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Le nuove stanze della poesia, Cessate di uccidere i morti di Giuseppe Ungaretti

1 febbraio 2024 | 17:04
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Le nuove stanze della poesia, Cessate di uccidere i morti di Giuseppe Ungaretti

“Cessate di uccidere i morti”: Ungaretti per l’appuntamento settimanale con la rubrica Le nuove stanze della poesia a cura di Valter Marcone.

“Cessate di uccidere i morti “ è il primo verso di una poesia di Giuseppe Ungaretti dal titolo “ Non gridate più” pubblicata nella raccolta “ Il dolore” del 1947 oggi inclusa nel volume “ Vita di un uomo” edizione Mondadori . L’occasione immediata di scrivere questi pochi versi viene data al poeta da un fatto vero, il bombardamento del cimitero di Roma in piena seconda guerra mondiale. In realtà il cuore del poeta è straziato da un dolore che in questi versi si fa universale e raggiunge una dimensione alta : la morte del fratello e soprattutto del figlio di appena nove anni.

“Cessate di uccidere i morti” è una metafora avvincente e di fortissima presa perchè dentro contiene tutto quello che di una guerra si vorrebbe cancellare , per assurdo “la morte dei morti” che è in definitiva il risultato di tutte le guerre. Ci sono morti straziati dagli ordigni e dalle armi da guerra, straziati nel corpo, ridotti a brandelli ,insomma annientati da una cieca furia . Morti innocenti che nulla avevano commesso di male , la cui vita viene spezzata all’improvviso in un attimo, in un soffio. E poi ci sono i morti che continuano a vivere , sono i sopravvissuti alla guerra, agli stermini, al raccapriccio di vedere i propri simili annientati, distrutti senza un perchè. Sono quelli che sopravvivono alle guerre , che sembra continuino a vivere ma che portano dentro la morte, forse ben celata, forse continuamente esorcizzata ma piena . Una morte che prende non il corpo ma la mente e il cuore con possesso indescrivibile a chi non è stato testimone della barbarie di una guerra.

Ecco perchè la testimonianza e la memoria spesso diventano difficili e insopportabili da parte di chi non riesce più ad essere un uomo ma affonda nelle radici del dolore perfetto che snatura. Aver dedicato una giornata alla memoria non basta, non basta più a distanza di oltre un secolo dalla prima guerra mondiale in cui sono morte 10 milioni di vittime,una cifra che non comprende i civili. Una cifra approssimativa (cifre ufficiali parlano di 1.800.000 morti tedeschi, 1.350.000 francesi, 1.300.000 austro-ungheresi, 750.000 inglesi) ma che fa comprendere la dimensione mondiale della tragedia . In attesa di ricordare la seconda guerra mondiale che ha visto morire ancora 70 milioni di persone , a distanza di pochi decenni dalla prima guerra . Il prezzo in vite umane più alto di qualunque altra guerra nella storia, di cui 23 milioni solo nell’Unione Sovietica .

Non basta più perchè appunto dalla fine della seconda guerra mondiale, i conflitti sul nostro pianeta hanno continuato ad uccidere uomini, donne, bambini come una normalità rotta solo raramente dall’eccezione della pace. In questo momento si contano nel mondo 59 conflitti . Dall’Afghanistan, alla Libia, al Myanmar, alla Palestina, alla Nigeria, sono molte le popolazioni del mondo per cui il conflitto è la tragica normalità.

Cessate d’uccidere i morti,
non gridate più, non gridate
se li volete ancora udire,
se sperate di non perire.

Hanno l’impercettibile sussurro,
non fanno più rumore
del crescere dell’erba,
lieta dove non passa l’uomo.
Giuseppe Ungaretti, Il dolore, in Vita d’un uomo, Mondadori

Il dolore e la sofferenza sono la chiave di volta dei versi delle sei sezioni della raccolta Il dolore .Una straziante realtà che accomuna tutti gli uomini che proprio attraverso la solidarietà che questi sentimenti suscitano si riconosce nella sua umanità .Versi avvolgenti che hanno dalla loro parte la forza di esprimersi in modo semplice, ovvero in modo comprensibilissimi, distanti milioni di anni luce da quel sidereo , inarrivabile firmamento che è la poesia simbolo “ Mattina” con i suoi due versi “M’illumino / d’immenso “ ,una strabiliante incommentabile vertigine del logos : pensiero e parola , rappresi tra un discorrere interiore secondo ragione e l’espressione o manifestazione del pensiero, che in questo esprimersi si concreta.

