Violenza sulle donne, la piaga

Centro Antiviolenza L’Aquila, aumentano le richieste d’aiuto: nuovo picco dopo l’omicidio Cecchettin

Centro antiviolenza L'Aquila, aumento delle chiamate a dicembre . +20% dalla pandemia, l'ulteriore picco dopo il delitto Cecchettin.

Centro antiviolenza L’Aquila, aumento delle chiamate a dicembre . +20% dalla pandemia, l’ulteriore picco dopo il delitto Cecchettin.

Sono aumentate le richieste di aiuto nel mese di dicembre al Centro antiviolenza dell’Aquila “Donatella Tellini” legato all’omonima associazione che gestisce anche la biblioteca delle donne e due case rifugio inaugurate il 25 novembre scorso. Difficile dimostrare l’eventuale nesso causale con l’omicidio della 22enne Giulia Cecchettin, avvenuto a novembre, ma a dicembre la presidente Silvia Frezza e le operatrici del Centro antiviolenza dell’Aquila hanno registrato un incremento del numero di chiamate da parte di giovani donne vittime di violenze psicologiche, fisiche, sessuali, economiche. “E un altro picco ce lo aspettiamo subito dopo le feste natalizie, come succede ogni anno” spiega all’ANSA Valentina Cavallucci, operatrice del centro e tesoriera dell’associazione.

Sono 58 le nuove donne accolte nel 2023, oltre alle vittime arrivate negli anni precedenti che stanno proseguendo il percorso di emersione dalla situazione di violenza subita, nel centro intitolato a Tellini, insegnante aquilana scomparsa nel 2013, cofondatrice del centro stesso del capoluogo, nonché del consultorio Aied (Associazione italiana per l’educazione demografica), dell’associazione Donne TerreMutate e della Biblioteca delle Donne. “Abbiamo ricevuto circa ottanta telefonate quest’anno, come pure l’anno scorso. Un incremento del 20% circa rispetto alla media – spiega Cavallucci – Dalla pandemia in poi c’è stato un aumento delle richieste di aiuto. E ora un altro, dal caso di Cecchettin. Da allora sicuramente c’è più consapevolezza”. Un grande cruccio delle operatrici è il fatto di non poter accogliere nelle case rifugio ragazze minorenni senza l’autorizzazione dei genitori, con i quali spesso le giovani non sono in condizione di condividere i problemi.
Le richieste di aiuto e di ascolto nell’unico Centro antiviolenza dell’Aquila e dintorni sono dunque aumentate, eppure “le storie raccontate sono, purtroppo, tragicamente, sempre le stesse. – chiosa la presidente Frezza – Sempre violenze psicologiche, economiche, fisiche”.

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