto a Paolo Passalacqua, comandante della Stazione di Soccorso Alpino della Guardia di Finanza dell’Aquila. “Chi opera e lavora in contesti legati al mondo della montagna svolge diverse attività finalizzate alla divulgazione della cultura e della conoscenza dell’ambiente montagna. Perché è fondamentale conoscere e avere una capacità previsionale rispetto ai problemi che potrebbero capitare quando si affrontano delle escursioni. Vivere gli ambienti di montagna è bellissimo, ma non bisogna mai sottovalutarne i rischi, perché le conseguenze potrebbero essere molto severe. È logico, poi, che in considerazione dell’aumento delle presenze in montagna – scaturito soprattutto a partire dalla fase del Covid19 – sia seguita una maggiore probabilità di incidenti. Del resto, l’attività formativa e informativa, purtroppo, non riesce a raggiungere tutti e ci sono attitudini che non si possono insegnare. Tutti devono sentirsi liberi di andare in montagna, ma ognuno deve saper pianificare, in base alle proprie capacità, senza assolutamente improvvisare e improvvisarsi“. 

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Così Paolo Passalacqua, ascoltato dalla nostra redazione, parlando dei dati di un anno caratterizzato da diversi incidenti per l’escursionismo: numeri che raccontano di tutte le persone che sulla nostra montagna hanno perso la vita negli ultimi mesi.
Gli incidenti mortali sul Gran Sasso sono iniziati a maggio scorso, con la morte di un istruttore alpinista 52enne di Orvieto, morto sul Corno Grande. Solo tre settimane dopo altre due vittime, questa volta sul versante teramano del Gran Sasso, sopra ai Prati di Tivo.  E ancora, gli incidenti mortali avvenuti a luglio e a settembre. Ora, in coda al 2023, un nuovo dramma. Un numero di vittime inferiore rispetto al 2022, ma che non consente di stare tranquilli.
La speranza è che l’anno appena iniziato possa essere roseo e porti una consapevolezza in più sull’importanza di vivere la montagna in sicurezza.

“Avere un’attrezzatura di alto livello, non significa avere le capacità tecniche per usare tutti quegli strumenti che ci permettono di affrontare determinate situazioni in tranquillità e sicurezza”.

Attenzione, poi, a non confondere la realtà con i video che riempiono i social. Perché la percezione del rischio deve essere chiara e realistica ed è il primo passo affinché non si sottovalutino i rischi della montagna.
In generale, purtroppo, si tende a sottovalutare il rischio. In particolare, temo che frequentemente manchi una precisa cognizione delle proprie capacità. Quando vediamo video sui social accattivanti ed adrenalinici, in cui le persone sembrano superare ostacoli e raggiungere mete ardue con disarmante facilità, dobbiamo renderci conto che quelle sono immagini realizzate da professionisti: la parte mediatica di questi racconti non mostra la preparazione scrupolosa che c’è dietro a chi ha condotto queste imprese. Non si tratta di sprovveduti, né di persone che partono senza una preparazione. Affrontare un itinerario, da quello scialpinistico agli itinerari con ghiaccio, richiede conoscenza, preparazione, attrezzatura. Non bisogna mai farsi ingannare. Nulla è semplice, anche se può sembrarlo: dietro ciò che vediamo ci sono studio e scrupolosa organizzazione”. 

Preparazione, consapevolezza delle proprie capacità, percezione del rischio, organizzazione, attrezzatura.
Fattori imprescindibili per vivere la montagna in sicurezza, ma stilare un vero e proprio vademecum è sostanzialmente impossibile. Perché ogni volta che si organizza un’escursione va valutata la situazione della montagna in quel preciso momento, a partire dalla ricerca di informazioni sul percorso scelto e sulle condizioni meteo del giorno. Sottolinea Passalacqua: Difficile fare elenchi, soprattutto considerando che siamo in inverno: attualmente la nostra montagna non ha affatto un aspetto invernale. L’incidente di San Silvestro è avvenuto su un sentiero che, pur se scoperto, è in alcuni tratti coperto da accumuli di neve che rendono questi tratti insidiosi. Per questo, è complicato fare una lista delle regole di sicurezza, poiché l’ambiente montagna – anche su un singolo sentiero – può presentare situazioni diverse in cui bisognerà mettere in atto comportamenti opportuni e ricorrere a strumenti adatti al contesto incontrato. Di sicuro attualmente c’è poca neve, tuttavia ne basta pochissima per rendere il nostro itinerario pericoloso, se non si è correttamente attrezzati. Per questo, bisogna predisporre un programma fattibile, studiare il meteo, informarsi sul percorso e partire attrezzati”. 

“È opportuno ricordare – conclude Passalacqua – che siamo nei giorni più brevi dell’anno. Quindi, se organizziamo un’escursione bisogna tener presente che intorno alle 16:30/17 arriverà il buio. Per questo nella pianificazione delle attività si deve prevedere il rientro a valle almeno entro quell’orario“.

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