Di Orio su L’Aquila Capitale della Cultura, Nessuno si sottragga a questa gioia

“Da un drammatico cumulo di macerie a Capitale della Cultura: i distinguo e le critiche sono incredibili!”. Il professore Ferdinando Di Orio festeggia L’Aquila Capitale della Cultura.
“Senza se e senza ma grazie a chi si è speso per questo risultato”. La nomina per L’Aquila a Capitale della Cultura 2026 è un prezioso riconoscimento che ha inorgoglito e unito una comunità intera. Un suggello meritato per un territorio duramente colpito negli anni. A ricordarlo, anche il professore Ferdinando Di Orio, rettore di UnivAq a cavallo del sisma del 6 aprile 2009.
Il professor Ferdinando Di Orio ricorda proprio lo spaesamento e le difficoltà di quel periodo: difficoltà che per L’Aquila e gli aquilani sono stati stimolo per rialzarsi, rinascere e lavorare affinché 15 anni dopo arrivasse questo riconosciment. “Io nel 2009 c’ero, spesso solo, nonostante imbarazzanti affermazioni di presenze strategiche inesistenti e avendo dormito in tenda per difendere la nostra meravigliosa UNIVAQ per oltre un mese senza alcuna tentazione costiera, ricordo bene cosa era la nostra Città, uno struggente drammatico cumulo di macerie. Ora nel 2024 questa nostra Città diventa Città della cultura d’Italia. Un riconoscimento all’antica L’Aquila per secoli Città della Cultura e al lavoro di ricostruzione lento ma inevitabile che la renderà nel giro di pochi anni una delle più belle città d’Italia. Ed allora mi sembrano incredibili i distinguo e le critiche. Lo dico in tutta serenità e onestà intellettuale è un grandissimo evento che ci viene attribuito e tutto si può fare meno che sottrarsi alla legittima gioia. Per molto tempo quanto lottavamo per la ricostruzione abbiamo pensato di essere figli di un Dio minore oro con orgoglio possiamo dire che tutta Italia parla di noi. Senza se e senza ma grazie a chi si è speso per questo risultato”.

