Cronaca

Processo Rigopiano, in aula le difese degli ex sindaci

Nel giorno dell'anniversario della tragedia di Rigopiano, riprende il processo d'Appello a L'Aquila. In aula le difese degli ex sindaci per l'autorizzazione dell'hotel.

Riprende il processo d’Appello dinanzi la Corte dell’Aquila, per la tragedia dell’hotel Rigopiano: domani, mercoledì 17 gennaio, il giorno prima dell’anniversario della valanga che costò la vita a 29 persone, sfileranno in aula le difese degli ex sindaci di Farindola, Antonio De Vico e Massimiliano Giancaterino, (che hanno preceduto il sindaco Ilario Lacchetta, condannato a 2 anni e 8 mesi di reclusione) entrambi assolti in primo grado con richieste dei pubblici ministeri Andrea Papalia e Anna Benigni a 6 anni di reclusione ciascuno.

In primo grado, lo ricordiamo, davanti al gup del Tribunale di Pescara, il processo per la tragedia di Rigopiano, si era concluso con 25 assoluzioni e cinque condanne lievi. “Siamo tutti speranzosi nel buon esito di questo processo. Non siamo solo noi a chiedere giustizia, ma tutta Italia perché in questo Paese deve passare il segnale che chi non garantisce la sicurezza dei cittadini deve assumersi le proprie responsabilità”. Così aveva esordito Gianluca Tanda, rappresentante del comitato delle vittime di Rigopiano alla prima udienza in Appello all’Aquila. Il comitato famigliari delle vittime spera di avere dal collegio di secondo grado, un pronunciamento diverso dal primo grado.  Nella prossima udienza le arringhe degli avvocati degli ex sindaci. Al centro dello scontro tra accusa e difesa, le vicende urbanistiche dell’hotel e che avrebbero permesso la costruzione della struttura, oltre che della proprietà del resort. I due imputati sono accusati per non aver mai preso in esame di “adottare un nuovo Piano regolatore generale, che laddove emanato avrebbe di necessità individuato a Rigopiano un sito esposto a forte pericolo di valanghe sia per ragioni morfologiche che storiche”. Se così fosse stato, sostiene la procura, il Comune non avrebbe potuto rilasciare i permessi per la ristrutturazione dell’hotel, perché in “in presenza di un corretto Prg e di parimenti corretto Piano emergenza comunale non sarebbe stato possibile rilasciare con conseguente impossibilità edificatoria”.

Durante l’udienza, ricorda Il Messaggero, verrà ascoltata anche la difesa del dirigente regionale Carlo Giovani – in relazione alla mancata realizzazione della carta sul pericolo valanghe – e il comandate della polizia provinciale di Pescara, Giulio Honorati – in relazione al filone d’inchiesta sulla gestione dell’emergenza – , entrambi assolti in primo grado con richieste da parte dell’accusa di 5 anni di reclusione per il primo e 3 anni per il secondo.

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