L'approfondimento

24 anni dalla scomparsa di Bettino Craxi, è tempo di una nuova riflessione politica

Il 24esimo anno dalla scomparsa di Bettino Craxi apra una nuova riflessione politica. Il contributo di Sergio Venditti

Il 24esimo anno dalla scomparsa di Bettino Craxi apra una nuova riflessione politica.

Gli anniversari hanno la funzione di mantenere viva la memoria su personaggi ed epoche storiche, che il tempo inesorabilmente allontana dalla nostra riflessione quotidiana. L’intera storia antica ci ha lasciato grandi tracce di come essa sia stata tramandata e plasmata dai vincitori e non certo dai vinti, spesso senza la necessaria temperanza e l’equilibrio, ricorrendo alla brutale “damnatio memoriae” e allo stesso “esilio politico”. Così, nella recente storia italiana si è cercato di fare con diversi personaggi che hanno segnato le sue vicende, dal dopoguerra in poi, anche con il passaggio a diverse fasi del loro impegno, prima di militanza attiva e poi di “critica culturale” vera e propria. Sono tanti i casi richiamati dalla memoria, specie per aree omogenee come quella del riformismo socialista, ad esempio tra Ignazio Silone e Bettino Craxi.
Questa contrapposta a quelle storicamente massimaliste e che oggi si vanno definendo sia autocratiche, che altresì populiste e demagogiche.
Quasi il confronto politico tra strade maestre e più facili scorciatoie, che in verità si vanno moltiplicando vedendo gli esiti elettorali di molti Paesi, anche nel cuore del vecchio continente. Questo perché, non v’è dubbio alcuno, che i linguaggi ed i contenuti sono molto diversi, esprimendo la stessa maturità e lo ‘stato di salute” delle varie democrazie, specie in Occidente. Così il richiamo a personaggi che ci sono cari, per averne condiviso molte esperienze culturali e politiche, viene qui sottolineato proprio in questo inizio 2024, con Bettino Craxi.

Quest’ultimo, il 20 gennaio prossimo verrà ricordato in Tunisia, ad Hammamet, dove riposa, con un importante evento organizzato dalla Fondazione che porta il suo nome, guidata ora da Margherita Boniver con la figlia Stefania, Presidente della Commissione Affari Esteri e Difesa del Senato della Repubblica. La Giornata si aprirà con la Cerimonia di Commemorazione al cimitero cristiano, presso la Medina, seguita dall’inaugurazione della mostra “Craxi e l’Europa”, sui temi strategici della politica estera e del destino europeo. Una passione travolgente che ha formato la cultura politica e la personalità di Bettino Craxi, plasmando già il suo impegno giovanile, coltivato per tutta la vita, prima attraverso la militanza di partito e poi trasposto in quello istituzionale negli anni di governo, nelle strette relazioni con molti leader internazionali. Recentemente la stessa Senatrice Stefania Craxi ha sottolineato che con quella classe dirigente di “giganti” della politica, come il padre, G.Andreotti, F. Mitterand, non saremmo mai finiti come ora, sull’orlo della Terza Guerra Mondiale.

Un anno cruciale ancor più complesso e difficile sul fronte degli equilibri mondiali, della pace e della convivenza civile tra i popoli, con una globalizzazione incrinata dai tanti nazionalismi, che anche nel vecchio continente minano le prospettive della stessa Unione Europea.
Questa rappresenta una grande sfida sulla sua tenuta e sull’allargamento ai Balcani, prima ancora che verso l’Ucraina in guerra e la Moldova, che teme la stessa invasione russa. Tutte sfide da affrontare con i valori eterni di difesa della democrazia e dei diritti fondamentali dell’uomo a livello globale, prima ancora che nel vecchio continente, sui disegni dei nostri “Padri Costituenti” e della loro visione “federalista”, che possa portare agli Stati Uniti d’Europa. Un sogno anche di uno di loro come Ignazio Silone, prima militante politico antifascista e poi intellettuale e scrittore centrale nel riformismo socialista del dopoguerra. Egli, insieme a Nicola Chiaromonte, fondò nel 1956 la rivista “Tempo Presente “, animando la durissima battaglia per le libertà dei valori occidentali contro tutti i totalitarismi, dal fascismo al comunismo, compresa in Italia la cosiddetta “doppiezza togliattiana” del PCI, che lo considerò un traditore e tentò di tutto per isolarlo e screditarlo nello stesso mondo culturale della sinistra “frontista”.

Per questo non fu certo casuale che Bettino Craxi, il leader del nuovo corso socialista e liberal-democratico, volle essere nella Città di Pescina, in provincia dell’Aquila, dove Ignazio Silone era nato il 1 maggio del 1900, nel giorno della Festa del Lavoro, all’inizio del “Secolo Breve“.
Il Presidente del Consiglio Craxi il 2 dicembre 1984 venne ad onorare lo scrittore dei romanzi “Fontamara” e “Uscita di Sicurezza”, come emblema della lotta per il riscatto e l’emancipazione dei suoi “cafoni”, dalla miseria e dalle dittature tutte, anche quelle proclamate in nome del popolo. L’intervento del Premier socialista fece clamore, richiamando il “Silone Rinnegato” che tutta la potente macchina comunista aveva alimentato dal dopoguerra in Italia ed all’estero, sminuendo e denigrando anche il Silone intellettuale e scrittore, prima ancora che arrivasse il suo sostegno alla scelta socialdemocratica e atlantista di Giuseppe Saragat.
Nelle diciotto cartelle di questo intenso discorso, pronunciato davanti al sindaco socialista Ermete Parisse e al Segr. Gen. Aggiunto della Cgil, Ottaviano Del Turco, con l’Onorevole Domenico Susi, leader del Psi in Abruzzo, il Presidente Bettino Craxi ripercorse l’intera avventura umana, politica, nonché di giornalista e di scrittore di Silone, con tutta la sua condivisione dei valori fondanti del socialismo riformista, con la stessa  capacità critica ed altresì autocritica, chiudendo tra gli applausi il suo intervento:

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