Fonici, trascrittori e stenotipisti forensi incrociano le braccia: il presidio di protesta a Roma

Davanti alla sede del Ministero della Giustizia la protesta di fonici, trascrittori e stenotipisti forensi. 1500 lavoratori chiedono chiarezza sul proprio futuro
Fonici, trascrittori e stenotipisti, il presidio dinanzi al Ministero della Giustizia a Roma. Molti gli abruzzesi che hanno preso parte alla protesta, giunti dai tribunali regionali.
I tribunali della regione sono stati letteralmente tappezzati di volantini per annunciare lo sciopero di oggi. La carica dei manifestanti non si ferma: davanti alla sede del Ministero della giustizia la protesta di fonici, trascrittori e stenotipisti forensi. Un presidio molto partecipato, perché i lavoratori sono stanchi di aspettare nell’incertezza sul proprio futuro. Ora chiedono risposte.
Sono 1500 i lavoratori in questo settore: uomini e donne che ogni giorno, con professionalità e serietà, registrano e trascrivono gli atti processuali. Ma sono ‘fantasmi’: non dipendono direttamente dal Ministero, sono sottoposti a continui cambi d’appalto e la riforma Cartabia, insieme alla digitalizzazione, ne mettono a repentaglio il lavoro.
Dal Ministero, che pure sembrava essere interessato all’internalizzazione, non è arrivata nessuna certezza e allora, oggi, lo sciopero generale.
Un presidio coordinato dai sindacati di categoria Cgil, Fisascat Cisl e Uiltrasporti, per denunciare, ancora una volta, le condizioni di lavoro precarie e inadeguate dei 1500 lavoratori impiegati nel servizio.
I sindacati, in particolare, stigmatizzano l’assenza di sviluppi concreti nell’annosa vertenza; nulla è seguito, infatti, alle dichiarazioni di intento del ministero annunciate in occasione dell’ultimo incontro del 21 dicembre, convocato nell’ambito della procedura di raffreddamento attivata dopo la proclamazione dello stato di agitazione; il dicastero, pur avendo risposto positivamente alla richiesta sindacale di internalizzare tutte le lavoratrici e i lavoratori impiegati nell’appalto, allo stato non ha ancora dato avvio al processo di internalizzazione, né paventato una precisa e concreta prospettiva temporale per la stabilizzazione dell’occupazione.
Insufficiente per i sindacati il riscontro alla richiesta di contrattazione di anticipo sulla gara di appalto, prossima alla scadenza, rispetto alla quale, in conseguenza dell’applicazione della riforma Cartabia, potrebbero verificarsi ripercussioni sui livelli occupazionali e salariali attuali.
Sullo sfondo, proprio a causa delle modalità di attuazione della riforma Cartabia del processo penale telematico, resta una grande confusione che si ripercuote sulle lavoratrici e sui lavoratori in appalto, alle prese con l’utilizzo dei nuovi impianti senza aver ricevuto una formazione adeguata e certificata.