Camere con vista

Camere con vista, opposizione in ordine sparso: tutto più facile per Giorgia Meloni

Camere con vista: l'approfondimento politico a cura di Giuseppe Sanzotta. C’è stato un momento in cui la maggioranza ha avuto qualche fibrillazione, quando FdI ha bocciato la riconferma della candidatura del presidente della regione Sardegna Solinas.

Camere con vista: l’editoriale di Giuseppe Sanzotta. C’è stato un momento in cui la maggioranza ha avuto qualche fibrillazione, quando Fratelli d’Italia ha bocciato la riconferma della candidatura del presidente della regione Sardegna, Solinas.

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Le barricate della Lega sul proprio candidato sono durate poche ore. Così la minaccia di rivedere tutte le candidature per le regionali è presto sfumata. Anche perché l’inchiesta della magistratura sul presidente uscente ha facilitato una intesa. Certamente qualche malumore è rimasto. E forse quell’ordine del giorno della Lega, presentato al Senato, nel quale sostanzialmente si chiedeva di fermare l’invio di armi all’Ucraina, è stata una punzecchiatura polemica. Poteva far nascere un caso perché i 5Stelle si sono affrettati a garantire il proprio appoggio. La reazione di Palazzo Chigi è stata ferma e nl giro di poco quel testo è scomparso. Fibrillazioni presto oscurate dalla contesa sempre più palese a sinistra. Conte non ha digerito ancora il fatto che Meloni, nell’accettare la sfida televisiva con la segretaria del Pd, Elly Schlein, abbia identificato nella rivale la leader dell’opposizione. Così “l’avvocato del popolo” non perde occasione per smarcarsi dall’alleato-rivale. L’obiettivo è quello di un risultato alle europee che possa ribaltare i rapporti di forza. Un tentativo ambizioso perché i 5Stelle in questo tipo di consultazione non hanno mai brillato. Non brillano nemmeno nelle amministrative, ma con la minaccia di andare da soli stanno rendendo difficile la vita difficile alla Schlein, che proprio con lo scopo di favorire una intesa complessiva ha accettato di sostenere la candidata dei 5Stelle in Sardegna provocando non pochi malumori dentro il Pd. Eppure Conte non molla. Così come si è affrettato a sostenere la mozione, poi ritirata della Lega, si isola dalle altre componenti dell’opposizione non manifestando alcuna preferenza per i candidati alla presidenza Usa. Una neutralità per nulla gradita alla sinistra in generale. Probabilmente Conte non ha dimenticato quel messaggio di Trump all’amico “Giuseppi” in occasione del varo del governo giallo-rosso. O forse vuole solo distinguersi dalle altre opposizioni? Il risultato, a prescindere dalle motivazioni, è proprio questo: un distacco dai desideri palesi degli esponenti di sinistra.
Non c’è solo questo, i 5Stelle non parteciperanno alla protesta indetta dalla Schlein contro la Rai. Uno sgarbo nei confronti della segretaria del Pd che ha fatto dell’alleanza con i 5Stelle il cardine della sua politica delle alleanze. Una strategia che la sta allontanando sempre più sia da Renzi che da Calenda. I due in lotta perenne sono concordi solo su un questo: l’ostilità nei confronti di un Pd che guarda a sinistra e ai 5Stelle. Ma Calenda e Renzi oltre che a polemizzare con la sinistra devono guardarsi dal rischio europee. Infatti sarà arduo per i due schieramenti superare lo sbarramento previsto. Renzi si gioca molto annunciando di candidarsi. Sia lui che Calenda si contendono lo stesso elettorato, del resto la loro divisione rende impossibile pescare tra i dirigenti e l’elettorato moderato che sostengono il governo Meloni. Un centro così conflittuale non attrae alcuno. Così il confronto è uno sgarbo continuo. E tale è sicuramente l’annuncio in conferenza stampa da parte di Calenda che Rosato e Bonetti hanno lasciato Italia Viva per passare ad Azione: il primo sarà vicesegretario e la seconda vicepresidente.

Tutto questo mostra una opposizione che più divisa di così non si può. Pd e 5Stelle lontani da una alleanza organica. Italia Viva e Azione distanti da quella ipotesi di alleanza e i due partitini, a loro volta, in guerra tra loro. Pensare a una alternativa all’attuale maggioranza è assai difficile. Il progetto di un campo largo è rimasto sulla carta. All’orizzonte non appare nessun elemento unificatore, e la battaglia per le europee, che vedrà tutti contro tutti, è destinata ad allargare le crepe. Tensioni e polemiche sono destinate ad accompagnarci fino alle elezioni di giugno. Il dopo dipenderà dai risultati. Tre leader si giocheranno il posto: Schlein, Conte e forse Salvini. Si vota l’Europa pensando a Montecitorio. E Giorgia Meloni può continuare a dare le carte con tranquillità. Può accrescere il proprio prestigio internazionale e dedicarsi al suo progetto più ambizioso: il piano Mattei per l’Africa.

Camere con vista, tensioni in Forza Italia mentre Giorgia Meloni tende la mano a Salvini

 

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