Il ricordo

Velino, tre anni fa la valanga assassina: dal dolore solidarietà e nuova consapevolezza

Tre anni fa una valanga sul Velino travolse Valeria, Gianmarco, Gian Mauro e Tonino in Valle Majelama. Avezzano ricorda i suoi angeli, promuovendo la cultura della sicurezza in montagna. Il ricordo del Capoluogo.it

24 gennaio 2024, tre anni dalla tragedia del Velino.
Tre anni fa, dopo le 19 della sera, arrivava la notizia delle ricerche di quattro escursionisti dispersi. Erano usciti al mattino e non avevano fatto ritorno.
Un mese dopo, l’Abruzzo intero ha detto addio a Tonino Durante, Gian Mauro Frabotta, Valeria Mella e Gianmarco Degni. Ripercorriamo quei momenti.

Impossibile e vietato dimenticare. Lo striscione che campeggia in alto, ad Avezzano, a ricordare gli angeli del Velino è lì, presente sul ponte di via Pagani. Ed è lì, sotto il cielo di Avezzano, anche la targa commemorativa in loro memoria, incisa su una pietra, come quelle che riempiono le montagne che Valeria, Gianmarco, Gian Mauro e Tonino amavano scalare.
Anche quest’anno, quando di anni dalla tragedia ne sono passati già tre, la città di Avezzano non mancherà l’appuntamento con il ricordo. Un momento intimo, fatto di preghiere e silenzi, quando una composizione di fiori sarà deposta ai piedi di un imponente ceppo, nel corso di una cerimonia sobria in programma il 24 gennaio alle ore 15. Saranno presenti il sindaco Giovanni Di Pangrazio, il vescovo dei Marsi, Sua Eccellenza Monsignor Giovanni Massaro, e i familiari, oltre ai primi cittadini di Massa D’Albe, Nicola Blasetti, e di Magliano de’ Marsi, Pasqualino Di Cristofano.

IlCapoluogo ripercorrerà i momenti principali della tragedia che ha colpito al cuore la comunità di Avezzano e che ha richiamato un’imponente catena di soccorsi lì, a Valle Majelama, dove per un mese sono andate avanti le ricerche dei quattro avezzanesi, fermate a giorni alterni solo dal maltempo. Momenti che il nostro giornale vuole ricordare nell’intervista di Eleonora Falci all’inviata Kristin Santucci, che in quelle settimane ha seguito la vicenda riportando gli aggiornamenti sulle ricerche, giunte al punto di svolta solo il 19 febbraio 2021, quando ci fu il primo ritrovamento al mattino, per poi rintracciare, qualche ora dopo, altri due corpi sepolti sotto la neve accumulatasi nella terribile slavina che colse di sorpresa gli escursionisti quel maledetto 24 gennaio, sotto il Colle del Bicchero. Solo il giorno dopo fu ritrovato l’ultimo corpo, quello di Gianmarco Degni. 

Intanto, in questi anni, comunità, amici e associazioni hanno promosso – in nome della loro memoria – protocolli, corsi, manifestazioni e percorsi tutti nel segno della montagna da vivere in sicurezza e della riscoperta della bellezza delle piccole cose, unendo alla solidarietà che scavalca tutti i confini, la speranza di dare sempre di più alle giovani generazioni.

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La ricostruzione della vicenda: l’allarme e le lunghe settimane di ricerche

È la sera di domenica 24 gennaio 2021, quando il Soccorso Alpino e Speleologico comunica le ricerche di quattro escursionisti avezzanesi partiti la mattina e non tornati a casa. La segnalazione, arrivata dopo le 19, fa scattare le ricerche: nessuno avrebbe potuto sapere che, quelle ricerche, sarebbero andate avanti un mese intero.

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C’era la neve, tantissima neve, e Valle Majelama, la zona in cui risultano dispersi gli escursionisti, è un muro quasi irraggiungibile.
Le squadre del Soccorso Alpino partono con gli sci intorno alle 20: viene allertata anche la sezione del Soccorso Alpino della Guardia di Finanza. Intanto arrivano i nomi e i volti delle persone disperse. Tonino Durante, 60 anni, esperto di montagna, gli altri sono tutti ragazzi fra i 25 e i 30 anni: Gianmarco Degni, Valeria Mella e Gian Mauro Frabotta.

