Pescara, sceso dal balcone il giovane che minacciava il suicidio

1 marzo 2024 | 12:02
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Pescara, sceso dal balcone il giovane che minacciava il suicidio

Dopo 44 ore il ragazzo che minacciava di gettarsi dal balcone della sua abitazione al quinto piano, a Pescara, è al sicuro, affidato alle attenzioni delle forze dell’ordine e del 118

È sceso dal balcone e rientrato in casa il giovane che minacciava il suicidio, in bilico sul balcone della sua abitazione a Pescara per 44 ore. Ora si sta sottoponendo alle prime cure da parte del personale sanitario. Il Capoluogo aveva ascoltato la sua dottoressa, Amalia Staffilano: “È una persona sola che ha bisogno di aiuto”

Dopo 44 ore il ragazzo che minacciava di gettarsi dal balcone della sua abitazione al quinto piano di un palazzo, a Pescara, è al sicuro, affidato alle attenzioni delle forze dell’ordine e del personale del 118. Accompagnato da numerosi agenti di polizia, il giovane è stato fatto uscire dal condominio completamente avvolto da una coperta azzurra. Il personale del 118 gli sta prestando le prime cure sul posto, in ambulanza, per il successivo trasferimento in ospedale. Il giovane si trovava dalle ore 14 di mercoledì 28 febbraio in piedi sul parapetto del balcone, largo circa 20 centimetri, senza mangiare né bere. Per alcune ore è rimasto anche sotto la pioggia. Sul posto erano intervenute la squadra di negoziazione della Polizia di stato, la Squadra Volante, la Squadra Mobile, oltre ad una squadra di negoziatori arrivata da Roma, al personale della Asl, ai Vigili del Fuoco, con diversi mezzi e numerosi uomini, Polizia locale e 118.

“Ditemi cosa devo fare”. Sono le parole pronunciate ai poliziotti, subito prima di aprire la porta e lasciarli entrare in casa, dal 23enne di Pescara.
All’origine del gesto c’è un momento di profondo disagio vissuto dal giovane. A fare il punto della situazione, nel corso di una conferenza stampa, sono stati il questore di Pescara, Carlo Solimene, il dirigente della squadra Volante, Pierpaolo Varrasso, che per due giorni è rimasto sul posto, e il medico della Questura, Sara Cortese. Nel corso dell’incontro è stato spiegato il tipo di attività svolta, che alla fine ha portato al risultato sperato. I negoziatori e tutto il personale impegnato hanno lavorato per ottenere la fiducia del giovane, affinché non si sentisse solo, parlando con lui di vari argomenti. Il ragazzo per quasi due giorni è rimasto a piedi nudi sul parapetto del balcone. Fin da subito l’area è stata messa in sicurezza, evitando interferenze da parte di persone non autorizzate a interagire con lui. Dopo quasi 44 ore, stamani, attorno alle 9.45, il 23enne ha desistito e ha aperto la porta ai poliziotti. Subito dopo è stato accompagnato in ospedale per le cure del caso.

“Siamo soddisfatti e felici – ha detto il questore Solimene – perché la Polizia di Stato e la Questura di Pescara sonoriusciti a mettere in sicurezza un giovane che registrava unmomento di disagio e aveva bisogno del nostro aiuto. Siamoriusciti a farlo attraverso un’équipe che lavora da tempo in
questo settore, aiutati anche dal Dipartimento della Polizia di Stato che ciha dato tutta l’attenzione del caso, fornendoci personaleparticolarmente qualificato. Abbiamo dimostrato l’attenzione chela Polizia ha verso le fasce deboli e verso chi vive momentidi disagio; abbiamo dimostrato – ha concluso – laprofessionalità e l’umanità profonda che contraddistinguono ledonne e gli uomini della Polizia di Stato”.

Il fatto ha tenuto in ansia forze dell’ordine e personale di soccorso per due giorni. Nonostante il robusto dispiegamento di forze per i soccorsi, resi ulteriormente complicati dalla presenza di un pitbull, il giovane infatti è rimasto in bilico sul balcone per tutto il tempo e ha voluto parlare con la dottoressa Amalia Staffilano, l’endocrinologa che ha seguito il suo percorso di transizione di genere. Il Capoluogo.it ha ascoltato la dottoressa, che ha dichiarato: “Ha voluto parlare con me perché sa che non lo giudico; è molto confuso e ha bisogno di aiuto”. Proprio il percorso di transizione di genere potrebbe essere stato il motivo scatenante del gesto, considerato che lo stesso giovane ha chiesto la velocizzazione dell’iter per i nuovi documenti. Il giovane ha da poco perso la madre e non ha rapporti con il padre, nel mentre ha portato a termine il percorso di transizione di genere che deve avergli causato disagi personali e sociali.

Foto di: Ansa