Cultura

Sant’Agnese, la storia dei giornalisti di lingua aquilani

Sant'Agnese non è solo maldicenza! Con Mario Narducci ripercorriamo la storia di questa tradizione, ricordando quando, a L'Aquila, c'era la congrega dei giornalisti di lingua.

Sant’Agnese per gli aquilani non è solo una festa e non è soprattutto, come dicono tanti, solamente una giornata votata alla maldicenza. Per tanti aquilani si tratta semplicemente di un rito, di una tradizione che va onorata e rispettata. Non importa tanto sapere chi sarà “la lavannara” della congrega, ma è un’occasione per stare insieme, per ritrovarsi. La tradizione tutta aquilana affonda la sua origine nella notte dei tempi, le leggende sono tante e si rincorrono. È bello ricordare, tra i ‘fatti’ che girano intorno a Sant’Agnese, la storia dei giornalisti di lingua, congrega che vide la luce grazie all’intuito goliardico di una penna storica aquilana, Mario Narducci, che tutti conoscono come ‘Mariolò’.

Innanzitutto, come nasce il mito e il rito di Santa Agnese? Le leggende sono tante e si perdono tra storia e mito nella notte dei tempi. Si sa per certo che esisteva un monastero omonimo della santa venerata dalle malelingue presso l’ex ospedale San Salvatore in piazza Giulio Natali, accanto il convento delle suore di San Basilio. La giovane e casta Agnese che morì martire per decapitazone e “jugulata”, rappresentò nell’immaginario collettivo un esempio di purezza, degno di venerazione. Pare quindi che fosse diventata, intorno al ‘500, protettrice delle donne ai margini della società, delle linguacciute, di quelle “malmaritate” e delle “giovinette pericolanti”. Un’altra storia molto più antica e risalente agli anni della fondazione della città, dice che c’erano dei gruppi di persone che si incontravano nelle locande per “parlare male” dei signori e per questo motivo, proprio il 21 gennaio, vennero esiliati. Da qui, il termine “quelli di Sant’Agnese” che furono poi riammessi in città a patto che non facessero più “pettegolezzi“. Ovviamente, il patto non fu rispettato e ben presto tornarono a incontrarsi, pare della parti della Rivera, per fare “maldicenza”.

Tra ricordi e leggende il Capoluogo ha voluto ascoltare la voce di chi questa tradizione così come la conosciamo oggi l’ha quasi plasmata, perchè sempre presente, anche con la neve e in qualunque condizione: Mario Narducci, giornalista e scrittore aquilano, inventore, tanti anni fa, della Sant’Agnese dei giornalisti “di lingua”. “Sant’Agnese – spiega Narducci al Capoluogo – non è quello che si vuole far passare. È una storia molto più semplice, casereccia e senza malizie. Per noi che abbiamo qualche anno in più è solo un’occasione per ritrovarsi, tra burloni, molti dei quali si divertono davvero con poco, Di satira oggi se ne fa poca, non esiste quasi più e tutti sappiamo quanto sia importante. Sant’Agnese è stata a lungo una tradizione aquilana che si è riproposta di anno in anno e che si è andata evolvendo anche grazie sicuramente a questa patina di cultura che gli si vuole dare con il Festival del Pianeta maldicenza”.

“In realtà la santa esiste a prescindere e la fanno le congreghe che con i loro nomi colorati e goliardici, le cariche che hanno cambiato pelle e sono cresciute di anno in anno, hanno fatto in modo che questo rito non morisse mai”, chiarisce.  Una volta grazie a Mario e all’idea di altri colleghi, c’era quindi la Sant’Agnese dei ‘giornalisti di lingua’. “Tradizione che abbiamo portato avanti fino al terremoto del 2009. Con l’aiuto di mio figlio Francesco avevamo fatto anche il logo che riproduceva una sagoma di profilo dalla cui bocca usciva una lingua che diventava una penna. C’eravamo tutti, mi sembra di vederli ancora adesso, anche quelli che purtroppo non ci sono più. Da Avezzano raccogliemmo adesioni di qualche altro collega e si faceva ‘serata’ in allegria al locale ‘Lo scalco delle Tre Marie’. Eravamo molto presi da questa cosa, tanto che realizzai anche dei distintivi e uno stemma. Adesso che queste cose non ci sono più mancano da morire”.

Mario Narducci ovviamente, con la sua nota allegria, era il protagonista di queste serate tra colleghi. “Erano serate bellissime, fatte di risate a non finire, io facevo le mie solite uscite in dialetto che piacevano a tutti, tant’è vero che per 7 o 8 anni mi hanno rieletto continuamente presidente. Dopo il terremoto ci siamo dispersi e non abbiamo fatto più niente. Tanti colleghi come me facevano parte anche di altre congreghe, per cui noi non ci incontravamo solo il 21 gennaio, ma un paio di giorni prima in modo da poter poi partecipare alle altre serate”.

Luogo di ritrovo per i ragazzi dell’Antica e Nobile Congregazione di Santa Agnese, che è stata registrata anche dal notaio, è sempre stato il ristorante La Matriciana. 

 

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