La prima sera, poco dopo la mezzanotte, i soccorritori sono costretti a tornare indietro. Nessuna traccia degli escursionisti dispersi nel percorso battuto e le condizioni meteo sono troppo complicate per proseguire. Sul posto arriva un mezzo aereo speciale dell’Aeronautica militare per i controlli notturni. La speranza è che i quattro abbiano trovato riparo nel Rifugio sito in Valle Genzana.
Il giorno successivo le ricerche riprendono all’alba e vanno avanti tutta la mattina. Nel primo pomeriggio, però, una tormenta di neve costringe i soccorritori ad interrompere nuovamente le operazioni. Lo spiegamento di forze è notevole: le ricerche sono coordinate dai Vigili del Fuoco e vedono impegnati CNSAS, Guardia di Finanza, Carabinieri, 9° Reggimento Alpini L’Aquila, CAI, Protezione Civile, Polizia e unità cinofile, arrivate da Perugia.

Con il passare dei giorni aumentano gli uomini, le risorse e i mezzi per coadiuvare le ricerche. Il 26 gennaio vengono impiegati droni e cani da valanga: le operazioni si concentrano nell’area – a quota 1800 metri – individuata come probabile scenario della scomparsa, a seguito, appunto, di una valanga. La situazione si fa sempre più complicata, tanto che il 27 gennaio si procede con valanghe artificali per mettere in sicurezza l’area interessata dalle ricerche. I soccorritori continuano a battere, palmo a palmo, l’area dove si è abbattuta la valanga che ha invaso un canale per circa 200/300 metri, nella Valle Majelama, sotto Colle del Bicchero.

Accanto al lavoro instancabile dei soccorritori, arriva l’ondata di solidarietà di attività commerciali di Avezzano e della comunità di Massa d’Albe, con le associazioni impegnate a offrire pasti, bevande calde e sostegno ai familiari degli escursionisti e a tutte le persone impegnate nelle operazioni di soccorso.

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Nel mezzo delle ricerche si verifica anche un incidente. Arriva il gatto delle nevi: portarlo in quota, però, è complicato. Viene così agganciato a un elicottero per il trasporto sull’area d’azione; ma nel corso del volo il gatto delle nevi precipita. A sganciarlo, in realtà, il pilota a causa di alcune complicanze occorse per il forte vento. Un incidente che non cambia i piani né le intenzioni, come viene sottolineato, in via ufficiale, nel corso di una conferenza stampa indetta proprio dal campo base di Forme. Il messaggio comunicato è chiaro: non c’è un tempo limite per trovare i dispersi, le ricerche andranno avanti.

Il 3 febbraio arriva anche il sonar Recco, trasportato da un elicottero dei Carabinieri, per scaglionare l’intera area della valanga con il dispositivo di rilevamento in grado di intercettare oggetti metallici. Due giorni dopo sarà utilizzata anche una nuova tecnologia aerea: cioè un telerilevamento con sensori iperspettrali. Il 7 febbraio le ricerche si fermano a causa del maltempo. Seguono giorni difficili, in cui il meteo non consente di tornare in quota. Sul Velino, in particolare in Valle Majelama, c’è alto rischio valanga. Si pensa anche ad organizzare squadre di volontari CAI per il monitoraggio continuo dell’area. 

La svolta

Quando ormai si stava perdendo anche la speranza di poter ritrovare i corpi dei quattro escursionisti, il 19 febbraio arriva la svolta.
Viene ritrovato il corpo di uno dei dispersi: è quello di Valeria Mella. Il corpo viene trovato a circa 300 metri dalla cima, in una zona già battuta nelle giornate di ricerca precedenti. A percepire le tracce del cadavere uno dei cani molecolari impiegati per le ricerche.
Sono quasi le 13, quando la Prefettura informa, in una nota ufficiale, il ritrovamento di un secondo corpo. La giornata di ricerche intense e senza sosta si conclude con il ritrovamento di tre dei quattro corpi degli escursionisti e ci vorrà altro tempo per capire l’identità del corpo rimasto ancora sotto la neve del Velino. Solo in tarda serata arrivano notizie confermate: i copri ritrovati, oltre a quello di Valeria Mella, sono quelli di Tonino Durante e Gian Mauro Frabotta.

Il 20 febbraio si torna in quota per rintracciare ed individuare l’ultimo corpo, quello di Gianmarco Degni. Sono da poco passate le 13,30, sembrava che la giornata dovesse concludersi senza risultati, con i soccorritori costretti a ridiscendere per l’innalzamento delle temperature che avrebbe potuto causare rischi di valanga, con lo scioglimento della neve …A un certo punto, però, il cane Efrom trova il corpo di Gianmarco Degni.
Si concludono così, un mese dopo, le operazioni imponenti per riportare a casa gli escursionisti. Non c’è stato un tempo limite. C’è stata la volontà di riportare a casa i quattro “cercatori di meraviglia”, come li ha salutati l’allora vescovo di Avezzano Pietro Santoro nella toccante omelia tenutasi durante le esequie, quando l’Abruzzo intero li ha salutati per sempre.

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