L'anniversario

109 anni fa il terremoto di Avezzano che distrusse la Marsica

Terremoto di Avezzano: ricordiamo la terribile tragedia del 13 gennaio 1915. Tra i soccorritori anche l'ostetrica Maria Pacifici di Paganica che, tra le macerie, fece nascere 2 gemelli.

Dal 13 gennaio 1915 sono passati esattamente 109 anni: chi c’era e ha vissuto quella tragedia non c’è più da tanto tempo. Resta però il dovere morale di scrivere, parlare, affinché nessuno possa dimenticare la più grande catastrofe mai avvenuta nella Marsica, una delle più gravi nella storia dell’intera Italia. Il terremoto di Avezzano, di vastissima scala, scosse l’intero territorio marsicano, provocando distruzione e migliaia di morti.

Avezzano anche quest’anno si fermerà per ricordare i terribili momenti che misero in ginocchio la Marsica 109 anni fa, un territorio fatto di gente operosa, dedita all’agricoltura e ai commerci. Il terremoto fu una tragedia di proporzioni gigantesche per l’epoca, paragonabile al sisma che pochi anni prima aveva distrutto Messina. La forza distruttrice del sisma provocò 30 mila vittime: nel computo dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia le vittime furono 30.519, di cui oltre 10.000 nella sola città di Avezzano. Per forza distruttiva e numero di vittime, è classificato tra i principali terremoti avvenuti in territorio italiano.

terremoto avezzano 1915

La prima scossa ci fu la mattina del 13 gennaio 1915, alle ore 7,48, (dal Telegramma inviato dal pro-Sindaco di Tagliacozzo al Ministero dell’Interno), seguita da varie scosse di assestamento. La scossa fu avvertita anche nella capitale, producendo danni ad alcuni edifici, nonostante ciò il governo Salandra tardò molto a comprendere la vastità dell’area coinvolta e la gravità delle conseguenze: l’allarme in tutta la sua drammaticità fu lanciato ben 12 ore dopo la scossa principale con i lenti mezzi di comunicazione dell’epoca dal comune di Sante Marie. Oltre al capoluogo del circondario marsicano i cosiddetti “quattro undicesimi della scala Mercalli” furono rilevati a Cappelle dei Marsi, Gioia dei Marsi e San Benedetto dei Marsi, località dove la distruzione fu pressoché totale. Ad Avezzano rimase in piedi solo un edificio, nell’attuale via Garibaldi, in pieno centro. A ritardare i soccorsi ci fu il problema delle strade, Avezzano era rimasta completamente isolata. I piccoli borghi intorno furono raggiunte solo dopo diverse settimane. “I soldati giunsero per dare man forte alle operazioni di soccorso e mettere in salvo i pochi sopravvissuti. Allestirono un accampamento vicino alla stazione. Una zona, a quei tempi, pressoché disabitata. Non è un caso se proprio lì e nei dintorni della zona, da quelle numerose baracche, si sviluppò, in seguito, il centro di Avezzano – ha ricordato lo storico Giovanbattista Pitoni ascoltato dalla redazione del Capoluogo – Fu costruita, poi, una strada, chiamata via Diagonale, che portava direttamente dal Municipio (non quello esistente) alla stazione. Era chiamata in questo modo poiché era l’unica strada non perpendicolare nella struttura della rete viaria della città”.

I soccorsi furono rallentati anche dalle condizioni meteo avverse: dopo il terremoto incominciò a nevicare, creando anche molti problemi per i soccorsi che riuscirono ad arrivare solo 2 giorni dopo il terribile evento sismico. San Luigi Orione fu tra i primi soccorritori. Ancora oggi è ricordato come personaggio mitico. Fu martire dei soccorsi. Dall’archivio centrale dell’Opera Don Orione riemergono alcuni documenti preziosi che ricordano il terribile terremoto della Marsica, tra cui una lettera di Don Roberto Risi, principale collaboratore di Don Orione a Roma. (A questo link l’articolo del Capoluogo).

