Tradizioni

Cabbia di Montereale, torna la tradizionale festa di Sant’Antonio Abate

”Sant'Antonio barba bianca, se non piove la neve non manca”: si rinnova la tradizione del protettore degli animali a Cabbia di Montereale.

Anche quest’anno – dopo la lunga pausa di tre anni dovuta al Covid, e lo scorso anno a condizioni meteo avverse – la tradizione regala a Cabbia di Montereale la prima ricorrenza festosa dell’Anno: quella di S. Antonio Abate.

Essa cadeva lo scorso 17 gennaio, ma verrà festeggiata la prima domenica successiva, quindi il 21 gennaio 2024 per permettere alla gente cabbiese che vive a Roma, all Aquila o in altre località di ritornare e partecipare. Un vecchio detto popolare, proprio perchè la religiosa ricorrenza avviene nel colmo dell’inverno, recita:”S. Antonio barba bianca se non piove la neve non manca” Purtroppo in questi ultimi anni il famoso motto è stato sfatato poiché, con il cambiamento climatico, non si sono più verificate quelle condizioni metereologiche. Giova ricordare che S. Antonio Abate, secondo la tradizione cristiana fu il primo degli abati e fondatore del monachesimo. Egli era un eremita egiziano vissuto nel III secolo d.C. che dedicò tutta la sua vita alla preghiera e all’aiuto dei poveri. Tanto chè si spogliò di tutti i suoi averi e li donò ai bisognosi.

Successivamente affidò la sorella ad un istituto religioso e si ritirò in un fortino nel deserto dedicandosi, giorno e notte, per oltre 20 anni alla preghiera in compagnia di animali ed uccelli. Fu anche taumaturgo e molti, secondo la leggenda, accorsero da lui per chiedergli il miracolo della guarigione e dalle possessioni demoniache. Sembra che la sua figura fosse talmente importante da divenire uno dei punti di riferimento più noti di molte comunità eremitiche del deserto. Si dice che S. Antonio morì solo con i suoi animali nell’orto all’età di 105 anni, rimanendo nella storia del calendario cristiano in eterno. Ogni anno viene ricordato il 17 gennaio quale santo protettore degli animali, patrono della stalla, dei maiali dei salumieri, dei macellai, dei contadini e delle malattie della pelle. Sono ben lungi i tempi della mia infanzia a Cabbia quando il paese, allora a vocazione agro pastorale, era pieno di gente e di animali che, nella particolare ricorrenza del loro protettore, venivano portati nella piazza centrale del paese. Il sacerdote del tempo – l’indimenticabile Don Andrea Durantini cui abbiamo intitolata la piazza centrale del paese – li benediceva e poi venivano riportati nelle stalle. Al rientro agli animali grandi si dava in pasto un pezzo di panetta benedetta e gli veniva fatta, con una particolare forbice,una croce sulla spalla in segno di protezione. Oggi la situazione è totalmente cambiata, ma l’antica tradizione rimane sebbene non ci siano più animali. La festa attuale consiste nella processione alle, ore 12.00, con la statua del santo per le vie del paese a seguire la funzione religiosa quindi un pranzo tutti insieme al dopolavoro. Il menù è tipico della ricorrenza cioè colenne * di S. Antonio seguito da un altro piatto caldo a base di salsicce e fagioli, bevande, dolci e caffè. Nel pomeriggio ognuno rientra nelle città di provenienza e Cabbia, con i suoi pochi abitanti, torna alla sua solitudine serena.

* Minestra a base di farro con altri ingredienti preparata dall esperienza di alcune donne del paese che ringrazio a nome di Cabbia e mio personale.

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