Politica

Sulmona, Ramunno per Accardo: in Comune è ancora tempo di crisi?

Nella giunta di Sulmona entra Andrea Ramunno, ma la scelta non piace ai 5 Stelle: è espressione del civismo, che qui vuol dire Gerosolimo

Non è una crisi quella che investe, per l’ennesima volta, un’amministrazione di Sulmona (sia il sindaco in carica Gianfranco Di Piero che Annamaria Casini prima di lui, per stare al passato più recente, sono arrivati al passo delle dimissioni poi ritirate) quanto piuttosto un antipasto.

Per sostituire l’assessore al Turismo Elio Accardo, dimessosi a seguito di divergenze con la maggioranza nell’ambito del suo mandato, il primo cittadino ha optato per Andrea Ramunno, con deleghe rinforzate: avrà in aggiunta, tra l’altro, anche la Cultura. Ha sottolineato la scelta con una dichiarazione molto stringata: “Ringrazio il neoassessore per la disponibilità manifestata con l’accettazione dell’incarico. Ringrazio i consiglieri di maggioranza che hanno condiviso la scelta”.
Ma questa sbandierata condivisione è durata molto poco. Al Movimento Cinque Stelle Ramunno non va bene, è considerato espressione dell’altra parte. Dice al capoluogo.it Attilio D’Andrea, che è stato assessore nella Giunta Di Piero e che dei Cinque Stelle è coordinatore provinciale: “Questa amministrazione non rispetta il progetto iniziale che si fondava sulla dura contrapposizione ai civici. Ora abbiamo una personalità politica in una giunta che avevamo stabilito dovesse essere tecnica. Abbiamo deciso in assemblea di metterci in disparte, valuteremo i provvedimenti e le iniziative confrontandole con il programma di mandato, assieme al nostro consigliere comunale, Angelo D’Aloisio. Se si esce dal programma di mandato, usciremo dall’amministrazione”.

Sulmona acquedotto

Da ricordare che la maggioranza a Sulmona, a causa di una successione di contrasti e crisi che dura praticamente dall’indomani delle elezioni del 2021 (partita con uno scontro interno al Partito Democratico) è praticamente scomparsa, nel senso che si regge sul voto del sindaco. Se escono i Cinque Stelle, quindi, l’esperienza nata e affermatasi in forte alternativa ai cosiddetti civici, che qui significa sostenitori dell’ex assessore regionale Andrea Gerosolimo (quanto patì l’allora governatore Luciano D’Alfonso per tenerlo a bada), si chiude. A meno di ulteriori sorprese, perché a Sulmona tutto è veramente possibile.
Eh sì: questa scaramuccia – la sensazione è che per il momento i Cinque Stelle non rompano, e già nelle prossime sedute del Consiglio comunale, tra cui quella di giovedì dove si esaminerà il bilancio di previsione, il loro voto non mancherà all’appello, poi si vedrà – è in realtà un bignami del grande libro della politica sulmonese, della sua inafferrabilità. Categorie proprie, persino slittamenti semantici e politici: come il “civismo”, appunto, che è il cuore della questione, ovvero come Gerosolimo e i suoi, o personalità vicine, riescano ancora a condizionare il quadro politico cittadino. Ramunno, per dire, è dato da tempo in allontanamento da quel gruppo e garantisce di non esserne mai stato, sebbene da membro dell’allora maggioranza di governo, un seguace ortodosso, tanto che fu lui, da consigliere di maggioranza, a far ballare la Casini.

Perché non è che sia tutto così chiaro, nemmeno nella galassia del civismo: c’è la cerchia dell’ex assessore regionale, la zona grigia, i simpatizzanti, i temporanei… ma si sa che i Cinque Stelle non amano andare troppo per il sottile. Tanto più che a indicare Ramunno è stata Italia Viva in città, quindi Renzi, nemico assoluto, forza politica che in Consiglio comunale è legata a “Sulmona Libera e Forte”.
I gerosolimiani comunque gongolano: “Una cosa è certa, il civismo tanto criticato e demonizzato sta tornando proprio nella casa dei suoi detrattori”, dicono chiaramente per mettere in difficoltà i pentastellati.

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