Primo grado

Incendio a Fonte Vetica, un anno e quattro mesi a tre imputati

Condannati per l'incendio a Fonte Vetica, sulla piana di Campo Imperatore, del 2017: da un barbecue era divampato un incendio che distrusse centinaia di ettari di vegetazione nel Parco del Gran Sasso

Condannati per l’incendio a Fonte Vetica, sulla piana di Campo Imperatore, del 2017: da un barbecue era divampato un incendio che distrusse 300 ettari di vegetazion nel Parco del Gran Sasso.

Era il 2017, in una estate caldissima a Fonte Vetica si stava tenendo, come abitudine, la Fiera degli Ovini. All’ora di pranzo, le fiamme divamparono da un barbecue acceso per cuocere della carne: ingenti i danni al patrimonio boschivo abruzzese, centinaia gli ettari di vegetazione distrutti, tutti nel Parco del Gran Sasso. Le fiamme arrivarono a lambire il versante pescarese, verso Rigopiano.

incendio fonte vetica 5 6 agosto 2017
incendio fonte vetica 5 6 agosto 2017

Subito partirono le indagini: 14 le persone sulle quali ci si concentrò all’inizio. Ieri il Tribunale dell’Aquila, (giudice unico Tommaso Pistone) ha condannato in primo grado tre dei quattro giovani imputati ad un anno e 4 mesi di reclusione, con pena sospesa. Si tratta di Riccardo Di Nicola, 29enne di Popoli ma residente a Pietranico (Pescara), i cugini Fabrizio ed Ivan Di Giandomenico, entrambi di 28 anni, di Popoli e residenti ad Alanno, secondo l’accusa – come riporta il Messaggero – responsabili di aver acceso un barbecue dove non si poteva, dal quale è poi divampato l’incendio. Assolto con la formula “perché il fatto non costituisce reato” Alessandro Venti, 26enne di Popoli.

L’inchiesta che ha portato alla sbarra gli imputati è stata portata avanti dal Nipaf e dalla sezione di Pg della Forestale in servizio presso la Procura dell’Aquila, coordinati dal sostituto procuratore della Repubblica dell’Aquila, Fabio Picuti. Il 5 agosto 2017 vennero distrutte praterie e alberi nel cuore del Parco Nazionale del Gran Sasso. Un danno all’ecosistema quantificato da una perizia redatta da esperti che ammonta a un milione di euro. Un rogo che si riuscì a domare solo dopo 15 giorni con l’impiego di due canadair e due elicotteri.

Nel corso dell’udienza di ieri mattina, gli avvocati difensori hanno tentato di smontare le accuse sostenendo che la “canalina” al momento del rogo fosse spenta. La tesi difensiva sosteneva che il rogo potesse essersi verificato a causa del vento forte e con una fiamma che sarebbe arrivata da altre fornacelle sparse intorno a quella dove sostavano gli imputati.

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