Sisma 6 aprile 2009, il ricordo di Paola Tomei: “Zia ha lasciato in eredità amore e buoni sentimenti”

6 aprile 2024 | 08:39
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Sisma 6 aprile 2009, il ricordo di Paola Tomei: “Zia ha lasciato in eredità amore e buoni sentimenti”

15 anni fa il terremoto del 6 aprile ha spazzato via i sogni e le speranze di Paola Tomei, rimasta sotto le macerie in via Luigi Sturzo a soli 49 anni. Il ricordo delle nipoti Giusy e Deborah.

“Nonostante una fine così atroce, zia aveva ha lasciato un alone di bontà e generosità impresso in quanti l’hanno conosciuta”. Deborah e Giusy non riescono a darsi pace, nonostante siano passati 15 anni. Paola Tomei, “zia Paola”, è andata via troppo presto, strappata alla vita in pochi secondi, zia e madre allo stesso tempo di 2 donne, allora quasi bambine. Paola è una delle vittime del 6 aprile 2009, non un numero, ma una sorella, un’amica, una donna resiliente e straordinaria, un’aquilana verace, allegra, spontanea, generosa.

Paola Tomei era un’onesta lavoratrice che aveva dedicato la vita alla famiglia e alle sue adorate nipoti Deborah e Giusy, all’amatissima sorella Ortesia. Lavorava come corriere alla Tnt e quella notte è rimasta sotto le macerie della casa dove abitava una sua parente, Annamaria Russo, e le figlie di lei, Chiara, Giuseppina, Micaela e Rosa in via Luigi Sturzo. In un estremo atto di generosità Paola Tomei era andata dopo le prime scosse a fargli compagnia. Dopo essersi separata dal marito, Annamaria era ripartita da zero. da Vieste con le figlie si etra trasferita a L’Aquila e aveva trovato lavoro nell’Autogrill di Aquila ovest. Si erano trasferite in quella casa da poco e “zia Paola” le aveva aiutate e quando Annamaria aveva il turno di notte andava lì per non lasciarle sole.  Sono morte tutte insieme, nella stessa stanza, la speranza è che non si siano accorte di nulla e che la furia del sisma le abbia sorprese nel sonno.

Un dolore immenso, mai sopito, in chi è rimasto, nella sorella, nelle nipoti che quella notte sono arrivate poco dopo le 3.32 in via Sturzo e fino all’ultimo hanno pregato e sperato che potesse accadere il miracolo. 15 anni sono una vita e questo nucleo “al femminile” è andato avanti: Deborah e Giusy hanno completato gli studi, hanno incontrato l’amore, hanno creato la loro famiglia. Uno dei loro figli si chiama Luigi, lo stesso nome di quella via dove Paola aveva costruito il suo nido e ha trovato la morte. Una casualità che profuma di vita, speranza, rinascita, dopo tanta distruzione. Di Paola non restano tanti ricordi, la forza distruttrice del sisma ha spazzato via tutto, anche oggetti insignificanti a cui chi rimane dà un valore aggiunto. Le foto sono poche, sbiadite e consumate, c’è tanta voglia di parlare però, di raccontare l’essenza di questa zia, di questa sorella speciale. Oltre le immagini c’è anche un piatto blu, leggermente sbeccato, ma conservato come una reliquia, perchè quella crepa in un oggetto di poco conto, è come la ferita nel cuore di queste ragazze, che non si è mai rimarginata.

paola tomei

“A volte sembra passata una vita, a volte un giorno – racconta, commossa, la nipote Giusy sentita dal Capoluogo d’Abruzzo – zia Paola per noi è stata una seconda mamma, un punto di riferimento importantissimo, una donna che si è sempre fatta in quattro per una famiglia, la sua che ha passato tante difficoltà”.

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Giusy e Deborah sono state cresciute solo dalla mamma e la presenza di Paola Tomei è stata molto importante. “Abbiamo avuto un’infanzia serena, felice e senza privazioni. La presenza di nostra madre insieme a quella di zia ha sopperito a tante mancanze. Zia era una figura piena, completa, sempre disponibile, attenta alle nostre esigenze, si levava letteralmente il pane dalla bocca affinché avessimo le stesse opportunità delle nostre coetanee. Lei, che dalla vita aveva avuto poco e niente, aveva per noi tantissimi progetti!”.

Il ricordo va a quella notte, a quei minuti successivi alle 3.32, quando chi ce l’aveva fatta cominciava a fare la conta e il giro di chiamate di parenti e amici.

paola tomei

“Sono corsa a piedi a casa di zia – ricorda Giusy – erano da poco passate le 4. La città era avvolta in una nube di polvere, intorno casa di zia il silenzio. All’inizio nel mio cuore speravo e pensavo che insieme a questa nostra parente e alle bambine fossero riuscite a scappare, magari a piedi, come fortunatamente è successo a tanti e che nella fretta non avessero preso nulla, né telefono, né chiavi della macchina che era regolarmente parcheggiata nel cortile, il cuore batteva forte, ma ho pregato e sperato”. L’amara scoperta poco dopo quando i soccorritori, con un sondino, hanno constatato che sotto quelle macerie non c’erano, almeno apparentemente, persone vive. “Abbiamo saputo che di tutto un palazzo si era salvato solo un cagnolino, ci sono volute ore per recuperare i corpi. Il riconoscimento è stato un atto pietoso. La nostra speranza è che zia Paola non abbia sofferto. Già la vita con noi non è mai stata generosa e lei non meritava una fine così, a soli 49 anni. Siamo cresciute con poco, ma ci siamo sempre fatte bastare quello che avevamo, perchè nostra madre e mia zia poi, ci hanno inculcato i valori della famiglia e dell’impegno. Zia Paola era piena di allegria, girava per le vie del centro con il suo furgone con Radio Ciao a palla… La conoscevano e rispettavano tutti perchè aveva sempre avuto una vita trasparente”.

“E questi sentimenti, se praticati da ognuno di noi, non faranno mai morire del tutto chi quella notte non ce l’ha fatta…Il luogo comune vuole che il terremoto porti via gli anziani, invece il 6 aprile 2009 sono state spazzate via le speranze di tanti giovani, di tanti bambini e di moltissima gente nel fiore degli anni! Non la dimenticheremo mai e continueremo a celebrarla a modo nostro ma il 6 aprile ci è stata portata via in un modo brutale; è stata una disgrazia che segnerà per sempre le nostre vite”, conclude.

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