Negli studi di Grandangolo la giornalista e scrittrice aquilana Monica Pelliccione, reduce dalla nomina di Ambasciatrice agli Stati da parte dell’Academy International Switzerland. In cosa consiste questo titolo? Cultura e sfide alle porte per L’Aquila. L’intervista.
Ha all’attivo otto pubblicazioni e una nuova opera in cantiere, dal titolo “L’Aquila segreta”, che arriverà a 15 anni dal sisma che colpì al cuore il capoluogo. Monica Pelliccione ospite di Grandangolo, condotto dal direttore del Capoluogo.it David Filieri. Solo pochi giorni fa l’aquilana è stata insignita di un prestigioso titolo, quello di Ambasciatrice agli Stati per l’Universum Academy, da parte dell’organizzazione Academy International Switzerland. “Si tratta di un’onorificenza importante – dichiara ai nostri microfoni – arrivata del tutto inaspettatamente. Un titolo che mi consente, come ambasciatrice negli stati, di operare a livello culturale, sociale e a livello diplomatico. L’organizzazione è nata nel 1990 a Lugano ed opera in 6 Stati europei, con un collegamento diretto alle Nazioni Unite”.
Cosa potrà portare a L’aquila questo riconoscimento?
“L’investitura cade in un momento assolutamente proficuo, perché opererò sull’intero territorio nazionale ed europeo, ma essendo aquilana opererò soprattutto per l’Abruzzo e per la città. Ci sono all’orizzonte già due appuntamenti importanti: il Giubileo del 2025 – L’Aquila, con la sua storica Perdonanza deve essere partecipe di questo grande evento e potrà attrarre un importante flusso di turisti – e poi c’è la sfida L’aquila Capitale della cultura 2026. Io credo che L’Aquila possa e debba farcela. Non come risarcimento o riscatto per il suo passato: il terremoto è una pagina che non deve assolutamente essere dimenticata, ma deve essere coltivata come memoria collettiva per crescere. Deve farcela, allora, perché L’Aquila oggi porta nel suo DNA valori importanti. Affrontate le difficoltà più grandi della ricostruzione, ora è tempo di pensare nuovamente al futuro dei nostri giovani, ripartendo dalle eccellenze e investendo nel domani”.
Monica Pelliccione ripercorre, nell’intervista, anche gli inizi della sua attività di scrittrice.
“Lavoro per il quotidiano Il Centro da 30 anni. La passione per l’attività di scrittrice nasce da quando ero una giovane aspirante giornalista e l’allora caporedattore, Giustino Parisse – sulla scorta dei miei già diversi anni da cronista sul campo – mi propose di raccontare, in un libro, la storia del polo elettronico aquilano. In realtà non mi sentivo pronta, perché i tempi della scrittura letteraria sono completamente diversi dai tempi giornalistici. Però decisi di provare e devolvemmo tutti gli introiti arrivati dalle copie vendute alle RSU del polo elettronico”.
Così, Monica Pelliccione scoprì che “Scrivere è liberatorio. Mi sono resa conto di amare poter raccontare qualcosa che intrecciasse in parte me stessa, in altra parte il mio territorio. Più scrivevo e più mi innamoravo della mia città e del mio Abruzzo, perché scoprivo sempre nuove cose. Ed ora la scrittura è diventata un filone che corre parallelamente al mio lavoro principale, che è quello di giornalista”.
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Conciliare i due lavori è faticoso? “Non c’è una ricetta, io dico sempre testa bassa e lavorare. Tante ore al pc, tanti sacrifici… Si rinuncia a domeniche fuori, a giorni di festa e, spesso, si scrive fino a tarda notte, quando c’è l’ispirazione. Per fortuna io posso contare sul supporto incondizionato della mia famiglia. Hanno saputo anche capire quei momenti in cui era giusto che io spingessi sull’acceleratore”.
L’intervista
