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DL Superbonus, in provincia dell’Aquila a rischio oltre 500 edifici ATER

Il nuovo decreto sul Superbonus taglia le gambe anche ai lavori degli edifici Ater, ex IACP. Solo in provincia dell'Aquila coinvolti oltre 500 edifici per un valore sulla ricostruzione di oltre un miliardo di euro.

Il nuovo decreto sul Superbonus taglia le gambe anche ai lavori degli edifici Ater, ex IACP. Solo in provincia dell’Aquila coinvolti oltre 500 edifici per un valore sulla ricostruzione di oltre un miliardo di euro.

Ha buttato nel caos il mondo dell’edilizia e non solo il decreto approvato dal Consiglio dei Ministri, su proposta del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, relativamente al Superbonus. Tante le reazioni alla decisione di eliminare lo sconto in fattura e la conseguente cessione del credito, bloccando anche le compensazioni con l’agevolazione Ace, con crediti che vengono prima compensati con le eventuali ‘cartelle’ degli accertamenti fiscali. Politica e associazioni di categoria sul piede di guerra, soprattutto per quello che rappresenta questa decisione per i crateri sismici. Tanto si è detto nella giornata di oggi per i tanti cittadini che hanno rinunciato ai contributi della ricostruzione, per portarla a termine con il Superbonus, ma problemi ci saranno anche per gli immobili dell’ex Istituto Autonomo Case Popolari (IACP), oggi Ater, che con il superbonus ha in ballo tantissimi edifici.
Rappresentativa può essere la situazione in provincia dell’Aquila, dove l’Ater – presieduta dall’avvocato Isidoro Isidori – ha in ballo qualcosa come 500 edifici e più, per un valore di ricostruzione che supera il miliardo di euro. Cifra che si moltiplica per dieci se si considera tutto il cratere.
Centinaia di pratiche in fase di attuazione da anni rischiano così di fermarsi, anche se andranno comunque rifinanziate per la ricostruzione. Vero è che il finanziamento pubblico rappresenta un terzo del contributo del Superbonus, ma in ogni caso il legislatore dovrà risolvere un problema piuttosto spinoso.
Questo decreto, quindi, rappresenta un ulteriore mannaia che va a complicare lavori già assegnati con bandi ad evidenza pubblica. L’auspicio, comunque, è che si dia priorità ai tanti cittadini penalizzati dal provvedimento, rispetto ad opere che comunque possono essere finanziate da fondi pubblici, e per i quali hanno espresso preoccupazione anche il sindaco dell’Aquila, Pierluigi Biondi, e il presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio: “L’utilizzo dei benefici fiscali per il ripristino degli immobili danneggiati dai terremoti del 2009 e del Centro Italia – hanno infatti scritto in una notanon è un privilegio per pochi, come accaduto in molti casi e con conseguente esplosione dei conti pubblici, ma una necessità senza la quale non potremmo continuare ad aprire cantieri. Il ricorso a tali agevolazioni è previsto per la quota in accollo ai proprietari di unità immobiliari inagibili e la loro eliminazione comporterebbe un grave pregiudizio per il processo di ricostruzione, giunta finalmente a un favorevole punto di progresso, e imporrebbe, comunque, un intervento ampliativo della contribuzione parametrica convenzionale oggi prevista, con analoga spesa a carico dello Stato. Il trend attuale delle concessioni emesse porta a ritenere che per il 2024 tale ipotesi di erogazione complessiva di risorse possa attestarsi su cifre che, nella migliore delle ipotesi, non potranno superare, tra i due crateri, l’importo di 700 milioni di euro”.
Insomma, i problemi che questo ultimo decreto potrebbe portare con sé sono tanti, sia nel settore pubblico, che in quello privato. Si spera però che le priorità vengano individuate a partire dai cittadini, che oggi si ritrovano in una situazione confusa, con la paura di non poter usufruire di quelle agevolazioni che pure sembravano assicurate, ma di decreto in decreto si fanno sempre più aleatorie.

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