Politica

Elezioni regionali Sardegna, il voto disgiunto lancia il campo largo: vince Alessandra Todde

Alessandra Todde vince le elezioni regionali in Sardegna. L'impatto del voto disgiunto e le reazioni in Abruzzo.

Vittoria di misura di Alessandra Todde alle elezioni regionali in Sardegna. L’impatto del voto disgiunto: al candidato del centrodestra, Paolo Truzzu, “mancano” più di 5mila preferenze rispetto al voto di coalizione. Le reazioni in Abruzzo. Castaldi: “In Sardegna il primo enorme passo, andiamo avanti”. Pagano: “Nessun impatto sull’Abruzzo, il nostro sistema elettorale è differente”.

La lunga notte dello scrutinio per le elezioni regionali in Sardegna ha portato come verdetto la vittoria di misura di Alessandra Todde, candidata del “campo largo” formato da centrosinistra, M5S e liste civiche, quello che in sostanza rappresenta il Patto per l’Abruzzo alle elezioni del 10 marzo prossimo con Luciano D’Amico candidato presidente. Sul fronte opposto, “l’alter ego” di Marco Marsilio, ricandidato in Abruzzo dal centrodestra, è Paolo Truzzu arrivato dietro di pochi voti. Sul fronte del centrodestra, però, emerge con prepotenza il dato del voto disgiunto, non permesso dalla legge elettorale in Abruzzo. Il candidato del centrodestra, infatti, ha ottenuto circa 5mila voti in meno rispetto alle liste che lo sostenevano. Un dato che influisce in maniera più pesante, quanto più la forbice tra i due candidati è ridotta. Insomma, al centrodestra certamente non hanno fatto bene le polemiche sulla scelta del candidato presidente, con la Lega che ha mal digerito l’aver messo da parte Solinas. Ma proprio sulla Lega si registra il dato più eclatante, con oltre 55mila voti persi rispetto al 2019 e superata oggi da Forza Italia. Inevitabili quindi gli scambi di accuse tra gli alleati, dopo che è sfumata una vittoria che sembrava a portata di mano, anche se ad incidere, oltre al crollo Lega, è stato sicuramente di più il voto disgiunto.
Un voto che per l’Abruzzo non è previsto dalla legge elettorale, ma il voto in Sardegna rappresenta comunque un buon segnale secondo gli esponenti del “campo largo”.

“Noi con il nuovo corso – commenta al Capoluogo.it Gianluca Castaldi, coordinatore regionale del M5S – stiamo facendo un lavoro sui territori e i risultati pagano. Vogliamo offrire alla comunità nazionale una classe dirigente competente e preparata, capace e molto onesta. Non possiamo lasciare i cittadini senza la speranza che su possa fare politica per il bene comune e dobbiamo dare loro la possibilità di avere competenze ed onestà a cui affidarsi. In Sardegna un primo enorme passo, andiamo avanti!”.

Diverso il punto di vista di Nazario Pagano, coordinatore regionale di Forza Italia: “In Sardegna c’è un sistema elettorale stravagante che andrebbe corretto, visto che permette il voto disgiunto e quindi di votare un consigliere di centrodestra e il presidente di un’altra coalizione. In Abruzzo per fortuna questo non avviene, ma al di là del sistema elettorale anche in Sardegna le liste di centrodestra risultano avanti a quelle del centrosinistra, sono i dati dei candidati presidenti che hanno fatto la differenza“. Soddisfatto comunque del risultato di Forza Italia: “Tra tutti i partiti è l’unico che ha tenuto percentualmente, nonostante la frammentarietà delle liste. Ovviamente resta il rammarico per il tempo perso nella fase che ha preceduto il voto. Il voto in Sardegna dev’essere da monito per il centrodestra, non si può arrivare all’ultimo secondo per la scelta del candidato presidente. Ovviamente certe dinamiche hanno inciso negativamente, inutile nasconderlo, ma ancor di più ha inciso la stravaganza di un sistema elettorale che permette di votare il consigliere di una coalizione e il presidente di un’altra”.