Tra i tanti venuti in soccorso, anche un’aquilana, l’ostetrica Maria Pacifici, di Paganica. Rimasta vedova a soli 26 anni, Maria aveva chiesto di poter lavorare e le fu offerto un posto nel Comune di Lecce nei Marsi. Maria – insignita della medaglia d’oro nel 1961 – si mosse per aiutare le donne colpite dal sisma a dare alla luce i propri figli. Proprio quel maledetto 13 gennaio, quando la terra continuava a tremare dopo la prima terribile scossa, Maria vide a terra una donna che già conosceva, perché incinta al nono mese di gravidanza. La donna era morta da poco, una delle 30mila vittime di un sisma assassino. Con lei era morto anche suo marito. Maria Pacifici riuscì a far nascere due gemelli. I piccoli, negli anni successivi al terremoto, furono accuditi dalla stessa ostetrica e dai vicini di casa, per tutto il tempo che poterono; poi furono affidati all’Orfanotrofio di Amatrice. Non furono solo due le vite nate da tanta distruzione. Gli annali di storia raccontano anche di Fortunata, una bambina venuta alla luce da una mamma coraggiosa, proprio tra le macerie. Madre e figlia, qualche tempo dopo, raggiunsero Roma: Fortunata fu ricoverata in ospedale per alcuni problemi di salute. A farle visita arrivò la Regina Elena, che regalò 500 lire alla bambina, facendole da madrina di Battesimo.
La maggior parte dei feriti venne trasferita in ospedali romani; la “Casa Famiglia Regina Elena” che accoglieva gli orfani del terremoto, nei giorni seguenti, venne subissata di domande da parte di genitori che, non riuscivano a rintracciare i propri figli.
I Bollettini delle ricerche dove venivano stampate le fotografie dei minorenni superstiti, che dovevano essere identificati e dei quali si dovevano rintracciare le famiglie, venivano esposti presso i municipi, le stazioni ferroviarie, le stazioni dei carabinieri e presso i ricoveri dei senzatetto. Superata la prima fase di soccorsi urgenti, il delegato Civile, nel giugno 1915, incaricò l’Ing. Sebastiano Bultrini di compilare il piano Regolatore e di Ampliamento per la ricostruzione della distrutta Avezzano.

terremoto avezzano 1915

Terremoto Avezzano: le testimonianze dell’epoca

Le testimonianze dell’epoca fanno rabbrividire ancora oggi, 109 anni dopo, e raccontano i sentimenti di dolore e distruzione conseguenti il terremoto di Avezzano, come questa raccolta dal Corriere della Sera il 14 gennaio del 1915. Nicolino Berardi esercitava il mestiere di vetturale e stamane si era recato nella scuderia, essendo stato accaparrato da un viaggiatore per condurlo a Massa d’Albe. Verso le 7,00 -egli ha detto- siamo partiti da Avezzano. Eravamo appena usciti dalla città quando all’improvviso il cavallo, che prima si era arrestato, rampando insolitamente il terreno, si è di nuovo rifiutato di proseguire. Nello stesso tempo si è inteso come un forte rombo. Il viaggiatore ha creduto fosse il rumore del treno; ma uno spettacolo di terrore ci si presentava alla vista. Nella località dove c’eravamo arrestati vi sono, a destra e a sinistra della via, delle cave di breccia e pozzolana che, come mosse da un invisibile, enorme piccone, hanno cominciato a franare. Un istante dopo giungeva fino a noi l’enorme fragore prodotto dalla rovina di numerosi edifici che erano come avvolti in una grande nube. Un bambino di circa 5 anni, nudo, correndoci incontro piangente e spaventato ci ha supplicato di recarci ad aiutare il padre a scavare fra le rovine in una casetta lì prossima, dove erano sepolti alcuni della famiglia sorpresi dal disastro mentre stavano alzandosi dal letto. Noi siamo accorsi, ma mentre stavamo per prestare l’opera nostra, è avvenuta una seconda scossa che ci ha messo in fuga”.

terremoto avezzano 1915
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13 gennaio 1915, il terremoto di Avezzano: 30mila vite spezzate in una Marsica devastata

Terremoto Avezzano, le commemorazioni

Avezzano commemora i 109 anni dal terremoto che cambiò per sempre il volto del territorio, sguardo al futuro con i passi in avanti della ricerca scientifica. La città culla di un progetto-pilota, di importanza europea, sulla microzonazione sismica. Il sindaco: “Il 13 gennaio di ogni anno, torniamo a riabbracciare le memorie mai perdute dei nostri avi. Oggi possiamo farlo a Piazza San Barto-lomeo, il cuore antico e restaurato di Avezzano”.

