Autismo, le sfide della social cognition

2 aprile 2024 | 17:21
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Autismo, le sfide della social cognition

La giornata mondiale per la consapevolezza sull’autismo dà l’opportunità di approfondire lo stato dell’arte: l’attività del Centro abruzzese che ha sede all’Aquila, lo sguardo sulla social cognition.

Giornata mondiale per la consapevolezza sull’autismo, occasione da cogliere per una riflessione e un approfondimento sulla social cognition.

“Viviamo una fase di grande attenzione sia dal punto di vista normativo-istituzionale che da parte dell’ opinione pubblica e degli organi di stampa – dice a IlCapoluogo.it il professor Marco Valenti, direttore del Centro di  Riferimento Regionale per l’Autismo – ma è evidente che c’è ancora molto da fare”.
In questo contesto, particolare rilievo assume la social cognition. La prof. Monica Mazza, dirigente psicologa presso il Centro e tra le massime esperte dell’argomento, spiega che “si tratta di un tema e di un ambito molto complessi. Si tratta di un filone di ricerca relativamente recente: i primi significativi passi in avanti sperimentali si sono avuti a metà degli anni Ottanta del XX secolo, quando ci si rese conto che la capacità di leggere la mente è una prerogativa molto significativa”. La prof. Mazza esemplifica: “Ogni volta che parliamo con qualcuno, il nostro cervello si chiede cosa stia pensando l’altro, elabora ipotesi che generano una teoria della mente dell’altro. Quando questo non accade, abbiamo una forma di autismo: in questo caso, alla base c’è il deficit di interazione sociale, che è una funzione mentale innata”.
Proprio il deficit di interazione sociale, prosegue Mazza “è uno dei sintomi più complessi da trattare, per la sua specificità. Oggi, assieme a strategie metacognitive, si utilizzano molto dispositivi robotici umanoidi e realtà virtuale, e gli sviluppi sono molto promettenti, anche se molto c’è ancora da fare per realizzare programmi di recupero anche parziale della funzione”.

D’altra parte, come sottolinea il professor Valenti, “l’autismo manifesta un sensibile incremento delle diagnosi, a cui c’è bisogno di dare risposte sempre più articolate. Risulta autistico un numero crescente di bambini e adulti, per questo abbiamo bisogno di risorse sempre maggiori e servizi socio-sanitari territoriali efficienti. Più di un bambino su cento presenta la necessità di un intervento riabilitativo significativo. Poi se consideriamo solo la presenza di tratti autistici, la frequenza aumenta. L’autismo si manifesta infatti come uno spettro, con diversi livelli di gravità e di necessità di supporto”.
Il CRRA ricopre un’importante serie di funzioni: collocato all’Aquila all’interno dell’ospedale San Salvatore, oltre a svolgere attività assistenziale (diagnostica e consulenza sui programmi riabilitativi), ha la direzione sanitaria dei due centri diurni per l’autismo della Asl1 “La Casa di Michele” nel capoluogo e quello di Pratola Peligna (gestiti rispettivamente dalle cooperative Lavoriamo Insieme e Polis Nuova Dimensione), sovrintende alla organizzazione e alla formazione di tutte le strutture regionali, governa i progetti di ricerca sanitaria sull’autismo per l’Abruzzo, coordina le attività del comitato tecnico scientifico regionale per l’autismo, che ha la funzione di consultazione istituzionale e include le principali associazioni di familiari.
Valenti sottolinea: “Facciamo un’intensa attività di ricerca, tanto che i nostri lavori sono collocati sui migliori repertori scientifici internazionali. Nel nostro campo questo è fondamentale, la ricerca si traduce in miglioramento della capacità diagnostica e in qualità dell’intervento. Non a caso, il nostro centro si caratterizza per un accesso di utenti da fuori regione di circa il venti per cento”.