Rigopiano, riprende il processo d’Appello a L’Aquila

L’AQUILA – Riprende il processo d’Appello per la tragedia di Rigopiano. Il 9 febbraio la sentenza.
L’AQUILA – Riprende il processo d’Appello per la tragedia di Rigopiano. Il 9 febbraio la sentenza.
Riprendono oggi, presso l’aula magna del Tribunale dell’Aquila, le udienze del processo d’Appello per la tragedia di Rigopiano: un calendario fitto di due udienze a settimana in vista della sentenza prevista per il 9 febbraio.
Nel corso dell’udienza di oggi, presieduta dal magistrato Aldo Manfredi, è in programma la discussione dei legali di tre imputati, dirigenti della Regione Abruzzo, assolti in primo grado: si tratta di Pierluigi Caputi, Vincenzo Antenucci e Sabatino Belmaggio. Secondo il ricorso della procura di Pescara – rappresentata in aula dai pm Anna Benigni e Andrea Papalia – i tre dirigenti avrebbero responsabilità nella mancata realizzazione della Carta di localizzazione pericolo valanghe (Clpv) e nella mancata sollecitazione del contributo del Coreneva per l’elaborazione della stessa carta.
Un’altra udienza è in programma venerdì 12 gennaio con la discussione degli avvocati di altri quattro imputati, tra cui il tecnico comunale di Farindola Enrico Colangeli e la dirigente della Prefettura Ida De Cesaris, anche se il suo legale potrebbe rinviare la discussione all’udienza del 24 gennaio quando è in programma l’attesa arringa del legale dell’ex prefetto Francesco Provolo.
Si era invece conclusa con l’arringa dei due legali del sindaco di Farindola Ilario Lacchetta, l’ultimaudienza, prima della pausa natalizia. Per Lacchetta, uno dei 5 unici imputati condannati in primo grado, dei 30 complessivi, i suoi avvocati hanno chiesto l’assoluzione sull’unico punto per il quale è stato condannato a due anni e 8mesi in primo grado, ovvero il mancato sgombero dell’Hotel sullabase del bollettino Meteomont. Per i legali lo stesso bollettino non poteva essere strumento di allarme e previsione e questo sulla base di nuove prove, accolte al 90% dal Collegio dei giudici, in quanto è stato dimostrato che: “nessuno ha mai predisposto un’ordinanza di sgombero – ha spiegato l’avvocato Cristiana Valentini – basandosi su un semplice bollettinoMeteomont, in assenza di una storicizzazione, o ancor di più diuna carta valanghe che, come sappiamo tutti, in Abruzzo nonesisteva.”
I legali di Lacchetta, Valentini e Manieri, hanno anche chiesto che venisse dichiarato inammissibile il ricorso della Procura diPescara perché: “carente delle caratteristiche che, per legge,dovrebbe avere l’Appello del Pubblico Ministero.” Chiesta l’assoluzione anche per un altro imputato, condannato in primo grado e del quale si è discusso in mattinata nell’aula magna del Tribunale dell’Aquila, il dirigente della Provincia di Pescara, l’ingegnere Paolo D’Incecco: “È un’imputazione che non regge quella a carico del nostro assistito – ha detto l’avvocato Marco Spagnolo, che insieme al suo collega Gianfranco Iadecola ha ribadito l’impossibilità da parte di D’Incecco, alla luce di unna lunga serie di elementi, di prefigurare un evento come quello di una terribile valanga quel terribile 18 gennaio di 6 anni fa.
In particolare, “sulla questione del mezzo straordinario per la pulizia della Sp 8 da Farindola a Rigopiano, guasto al momento della necessità, la cui sostituzione non avrebbe avuto effetto salvifico, alla luce dei forti ritardi registrati in quei giorni, basti citare – ha spiegato Spagnolo – il caso della
Provincia di Teramo che, di fronte alle stesse esigenze diPescara, ricevette i mezzi sostitutivi dalla Lombardia solonella tarda serata del 18 gennaio,quando tutti sappiamo che latragica valanga si è abbattuta sull’Hotel Rigopiano poco primadelle 17.00 di quello stesso giorno.”
Oggi, quindi, riprendono le udienze.