Avezzano torna a riannodare i fili della sua memoria, con lo sguardo, però, rivolto al futuro. Sabato, l’amministrazione comunale commemorerà la data del 13 gennaio del 1915, giorno spartiacque per l’intera Marsica e lo farà alternando momenti di cultura a momenti di approfondimento scientifico, grazie alla presenza in città di esperti di fama nazionale. 109 anni fa, il territorio venne trafitto da un tumultuoso sisma di magnitudo 7, registrato alle ore 7 e 53 del mattino. È il sindaco, Giovanni Di Pangrazio, ad annunciare il programma della giornata di commemorazione: si partirà alle ore 9 e 30, con il Memorial previsto al Santuario della Ma-donna di Pietraquaria, con il raduno delle autorità civili, militari e religiose. A seguire, alle ore 10, verrà deposta la corona d’alloro ai piedi del Monumento delle vitti-me del sisma, alla presenza dello stesso primo cittadino, del Vescovo dei Marsi, Monsignor Giovanni Massaro, del presidente del Consiglio comunale Fabrizio Ri-dolfi e del presidente delle Associazioni d’Arma, Capitano Floriano Maddalena.

“Tanto spazio verrà riservato anche alle nuove generazioni. – precisa il sindaco Di Pangrazio – I nostri ragazzi verranno accolti presso la Collegiata di San Bartolomeo dal dottor Luigi Marino, che ha seguito in prima persona i lavori di restyling della Piazza. Avranno l’opportunità di conoscere fino in fondo il passato e il presen-te di quel luogo della memoria. Come amministrazione, stiamo poi completando, step dopo step, tutto l’ambizioso progetto connesso alla riscoperta dell’Avezzano storica, che vedrà, nel 2024, compiersi altri importanti passi in avanti. Proprio in queste settimane, andrà alla firma il contratto di progettazione che porterà alla rea-lizzazione della passerella che collegherà il Castello Orsini con l’ex Omni e con Piazza Torlonia”.

Centrali saranno, per la giornata commemorativa del 13 gennaio, i momenti di confronto, al Castello Orsini alle ore 11, che, attraverso la ricerca universitaria e scientifica, aiuteranno a guardare con occhi nuovi una ferita che fa parte della storia collettiva di Avezzano e della Marsica. Il professor Paolo Boncio, del Dipartimento di Ingegneria e Geologia dell’Università d’Annunzio di Chieti e Pescara, e l’ingegnere Maria Basi (dell’Agenzia regionale della Protezione Civile) presenteranno le risultanze dell’innovativo studio di microzonazione sismica di 3° livello eseguito sul territorio comunale di Avezzano. Oltre ad arricchire il livello di conoscenze geologiche, geotecniche, geofisiche e di pericolosità sismica del territorio, il progetto-pilota è diventato un modello di riferimento tecnico-pratico per la realizzazione di future microzonazioni in Abruzzo. Guardare al passato, quindi, con occhi diversi e più consapevoli. Interverrà anche l’ingegner Marco Tobia, responsabile sicurezza dei Laboratori nazionali del Gran Sasso dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, che illustrerà tutti gli ultimi esperimenti che avvengono nel laboratorio in-castonato nel cuore roccioso dell’Abruzzo.

Una realtà che esiste sin dal 1989 e che ha dovuto fare i conti con terremoti importanti, come quello dell’Aquila o quello che interessò tutto il Centro Italia. I momenti di approfondimento verranno impreziositi e introdotti dal concerto dell’Orchestra del Maestro Franco Fina e dalla proiezione di un contributo filmato, a cura del professor Angelo Stornelli. Infine, dagli esperti verranno fornite chiavi di lettura sulla misurazione dei terremoti. La fiducia nella scienza, nella tecnologia e nella ricerca sarà uno dei fili conduttori dell’intera giornata, che concluderà con la Santa Messa celebrata alle ore 17 dal Vescovo all’interno del Santuario della Madonna del Suffragio di San Luigi Orione, altra figura simbolo nell’ambito del soccorso ai feriti e agli sfollati del terremoto, vero e proprio ‘eroe della carità’.

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