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Ferragni – Balocco, tanti influencer e poche regole: i pericoli del mondo social

31 gennaio 2024 | 06:19
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Ferragni – Balocco, tanti influencer e poche regole: i pericoli del mondo social

Il caso Ferragni – Balocco, pro e contro del potere social e il ruolo dell’influencer. Un mondo virtuale senza regole, se non qualche adv. Intanto, l’esercito dell’odio social è sempre pronto all’annientamento: anche in questo caso senza controlli

I social, la sovraesposizione e l’effetto boomerang della popolarità su Instagram. Il caso Chiara Ferragni – Balocco dimostra che ci troviamo di fronte ad un mondo virtuale senza regole, se non qualche sporadico adv, in cui la comunicazione di tutti diventa spesso imprecisa, appannata e l’esercito dell’odio è sempre pronto all’annientamento mediatico. Ci saranno mai un ordine e regole chiare in un mondo virtuale sempre più violento?

Pro e contro del potere social – il caso Ferragni insegna – ruolo dell’influencer e importanza della comunicazione: tematiche di cui abbiamo parlato con la psicologa e psicoterapeuta aquilana Chiara Gioia.Il ruolo dell’influencer, diventato nel tempo una vera e propria professione, non è regolamentato, nonostante sia una figura chiave nell’ambito della comunicazione social, che produce contenuti finalizzati a promuovere determinati prodotti“. E nonostante, aggiungiamo noi, ci sia stato solo recentemente un intervento diretto rispettivamente da parte di Agcom e Governo, con il cosiddetto Decreto Ferragni. Comunque, dal vestiario al settore beauty, dall’arredamento alle automobili, dalle strutture ricettive ad oggettistica varia, nulla è sfuggito alla contemporanea strategia marketing di associare linee di prodotti alle personalità che vantano migliaia (se non milioni) di follower su Instagram. Le più grandi aziende, nazionali ed internazionali, hanno affidato cioè la promozione dei loro prodotti a post e storie che viaggiano su Instagram a colpi di #adv. Ma non è tutto oro quello che luccica.

“L’errore di comunicazione” alla base dell’operazione commerciale del pandoro Balocco, promosso da Chiara Ferragni, è ciò che l’Antitrust ha ritenuto una pratica commerciale scorretta, comminando due pesanti multe all’influencer Ferragni (ora indagata) e alla Balocco.
“Quando si ha a che fare con ruoli o con operazioni comunicative non basta avere una buona retorica. Bisogna saper stare in relazione”, sottolinea la psicologa aquilana. Mancando, tuttavia, regole precise e, al contempo, controlli sulle numerosissime operazioni di marketing che, ogni giorno, riempiono Instagram, accade che si faccia fatica a distinguere l’identità di un influencer e che si perda di vista anche l’esigenza di distinguere i contenuti illimitati che arrivano direttamente sul nostro telefono, grazie ad un algoritmo. Contenuti corrispondenti, guarda caso, proprio alle nostre ricerche online.
E capita che ci ritroviamo artefici o spettatori di quell’odio social che si scatena ogni qualvolta un personaggio “noto” è sotto gli occhi del ciclone (vedi Chiara Ferragni, che ha inizialmente eliminato la possibilità di commentare i suoi post). Un altro esempio, questo, di una realtà in cui non basta di certo l’hashtag ‘Adv’ a frenare una violenza spesso incontrollata.

L’INFLUENCER

“L’influencer, come suggerisce l’analisi della parola, fa riferimento a una persona che influenza. La definizione stessa, quindi, rimanda alla capacità di questi personaggi di affascinare, di attirare a sé l’attenzione di altre persone. Internet ha generato un’evoluzione nei modelli di comunicazione, ma l’attività degli influencer, basata proprio sull’azione del comunicare, va esercitata con ogni cautela e con trasparenza, trattandosi quotidianamente di marketing”, illustra Chiara Gioia.La figura dell’influencer ha dato la possibilità alle aziende si sfruttare i canali virtuali per promuovere i loro prodotti: da qui la nascita di una nuova professione che, caratterizzandosi anche a livello personale e quotidiano, apre ai seguaci una sorta di finestra sul mondo. Tuttavia, si fa fatica a comprendere dove finisca la realtà e dove incominci il mondo fittizio. Bisogna tener presente che queste figure sono lo specchio di realtà patinate, in quanto mostrano soltanto ciò che devono o vogliono mostrare. I loro contenuti hanno l’obiettivo di condizionare le scelte delle persone che li seguono, poiché essi hanno creato intorno a loro un sistema di credibilità e fiducia. Un sistema potente tanto quanto il loro quantitativo di follower, appunto. Grazie a tutto questo, il consumatore di turno si immedesima con le storie da loro narrate”. 

IL MITO 

Una figura social che rimanda ai miti dell’antica Grecia. “I miti del resto raccontano una storia, che può riguardare qualsiasi generazione. L’influencer, proprio come il mito, cerca di far sì che la storia narrata venga assimilata da chi la ascolta. Ma quella realtà mostra un quadro spesso studiato, scenografico, filtrato, patinato appunto. La realtà che spesso ostentano questi personaggi – espressione di una professione nuova e ancora da regolamentare in maniera approfondita – può anche suscitare effetti negativi sui follower.Quanti follower, ad esempio, confrontano la loro vita con quella degli influencer?Tanti e altrettanti possono sentirsi insicuri, possono sviluppare bassa autostima, perché si vedono meno belli, meno bravi. Paragonano il loro stile di vita a quello di personaggi che girano il mondo soprattutto perché ospiti di aziende e strutture, con scopi pubblicitari. Eppure, possono subentrare, in chi osserva tutto ciò dietro il display di un telefono, meccanismi psichici che vanno a impiantarsi su fragilità preesistenti, generando disfunzioni psichiche anche importanti, a volte addirittura stati depressivi“.

LA TECNOLOGIA E L’ASSENZA DI LIMITI

I social sono una dimensione senza controllo.L’uomo è un essere dinamico da ogni punto di vista: biologico, fisico, psichico, comunicativo… E va da sé che noi dobbiamo prenderci cura della nostra dinamicità. Quando c’è malessere, infatti, c’è una stasi, una stagnazione. In questo caso specifico, cioè in quello che riguarda gli influencer, questa evoluzione del personaggio non viene vettorializzata, non ha cioè un indirizzo preciso. Ci chiediamo, quindi, che tipo di fenomeno si svilupperà? Un qualcosa che si può scoprire solo strada facendo. Pensiamo alla discriminazione, ad esempio al razzismo o al body shaming: comportamenti denigratori che si osservano spessissimo sui social e che sono anche il riflesso di realtà prive di controlli specifici, o di contenimenti. Nel caso dell’influencer, l’unica regola è far arrivare il loro messaggio: un messaggio che ha sempre la stessa intenzionalità commerciale. Un messaggio che viene promosso con persuasione, fascinazione, per portare quel prodotto nella mente di chi li segue, che è il potenziale consumatoreChi si prende cura, però, di questa relazione comunicativa e della sua dinamicità? È la stessa relazione che viene a sgretolarsi, sotto il peso di una realtà costruita, patinata. Per questo bisogna fare attenzione: la tecnologia può essere sicuramente un mezzo per diffondere messaggi positivi, ma non bisogna lasciarsi sopraffare dal web e dai suoi linguaggi. L’uomo, artefice del mezzo tecnologico, deve fare attenzione a non diventarne vittima”.