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L’Aquila Capitale della Cultura 2026, le voci dei commercianti: Noi siamo pronti

6 marzo 2024 | 06:15
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L’Aquila Capitale della Cultura 2026, le voci dei commercianti: Noi siamo pronti

L’Aquila capitale della cultura 2026, c’è grande attesa per la proclamazione. I commercianti aquilani ci sperano: “Sarebbe il segnale che siamo usciti dal tunnel!”.

Dopo l’audizione di lunedì scorso, la comunità aquilana attende con fiducia e trepidazione la data del  29 marzo per capire se L’Aquila sarà davvero la Capitale italiana della cultura per il 2026. Tra i commercianti si comincia a sognare, a sperare, a fare progetti qualora dovesse arrivare l’ambito e tanto atteso riconoscimento.

L’audizione a Roma del 4 marzo ha lasciato molto soddisfatti gli addetti ai lavori e L’Aquila è pronta a diventare Capitale italiana della Cultura 2026. Per farlo, ha deciso di affidarsi a diversi testimonial di assoluto spessore: cantanti, artisti, attori, personaggi del mondo accademico e della cultura in generale. Ma a sostenere questa ‘battaglia’ ci sono anche i commercianti aquilani, contenti e speranzosi che “questa sia la volta buona!”.

carnevale piazza duomo

Certo: in caso, ci sarà da lavorare per farsi trovare pronti ad accogliere turisti e curiosi da tutto il mondo, “Ma siamo abituati a darci da fare, soprattutto da 15 anni a questa parte”, spiega al Capoluogo  Roberto Laglia, titolare e direttore del hotel Federico II e coordinatore alberghi Cna L’Aquila. L’Aquila Capitale della CulturaPensando a quello che è successo 15 anni fa sembra quasi impossibile!  Sarebbe bellissimo, soprattutto per le presenze turistiche stimate. Il territorio è pronto? Bisogna lavorare ovviamente in questo lasso di tempo per risolvere alcune problematiche che già conosciamo, ma non siamo un popolo inerme e ci daremo da fare. Per noi che lavoriamo proprio nel comparto turistico sarebbe qualcosa di molto importante per l’indotto perchè mettendoci al centro del mondo riusciremmo a entrare nel contesto  della destagionalizzazione, dell’incoming turistico con gli eventi correlati al riconoscimento, distribuiti nel corso dell’anno e non solo in date e periodi stabiliti“.

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C’è tanto entusiasmo anche tra i ristoratori: è felice “come un bambino”Giorgio Carissimi, titolare del ristorante pizzeria “Giorgione” in centro storico, su Corso Vittorio Emanuele II. “Speriamo davvero che vinca L’Aquila. Oggi siamo tutti tifosi… certo, bisognerà darsi da fare, ognuno nel proprio settore, noi siamo pronti a collaborare con le istituzioni per fare la nostra parte“. 

Anche lo chef Luca Totani, titolare del ristorante “Connubio” ci spera molto: lui che nelle potenzialità del centro storico ha creduto quando sembrava impossibile, 8 anni fa, nel 2016, con il primo ristorante aperto sul Corso Stretto, al buio, in un centro storico ancora martoriato, puntellato e alle prese con i sottoservizi. “Ce lo meritiamo proprio! Abbiamo vissuto anni terribili: il terremoto, lo spopolamento, il senso di incertezza e precarietà causati qualche anno dopo dal sisma del Centro Italia prima e dall’emergenza sanitaria pochi anni dopo. Esserci ancora sembra un miracolo: per noi ristoratori gli ultimi 15 anni, a fasi alterne, sono stati una tragedia nella tragedia. Questa città meriterebbe di essere Capitale della cultura per tantissimi motivi: ha al suo interno uno scrigno prezioso, fatto non solo di palazzi e monumenti, ma di persone coraggiose e resilienti che hanno creduto alla ‘risurrezione’ e sono rimasti qui, hanno combattuto, hanno pianto, sono caduti e si sono rialzati. Abbiamo personaggi, uomini e donne che hanno fatto la storia del Paese e hanno mosso i primi passi proprio qui. Siamo un popolo allegro, sincero e accogliente: di base, insomma, non ci manca nulla! Dobbiamo lavorare sodo però: ci sono problemi da risolvere prima del 2026, come quello della mobilità e dei parcheggi. Ma sono certo che le istituzioni preposte non si faranno trovare impreparate“.

Prato collemaggio

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Felicissimo e in attesa del responso anche un altro pioniere del centro storico, Giuseppe Colaneri, per tutti “Peppe della Luna”, che con il suo negozio di oggettistica, cartoleria e souvenir resta un baluardo del Corso Stretto, un viso sicuro e ‘amico’ del pre e post sisma. Sarebbe da pazzi non sperare qualcosa del genere per la nostra città e se qualcuno non è contento vuol dire che a L’Aquila non vuole bene! Un riconoscimento simile dovrebbe solo renderci tutti fieri e orgogliosi di essere aquilani. L’Aquila Capitale della cultura metterebbe finalmente un punto a ciò che è stato e darebbe nuova linfa vitale per andare avanti. Metterebbe finalmente al centro del mondo il nostro cuore ferito. Penso che ci sia tempo per risolvere alcune criticità, come i parcheggi, in vari punti della città.  Sarebbe una bella occasione di riscatto: non solo nel breve periodo, ma negli anni a venire. Il terremoto è stata una disgrazia per tutti, ma ci ha lasciato un’eredità  ‘positiva’: i turisti negli anni subito dopo il 2009 venivano per curiosità, poi sono tornati perché innamorati. Si sono trovati bene, sono stati ben accolti. Abbiamo tutte le carte in regola, non resta che dire: FORZA L’AQUILA, NOI CI SIAMO!”.

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“Sarebbe un segnale chiaro che siamo usciti dal tunnel”. Questo il pensiero di Roberto Maccarrone, titolare in città delle librerie Mondadori. “Dobbiamo solo farci trovare pronti: noi come commercianti faremo il possibile per collaborare con enti e istituzioni. Ho visto Matera, dove sono stato tanto volte: per loro è stata una grande opportunità avere il titolo di Capitale Italiana della Cultura. Lo hanno saputo sfruttare al meglio. Dobbiamo capire che, se L’Aquila sarà davvero la Capitale della Cultura, sarà un evento mondiale; l’importante è non farne da subito una questione speculativa. Ognuno deve fare il meglio di ciò che sa fare mettendoci del proprio, senza aspettarsi aiuti. Solo così, se saremo scelti, potremo aiutare tutta la comunità”. 

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