“Il centrosinistra abruzzese – afferma poi il senatore e segretario abruzzese di Fratelli d’Italia, Etelwardo Sigismondi – festeggia la vittoria della Sardegna perché sa di non poterlo fare in Abruzzo il prossimo 10 marzo, quando verrà sonoramente bocciato dai cittadini. L’Abruzzo, infatti, ha già conosciuto il malgoverno del centrosinistra e, come si respira sui territori, certamente dalle urne emergerà la volontà di proseguire la fase di crescita che il presidente Marco Marsilio è riuscito ad imprimere alla nostra regione. Gli abruzzesi non sono disponibili a tornare indietro al periodo in cui, con il Partito democratico alla guida della Regione, l’Abruzzo non contava nulla e i cittadini venivano puntualmente presi in giro da promesse mai mantenute. In Sardegna c’era consapevolezza che la competizione sarebbe stata difficile per il centrodestra e questo aspetto ha comportato anche il cambio del candidato alla Presidenza. In terra d’Abruzzo la situazione è completamente diversa: i grandi risultati conseguiti dal governo regionale sono sotto gli occhi di tutti e l’apprezzamento per l’operato del presidente Marsilio si riscontra ovunque, con una grande attenzione e partecipazione ad eventi ed iniziative. L’autorevolezza e la forza di Marsilio unitamente alla solidità della coalizione, determineranno la vittoria del 10 marzo, garantendo stabilità e la conferma del buon governo in Abruzzo”.

“La bellissima vittoria di Alessandra Todde, neopresidente della Sardegna, – scrive invece Daniele Marinelli, segretario PD Abruzzo – racconta di una terra che dopo cinque anni di pessimo governo regionale rialza la testa e si riprende il proprio futuro. È una vittoria per la Sardegna, per il buon governo dell’isola, contro l’arroganza di una destra che quando è all’opposizione soffia sul fuoco delle paure e della sofferenze per alimentarle, ma quando governa non sa affrontare i problemi né individuare le soluzioni, peggiorando la condizione di vita delle persone. Quello che arriva dalla Sardegna è lo stesso splendido vento di cambiamento che si respira in Abruzzo, dove il 10 marzo scriveremo una storia nuova per la nostra regione. Una storia che sa di futuro, dignità e speranza. Buon lavoro alla presidente Todde. Tra pochi giorni tocca all’Abruzzo alzare le vele e dimostrare che meritiamo molto di più. Con Luciano D’Amico presidente”.

Il commento di Michele Fina: “In Sardegna, con Alessandra Todde, vincono l’orgoglio di una terra che ha respinto le scelte calate da Roma, una candidata competente e preparata e una coalizione unita da un progetto chiaro e valido. Lo sforzo di dialogo tra forze democratiche, progressiste e civiche, l’intesa tra Pd, M5S, forze ecologiste e di sinistra ha prevalso ed è l’alleanza, da allargare anche alle forze di centro, che può battere queste destre incapaci e pericolose. È un segnale che non può essere ignorato, soprattutto in vista delle elezioni abruzzesi che presentano molti punti in comune con quelle sarde, a dispetto di quello che dice il presidente in scadenza Marsilio. Anche in Abruzzo c’è un presidente delle destre calato dall’alto, anche in Abruzzo si è toccato con mano il pessimo governo locale delle destre: Marsilio come Solinas è infatti agli ultimi posti nel gradimento dei cittadini.
Anche in Abruzzo il metodo Meloni ha significato la cannibalizzazione degli alleati. In Abruzzo a chi, come Marsilio, che ha preferito Roma ai problemi degli abruzzesi, proponiamo la bella candidatura di Luciano D’Amico, autorevole e legato alla sua terra per avere una sanità più efficiente, per la difesa della scuola pubblica e per dire no all’autonomia differenziata.
Anche in Abruzzo c’è una larga coalizione, anzi più larga, perché mette insieme tutte le forze alternative alle destre, nessuna esclusa. Collaborazione e non competizione è la chiave per dare vita a un’alleanza costituzionale, saldamente radicata in valori condivisi e capace di trovare un comune programma.
Dopo un anno dalla sua elezione, la rotta tracciata da Elly Schlein appare sempre più chiara: restituire un’identità precisa al Pd, con battaglie condotte a viso aperto, dalla sanità pubblica al salario minimo, e ricercare sempre, senza stancarsi mai, l’unità del partito e della coalizione. Il 10 Marzo ci sarà per l’Abruzzo, come c’è oggi per la Sardegna, la possibilità di scrivere una nuova storia”.

“Cosa lega la Sardegna all’Abruzzo? La stessa idea di prepotenza che viene sconfitta; l’idea dei padroni d’Italia, non fratelli, che pensano di poter imporre i candidati. Lì lo hanno fatto ed hanno perso ed in Abruzzo hanno una pretesa addirittura maggiore, quella di farci subire per un’altra legislatura un romano. E’ un’idea di prepotenza che non ha a che fare con il potere, ma con un’idea padronale della regione. Nessun automatismo tra Sardegna ed Abruzzo, se non un filo rosso che lega i prepotenti d’Italia da lì, dove sono stati sconfitti, a qui, dove gli abruzzesi si sono resi conto che ce ne possiamo liberare. In Abruzzo di più, perché grazie a noi si è costituita la più larga coalizione possibile, unico caso in Italia”, così in una nota Camillo D’Alessandro, presidente regionale di Italia Viva
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