Cronaca

Processo d’appello Rigopiano, sentenza il 14 febbraio

Rigopiano: mercoledì 14 febbraio, a porte chiuse, la sentenza del processo in Corte d'Appello a L'Aquila. In primo grado furono 25 le assoluzioni.

Rigopiano: chiude il processo presso la Corte d’Appello dell’Aquila: la sentenza – a porte chiuse – mercoledì 14 febbraio.

Ultima udienza oggi in Corte d’Appello a L’Aquila per il processo di secondo grado per la tragedia all’Hotel Rigopiano che risale al 18 gennaio 2017 quando una valanga travolse il resort di Farindola (Pescara) provocando 29 morti tra ospiti e dipendenti. In primo grado, davanti al gup del Tribunale di Pescara, il processo si era concluso con 25 assoluzioni e cinque condanne lievi. Lo sciopero delle Camere penali (dal 7 al 9 febbraio) ha determinato l’accorpamento dell’udienza di oggi con quella programmata per il 7 febbraio. La lettura della sentenza, fissata per le ore 16 di mercoledì 14 febbraio, avverrà a porte chiuse.

In primo grado davanti al gup del Tribunale di Pescara, il processo per la tragedia di Rigopiano, si era concluso con 25 assoluzioni e cinque condanne lievi. “Siamo tutti speranzosi nel buon esito di questo processo. Non siamo solo noi a chiedere giustizia, ma tutta Italia perché in questo Paese deve passare il segnale che chi non garantisce la sicurezza dei cittadini deve assumersi le proprie responsabilità”. Così aveva esordito Gianluca Tanda, rappresentante del comitato delle vittime di Rigopiano alla prima udienza in Appello all’Aquila.

rigopiano guardia di finanza

Nell’udienza di oggi sono state affrontate questioni marginali relative a funzionari della Prefettura coinvolti nella parte dell’inchiesta sul depistaggio per la telefonata del cameriere dell’Hotel Gabriele D’Angelo. Funzionari già assolti in primo grado e per i quali i rispettivi avvocati hanno depositato tutti brevi memorie ricalcando quanto già sostenuto in primo grado un anno fa a Pescara.
Appuntamento tra due settimane con convocazione alle 9.30 per eventuali repliche e lettura del dispositivo a porte chiuse non prima delle 16. In un secondo momento e in altra aula saranno convocati i giornalisti ai quali verrà consegnato una sintesi della sentenza.
“Non ci aspettiamo onestamente uno stravolgimento della sentenza di primo grado – commenta Mario Tinari, papà di Jessica, una delle vittime – ma certamente una sentenza più severa ed equilibrata in cui vengano definite una volta per tutte le giuste responsabilità.”

Lo ricordiamo, in primo grado, il 25 febbraio scorso, sono stati assolti l’ex prefetto e altri 24 imputati, per cui erano stati chiesti oltre 150 anni. Alla lettura della sentenza era esplosa la rabbia dei familiari delle 29 vittime, tanto che i giudici vennero scortati all’esterno. L’inchiesta sul disastro si era conclusa nel novembre 2018, e aveva riguardato in un primo tempo il corto circuito avvenuto tra i vari livelli istituzionali deputati a gestire l’emergenza maltempo, chiamando in causa Regione Abruzzo, Prefettura e Provincia di Pescara, Comune di Farindola; poi si era estesa anche alla mancata realizzazione della Carta prevenzione valanghe da parte della Regione e ai permessi per la ristrutturazione del resort, per un totale di 40 indagati. A fine dicembre 2018 ci fu  anche un’inchiesta bis sul depistaggio, a carico del personale della Prefettura di Pescara, compreso l’ex prefetto Francesco Provolo — per aver occultato il brogliaccio delle segnalazioni del 18 gennaio alla Mobile di Pescara — con altri 7 indagati. A dicembre del 2019 i vertici regionali uscirono dal processo con 22 archiviazioni per ex presidenti della Regione ed ex assessori regionali alla Protezione Civile. La condanna più pesante, 12 anni, era stata chiesta per l’ex prefetto Francesco Provolo; tra le altre richieste di condanna c’erano gli 11 anni e 4 mesi chiesti per il sindaco, in carica, di Farindola (Pescara), Ilario Lacchetta, i 7 anni e otto mesi per il gestore dell’hotel Bruno Di Tommaso, i 6 anni per l’ex presidente della Provincia Antonio Di Marco. Sul fronte del depistaggio in Prefettura, 2 anni e 8 mesi per Daniela Acquaviva e Giulia Pontrandolfo; 2 anni per Giancarlo Verzella.

 

 

 

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