Le nuove stanze della poesia

Le nuove stanze della poesia, la notte pasquale

La puntata di questa settimana della rubrica Le nuove stanze della poesia a cura di Valter Marcone è dedicata alla Pasqua e al mistero della Resurrezione di Cristo.

Il giovedì di questa puntata della rubrica Le nuove stanze della poesia cade nel pieno della Settimana santa e coincide con il giovedì in cui si ricorda l’istituzione dell’Eucarestia e del ministero ordinato, come pure la consegna ai discepoli del comandamento dell’amore (Gv 13,34). Il Giovedì santo sancisce la fine della Quaresima, cominciata con il Mercoledì delle Ceneri e con essa si conclude anche il digiuno di penitenza.

Nella Chiesa cattolica, in questo giorno vengono consacrati gli oli santi e i presbiteri rinnovano le promesse fatte nel giorno della loro ordinazione sacerdotale. Sempre in questo giorno durante la “coena domini” il celebrante lava i piedi di dodici persone Il gesto che compie Gesù nei confronti dei discepoli durante l’Ultima Cena, prima di essere condannato a morte, è raccontato dal Vangelo di Giovanni ed era una caratteristica dell’ospitalità nel mondo antico. Dopo la lavanda dei piedi Gesù parla ai suoi discepoli : “In verità, in verità vi dico: uno di voi mi tradirà”, tutti si affrettano a domandare e lo stesso Giovanni il discepolo prediletto, poggiandosi con il capo sul suo petto, in un gesto di confidenza, domanda: “Signore, chi è?”. E Gesù commosso rispomde: “È colui per il quale intingerò un boccone e glielo darò” e intinto un boccone lo porse a Giuda Iscariota, dicendogli: “Quello che devi fare, fallo al più presto”; fra lo stupore dei presenti che continuarono a non capire, mentre Giuda, preso il boccone si alzò, ed uscì nell’oscurità della notte. Il Vangelo racconta il seguito della cattura, del processo, della condanna, della morte sulla croce e della resurrezione nella notte del terzo giorno .

Una notte di gioia dunque quella pasquale che la storia, la letteratura, il cinema, la musica ha ricordato in molte occasioni e con molte opere. Ricordo qui per chiudere questa breve riflessione i versi di La Passione di Mario Luzi (1914-2004) scritti su richiesta di Giovanni Paolo II per una Via crucis al Colosseo

XIII
Padre mio, mi sono affezionato alla terra quanto non avrei creduto.
È bella e terribile la terra.
Io ci sono nato quasi di nascosto, ci sono cresciuto e fatto adulto
in un suo angolo quieto
tra gente povera, amabile e esecrabile.
Mi sono affezionato alle sue strade,
mi sono divenuti cari i poggi e gli uliveti,
le vigne, perfino i deserti.
È solo una stazione per il figlio tuo la terra
ma ora mi addolora lasciarla
e perfino questi uomini e le loro occupazioni,
le loro case e i loro ricoveri
mi dà pena doverli abbandonare.
Il cuore umano è pieno di contraddizioni
ma neppure un istante mi sono allontanato da te.
Ti ho portato perfino dove sembrava che non fossi
o avessi dimenticato di essere stato.
La vita sulla terra è dolorosa,
ma è anche gioiosa: mi sovvengono
i piccoli dell’uomo, gli alberi, gli animali.
Mancano oggi qui su questo poggio che chiamano Calvario.
Congedarmi mi dà angoscia più del giusto.
Sono stato troppo uomo tra gli uomini o troppo poco?
Il terrestre l’ho fatto troppo mio o l’ho rifuggito?
La nostalgia di te è stata continua e forte,
tra non molto saremo ricongiunti nella sede eterna.

Era l’anno pregiubilare. Mario Luzi fu chiamato a scrivere quindici poesie da recitare ad ogni stazione della via crucis che si sarebbe tenuta quell’anno il venerdì santo , al Colosseo e alla presenza di Giovanni Paolo II. «Non era solo un dubbio di insufficienza e di inadeguatezza, era anche di più il timore che la mia disposizione interiore non fosse così limpida e sincera quanto il soggetto richiedeva». Questo cita l’Introduzione de La Passione. Via Crucis al Colosseo, Garzanti, 1999, pp. 77, che raccoglie tutti i testi della Via Crucis letta da Sandro Lombardi e Lucilla Morlacchi la sera del 2 aprile 1999. Ma le scrisse lo stesso . Perchè si era incosciamente preparato con tutte le sue raccolte , fin dal 1963. Si era preparato ad una conversione che raccoglieva l’umano nella sua conversione come elemento essenziale e determinante per quella nuova visione che fu anche di Montale e di Eliot de La terra desolata.

Mario Luzi fu insegnante per tutta la vita. Dopo essersi laureato inizia a insegnare in un istituto magistrale di Parma, ma poco tempo dopo si trasferisce a Roma.
Pubblica nel 1940 la raccolta Avvento notturno, che presenta le poesie composte tra 1936 e 1939, Nel 1945 torna a Firenze e negli anni successivi pubblica le raccolte poetiche: Un brindisi (1946), Quaderno gotico (1947), Primizie del deserto (1952), Onore del vero (1957), Dal fondo delle campagne (1956), Nel magma (1963), Su fondamenti invisibili (1971), Al fuoco della controversia (1978). Negli anni Ottanta Luzi riceve diversi premi e riconoscimenti: nel 1985 gli viene conferito il Premio Montale, e nel 1987 gli viene consegnato il Premio Feltrinelli per la poesia all’Accademia dei Lincei a Roma. Nel 1989 esce la raccolta dei suoi saggi, Scritti. Negli anni ‘90 pubblica Frasi incise di un canto salutare (1990), Viaggio terrestre e celeste di Simone Martini (1994), Sotto specie umana (1999) Nel 2004 al suo novantesimo compleanno viene nominato senatore a vita dal Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi; pubblica nello stesso anno la raccolta Dottrina dell’estremo principiante. Nel 2005 muore a Firenze, dove viene seppelito nella Basilica di Santa Croce. Nel 2008 viene pubblicata postuma la raccolta Lasciami non trattenermi.

Le nuove stanze della poesia, Jacopone da Todi

 

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