Rigopiano, si va in Cassazione: i familiari “I maggiori responsabili non sono stati puniti”

Riformata, solo in parte, in Appello la sentenza di primo grado sulla tragedia di Rigopiano. Salgono a 8 le condanne. Alessio Feniello “Andavano condannati altri personaggi”. Il legale dell’ex Prefetto: “Sapevamo che il processo sarebbe finito in Cassazione”
Rigopiano, la Corte d’Appello riforma, in parte la sentenza: 8 condanne e 22 assoluzioni. Alessio Feniello, padre di Stefano, una delle vittime della valanga, “Ci aspettavamo di più, andavano condannati altri personaggi”. Il legale dell’ex Prefetto condannato: “La sentenza va rispettata”.
Rigopiano, dopo cinque ore di camera di consiglio i giudici della Corte d’Appello dell’Aquilahanno riformato in parte la sentenza emessa dal tribunale di Pescara a febbraio dell’anno scorso. Per l’ex capo di gabinetto della Prefettura Leonardo Bianco la Corte ha disposto una condanna di un anno e 4 mesi, mentre per il tecnico del comune di Farindola Enrico Colangeli la pena è di due anni e 8 mesi. La Corte d’Appello, presieduta da Aldo Manfredi, ha condannato l’ex prefetto Provolo e il dirigente Bianco il primo per omissione di atti d’ufficio e falsitàideologica, il secondo per falso. Colangeli per omicidio colposo e lesioni plurime. La sentenza ha, inoltre, confermato le condanne di primo grado per il sindaco di Farindola Lacchetta a 2 anni e 8 mesi, il dirigente della Provincia Mauro Di Blasio, 3 anni e 4 mesi, il tecnico Giuseppe Gatto, 6 mesi, l’ex gestore del resort
Bruno Di Tommaso, 6 mesi.
Le reazioni
“Ci aspettavamo di più, in particolare la condanna della Regione e della Provincia.Non penso che sia una cosa normale tirare dentro un tecnico comunale e l’ex prefettoper depistaggio. Andavano condannati altri personaggi. Se oggiavessero preso tutti l’ergastolo a me non cambiava nulla. Potevoguardare la foto di mio figlio e dire ho fatto il mio dovere perdarti giustizia”. Lo ha detto Alessio Feniello, padre di Stefano, il giovane di 28 anni morto, insieme ad altre 28 persone, sotto le macerie dell’hotel Rigopiano il 17 gennaio 2017.
“Tutte le allerte valanga sono state ignorate. Con questa sentenza muore la prevenzione in Italia. Che la facciamo a fare?”. È il commento di Egidio Bonifazi, padre di Emanuele, 31enne addetto alla reception dell’hotel Rigopiano, morto il 18 gennaio 2017 nella struttura di Farindola. “Ho provato molta confusione. Non hanno reso giustizia. Sono molto amareggiato perché non sono stati puniti i maggiori responsabili”, ha aggiunto Bonifazi.
“Ci sembra che la Corte abbia ragionato in termini di giustizia. Le sentenze si commentanoleggendole. Non c’è giustizia di fronte alla morte. C’è lapossibilità di avere risarcimenti e ristori. Sono processi incui gli essere umani devono essere rispettati, anche quanti sonostati condannati. Ci sembra che questa sentenza possa riapriredegli spazi“, ha detto l’avvocato di parte civile, RomoloReboa, al termine della lettura della sentenza.
Queste, invece, le parole dell’avvocato dell’ex Prefetto Francesco Provolo, Sergio Della Rocca: “Massimo rispetto per questa disgrazia. La sentenza si rispetta come quella di primo grado. È arrivata la condanna per omissione di attid’ufficio e falso.Per questi reati non c’è costituzione diparte civile. Sapevamo bene che questo processo sarebbe finitoin Cassazione“. L’ex Prefetto è stato condannato ad un anno ed 8 mesi di reclusione. La Corte d’appello dell’Aquila, ha invece “confermato l’assoluzione“ dell’ex prefetto di Pescara “riguardoalle due più gravi accuse che lo avevano raggiunto per latragedia di Rigopiano, cioè depistaggio ed omicidio plurimo“, sottolinea il legale GianDomenico Caiazza, precisando che quindi anche per i giudici di appello il prefetto “non ha alcuna responsabilità né per latragica morte o per le gravi lesioni in danno degli ospiti, néper l’infamante accusa di depistaggio delle successiveindagini”.
Provolo è stato ritenuto responsabile, “per una ipotesi di omissione di atti di ufficio e per la relativa, asseritamentefalsa comunicazione al Ministero degli interni, entramberelative al giorno 16 gennaio”, aggiunge Caiazza parlando di “fatti del tutto privi di rilevanza in ordine alla tragedia”, avvenuta due giorni dopo. Annunciato il ricorso in Cassazione.
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