Le Sante Perpetua e Felicita per la rubrica “Tutti i Santi giorni” del 7 marzo.
Il 7 marzo ricorre la memoria delle Sante Perpetua e Felicita.
Le Sante Perpetua e Felicita, vissute nel II secolo durante l’impero di Settimio Severo. Il resoconto del loro martirio, gli Acta Perpetuae et Felicitatis, è uno dei più antichi documenti della letteratura cristiana latina, scritto da testimoni oculari della passione e della morte delle due Sante, uccise a Cartagine durante i giochi circensi insieme a San Saturo, San Revocato, San Saturnino e San Secondino, perché vogliono convertirsi al cristianesimo. Parte del racconto è opera di Tertulliano, due capitoli sono scritti da San Saturo e i restanti sono i diari di Perpetua stessa, redatti durante la sua carcerazione.
Perpetua nacque a Cartagine da nobile casato. Nel 203, giovane sposa di ventidue anni e madre di un bambino ancora lattante, fu arrestata con altri quattro compagni dal proconsole Minucio Firminiano, a causa della sua fede cristiana. Venne rinchiusa in prigione insieme a Santa Felicita, figlia dei suoi servi, anch’ella giovane sposa e vicina a dare alla luce il suo primogenito. Poiché la legge romana vietava che le donne in attesa venissero giustiziate prima del parto, Felicita riuscì miracolosamente a partorire prima della data prefissata, in modo da poter compiere l’estremo atto di fede insieme ai suoi sventurati compagni. Nel giorno stabilito, le due Sante lasciano la cella e vengono condotte al circo dove le attende un toro: i loro corpi vengono straziati dalle corna dell’animale inferocito, finché la pietà popolare non impetra per loro che venga posto fine al supplizio per mezzo della spada.
Il culto delle Sante Perpetua e Felicita ebbe immediata diffusione anche al di fuori dei confini dell’Africa e la loro festa inserita nel calendario filocaliano – cioè quello dei martiri venerati pubblicamente a Roma nel IV secolo -; sul luogo della sepoltura fu edificata la Basilica Maiorum. Sotto la minaccia dell’invasione dei vandali le reliquie di Santa Perpetua furono traslate nel 439 a Roma. Dopo vario peregrinare, il corpo fu ricoverato nella chiesa di Notre Dame di Vierzon nel 1807, dove è tutt’ora venerato.
Una curiosità: ne I Promessi sposi, Manzoni ha chiamato Perpetua la donna di servizio in casa di don Abbondio e il nome di quel personaggio letterario è passato da lì a indicare la categoria delle “perpetue”, cioè le donne addette alla cura delle canoniche. Alcuni studiosi ritengono che l’Autore abbia preso il nome dal Canone latino della Messa, insieme con quelli dell’altre donne del romanzo: Perpetua, Agnese, Lucia e Cecilia.