La presenza muta dei morti: i vivi urlando trasmettono odio, i morti tacendo sussurrano pace .Così Ungaretti ricorda anche la lotta per liberarsi da una occupazione del nostro paese da parte dei nazifascisti che portò alla guerra di liberazione e al sacrificio di partigiani tra 415.000 (di cui 330.000 militari e 85.000 civili) e 443.000. La guerra di Liberazione e la Resistenza coinvolsero 340.000 partigiani (fino al 25 aprile 1945), 379.000 militari del Corpo Italiano di Liberazione impegnati con le Forze Alleate.

E’ quello che un altro poeta che molte volte scrive versi contro la guerra ,Salvatore Quasimodo esprime bene in questa sua lirica milanese:

“E come potevamo noi cantare
con il piede straniero sopra il cuore,
fra i morti abbandonati nella piazza
sull’erba dura di ghiaccio, al lamento
d’agnello dei fanciulli, all’urlo nero
della madre che andava incontro al iglio
crociisso sul palo del telegrafo?
Alle fronde dei salici, per voto,
anche le nostre cetre erano appese,
oscillavano lievi al triste vento.
Invano cerchi tra la polvere,
povera mano, la città è morta.
E’ morta: s’è udito l’ultimo rombo
sul cuore del Naviglio. E l’usignolo
è caduto dall’antenna, alta sul convento,
dove cantava prima del tramonto.
Non scavate pozzi nei cortili:
i vivi non hanno più sete.
Non toccate i morti, così rossi, così goni:
lasciateli nella terra delle loro case:
la città è morta, è morta.

Allo stesso modo dello stesso Eugenio Montale la morte che muore rappresentata in la “Primavera hitleriana”

“Da poco sul corso è passato a volo un
messo infernale
tra un alalà di scherani, un golfo mistico
acceso
e pavesato di croci a uncino l’ha preso e
inghiottito
si sono chiuse le vetrine, povere
e inofensive benché armate anch’esse
di cannoni e giocattoli di guerra,
ha sprangato il beccaio che iniorava
di bacche il muso dei capretti uccisi,
la sagra dei miti carneici che ignorano il
sangue
s’è tramutata in un sozzo trescone d’ali
schiantate,
di larve sulle golene, e l’acqua seguita a
rodere
le sponde e più nessuno è incolpevole.

Oh la piagata
primavera è pur festa se raggela
in morte questa morte! …

Ma ne parlerò ancora . Oggi anche noi siamo testimoni di due conflitti asprissimi . Quello tra Russia e Ucraina che ha riportato alle porte dell’Europa la guerra che sembrava essere stata messa definitivamente da parte grazie proprio agli sforzi della cooperazione e della comunione di intenti in una Europa unita. Un conflitto che dura ormai da un decennio. Iniziato il 20 febbraio 2024 ha visto nel 2022 una vera e propria invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Quello tra Israele ed Hamas sul suolo della striscia di Gaza ,il territorio dei palestinesi, dopo il raid terroristico di Hamas del 7 ottobre dello scorso anno su alcune città , famiglie e gruppi di Israele . Un conflitto probabilmente sproporzionato in cui Israele dal 7 ottobre non ha cessato di colpire gli insediamenti palestinesi sulla striscia di Gaza a danno soprattutto dell’inerme popolazione civile. Tanto che il Ministero della Salute nella Gaza, governata da Hamas, ha aggiornato ad almeno 25.105 il bilancio delle vittime uccise nella Striscia da quando è scoppiata la guerra con Israele il 7 ottobre. Di cui il 70 per cento sono donne e bambini.