Don Paolo Piccoli, iniziato il nuovo processo a Venezia

21 febbraio 2024 | 15:18
Share0
Don Paolo Piccoli, iniziato il nuovo processo a Venezia

Iniziato a Venezia il nuovo processo a carico di don Paolo Piccoli: rinviata al 7 marzo l’escussione dei periti e consulenti di parte. Per la difesa, “Non è stato un omicidio e lo dimostreremo”.

Terminata la prima udienza presso la Corte d’Appello d’Assise di Venezia, del nuovo processo a carico di don Paolo Piccoli, sacerdote veneto incardinato e molto conosciuto nell’Aquilano, condannato in primo e secondo grado presso la Corte d’Assise di Trieste a 21 anni e 6 mesi di reclusione per l’omicidio di un altro sacerdote, la cui sentenza d’Appello, a marzo scorso, era stata annullata dalla Suprema Corte di Cassazione.

Nella prima udienza di mercoledì 21 febbraio, la Corte d’Assise d’Appello ha ottemperato alla richiesta della Cassazione e pertanto ha ordinato l’escussione dei periti e dei consulenti di parte (6 sono le persone da escutere) richiesti dalla difesa rappresentata, anche a Venezia, dall’avvocato Vincenzo Calderoni, del foro dell’Aquila che ha presentato il ricorso accolto in Cassazione. Nel nuovo processo affiancherà l’avvocato Calderoni il collega Alessandro Filippi, del foro di Venezia. “La Cassazione, dandoci ragione e accogliendo in pieno il nostro ricorso – spiega Calderoni sentito dal Capoluogo.it – ha riconosciuto un vulnus nella difesa di don Paolo Piccoli. Come da sempre sosteniamo la morte di don Giuseppe Rocco non è da attribuirsi a un evento delittuoso, ma è stato un decesso naturale”. 

Don Paolo Piccoli, già parroco a Pizzoli e Rocca di Cambio, ex cappello militare e a lungo in servizio sulle navi da crociera, era stato accusato e condannato per l’omicidio di don Giuseppe Rocco, monsignore triestino all’epoca 92enne, il cui corpo fu rinvenuto il 25 aprile 2014 all’interno della Casa del Clero di Trieste dove entrambi i presuli abitavano. All’inizio, dopo il ritrovamento del corpo senza vita del monsignore, si pensò a una morte naturale, data anche l’età avanzata. L’accusa di omicidio arrivò diverse settimane dopo, a seguito di autopsia. A fare il ritrovamento, l’assistente di don Rocco, Eleonora Laura Di Bitonto che tentò di rianimare l’anziano, come registrato anche dalla telefonata fatta al 118. Sempre la perpetua, sia prima che durante le fasi del processo, fu l’unica grande accusatrice di don Piccoli, sola destinataria, tra l’altro, della cospicua eredità di don Rocco, (consistente anche in alcune unità immobiliari) che – stando a quanto riferito dalla stessa – avrebbe poi diviso con i nipoti del monsignore.

don paolo piccoli processo

Processo Don Piccoli: “Le bugie della perpetua”

In aula anche era presente anche don Piccoli che ha sempre sostenuto a gran voce la sua innocenza e, nonostante la salute cagionevole, non ha perso nessuna udienza né in primo, né in secondo grado.

Il ricorso presentato dall’avvocato Vincenzo Calderoni – pienamente accolto dalla Suprema Corte di Cassazioneriguardava alcuni aspetti del processo ed in particolare, chiedeva di applicare un principio di diritto in riferimento alla ‘prova tecnica’ in conformità con alcune pronunce della Cedu (Corte Europea dei diritti dell’uomo).  “La ragione per cui il processo è da rifare sta nel fatto che è stato violato il diritto alla difesa dell’imputato, ed in particolare il diritto cosiddetto delle ‘armi pari’, il quale vuole che nella prova tecnica siano sempre ascoltati i consulenti della difesa. Quest’ultimo principio contrastava con un principio in auge presso la Suprema Corte fino allo scorso anno quando è stato invece recepito il principio citato”,  spiega l’avvocato Calderoni.

Perchè il processo è tutto da rifare

Nel nuovo processo quindi bisognerà accertare se don Rocco è stato davvero ucciso o se invece deceduto per cause naturali o se la rottura dell’osso ioide che ha portato don Piccoli sotto processo, potrebbe essere avvenuta durante le operazioni autoptiche. Non si può escludere inoltre che sia avvenuta in occasione dello spostamento del cadavere da parte dell’impresa di pompe funebri, oppure – contestualmente all’autopsia – durante le operazioni di estrazione del blocco laringo-faringeo. “Prima dell’autopsia – chiarisce Calderoni – non era stata fatta una tac per fotografare la situazione. Così la difesa – che a Trieste era rappresentata sempre dall’avvocato Calderoni insieme al collega Stefano Cesco del foro di Pordenone ndr – non aveva potuto far valere le conclusioni dei propri consulenti tecnici che divergevano da quelle dell’accusa su aspetti che la stessa Cassazione ha ritenuto di fondamentale importanza. Per la Suprema Corte ancor prima di procedere all’individuazione dell’autore del delitto, del movente, dell’origine delle macchie ematiche rinvenute sul letto, risulta ineludibile (come si legge anche nella sentenza) ricostruire le cause della morte dell’anziano“. 

don paolo piccoli processo

Le prove contro don Piccoli

A don Piccoli venne contestato di aver ucciso don Rocco per impossessarsi di alcuni monili che il sacerdote aveva nella stanza e soprattutto della collanina che l’anziano prelato indossava sempre; una tesi più volte smentita dalla difesa durante tutte le fasi di dibattimento. La collanina – come accertato di nessun valore commerciale – di fatto non è mai stata trovata, nonostante le diverse perquisizioni nella stanza dell’imputato, “se non al collo della perpetua”, come ribadito più volte dalla difesa. Don Paolo Piccoli, dichiarandosi sempre innocente, aveva detto nell’intervista rilasciata al Capoluogo dopo la prima condanna: “Il Signore ha dato, il Signore ha tolto, sia benedetto il nome del Signore. Lui ha scelto per me, questa è la mia croce, la porterò è continuerò il mio cammino di purificazione”. Il caso ha suscitato un notevole clamore mediatico, il processo a Trieste è stato seguito e mandato in onda dalla trasmissione “Un giorno in pretura” che seguirà anche il nuovo processo a Venezia e se ne è occupata anche la trasmissione condotta da Federica Sciarelli, “Chi l’ha Visto“.

L’ultimo sacramento: il processo a don Piccoli a “Un giorno in pretura”