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Un mondo a parte, l’intervista a Riccardo Milani: “Le scuole che chiudono nei piccoli paesi sono la morte dell’Italia”

L'intervista del Capoluogo.it al regista Riccardo Milani per raccontare il suo "mondo a parte". "Ho incontrato tanti insegnanti che percorrono anche 150 km al giorno per andare nelle loro scuole: non è solo la difesa del posto di lavoro. A questi insegnanti va riconosciuta la funzione di collante, di formazione del presente e del futuro delle nuove generazioni"

“La mia più grande soddisfazione è di aver reso con una commedia un servizio utile a una collettività operosa, puntando i riflettori su un Paese capace di fare comunità, superando ostilità, divisioni, differenze, riuscendo a ritornare a buoni sentimenti e identità”. L’intervista del Capoluogo a Riccardo Milani, grande regista sociale italiano, protagonista indiscusso in queste settimane con il suo “Un mondo a parte” commedia all’italiana dal forte impatto emotivo che ha portato a conoscere, con garbo e allegria, Opi, un luogo ameno, un piccolo paese nel cuore Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, portando alla luce un tema importante e attuale come quello del ridimensionamento scolastico , la cui conseguenza è la scomparsa delle scuole nelle piccole comunità.

Con in sottofondo la musica dell’artista teramano Ivan Graziani, Riccardo Milani ha realizzato una pellicola visionaria dall’alto impatto sociale, con una storia semplice e reale. Campione di incassi fin dall’uscita lo scorso 28 marzo, il film si presenta come un vero e proprio successo che ha colpito e unito tutto un Paese, dalla Val D’Aosta alla Sicilia. Abbiamo raggiunto il regista telefonicamente, impegnato in queste settimane nella promozione e nella presentazione del film  Non c’è nulla di inventato. Sono cose che accadono da decenni, ma su cui nessuno ha mai posto l’attenzione dovuta”, spiega il regista ai microfoni del Capoluogo.it.  Cresciuto a pane e cinema e professionalmente con Nanni Moretti, Daniele Luchetti e Mario Monicelli, (grande interprete del realismo italiano), Milani ha portato – da sempre – sul grande e piccolo schermo, temi di grande impatto: la situazione di degrado nelle periferie, le disparità di genere nel mondo del lavoro, la situazione nei penitenziari italiani. “Un mondo a parte” non è il primo film girato in Abruzzo, luogo molto caro al regista che trascorre lunghi periodi dell’anno nell’amata Pescasseroli. Nel 1993 si fece conoscere e apprezzare con “La Guerra degli Antò”, poi c’è stato “Il posto dell’anima” e “Scusate se esisto” (alcune scene sono state girate ad Anversa degli Abruzzi e Pescasseroli) che ha fatto conoscere al grande pubblico la “tentacolare Tagliacozzo”.

“La montagna lo fa” è invece il tormentone quasi virale dell’ultimo film. Riccardo Milani con Antonio Albanese e Virginia Raffaele nei panni di due maestri che lottano per salvare una scuola elementare nel cuore del Parco Nazionale d’Abruzzo ha portato alla ribalta il grande tema dello spopolamento delle aree interne, delle difficoltà del quotidiano in un posto come può essere un paesino dell’Abruzzo interno aquilano. Il consiglio, a poche settimane dall’uscita, è quello di andare a vederlo e di proiettarlo nelle scuole. Una commedia sincera che elogia la vita semplice e autentica che si respira e si manifesta soprattutto nei piccoli borghi, come quelli dell’interno Aquilano: un inno all’Abruzzo montano verace, al carattere tosto e gentile dei suoi abitanti, ottimisti, tenaci, ‘testoni’, rispettosi della natura e del prossimo. Una storia quella di “Un mondo a parte” che Milani non si è fatto raccontare, ma che ha vissuto in prima persona, “Che ho visto negli anni, conoscendo i territori. Ho visto nel tempo le classi diventare pluriclassi, le scuole chiudere e con dispiace e con dolore i paesi morire perchè, quando chiude una scuola, chiude un’intera comunità, come è successo a Sperone”, spiega.

La storia di Sperone è quella di un antico borgo, una frazione di Gioia dei Marsi, nella Marsica, delocalizzato e poi abbandonato. E il film di Milani fotografa proprio la realtà di tante aree interne: come quella della Valle Subequana e di Castelvecchio Subequo, dove proprio in questi giorni si è tenuta una mobilitazione per difendere la scuola, con sindaci e genitori pronti a proteggere il diritto allo studio. In questo caso, non si parla della chiusura del plesso scolastico (o almeno, non ancora) ma di una pluriclasse spuntata all’improvviso, che accorperebbe 1′ e 3′ media. In questa parte dell’Abruzzo cosiddetta delle “aree interne”.

Un mondo a parte, riflettori puntati su Opi e l’Abruzzo interno: “un film che fa riflettere su quanto sia bella la restanza”

“In questi anni – chiarisce Milani –  ho incontrato tanti insegnanti che si impegnano e sacrificano per portare la scuola ovunque, percorrendo anche 150 km al giorno per fare il proprio mestiere e farlo bene. Non è solo la difesa del posto di lavoro, a questi insegnanti va riconosciuta la funzione di collante, di formazione del presente e del futuro delle nuove generazioni. Ho cercato e spero di esserci riuscito di portare alla conoscenza di tutto questo. Sono un regista italiano e mi piace raccontare le storie e i problemi del mio Paese con uno sguardo attento, anche perchè molto spesso ci sono delle vere e proprie urgenze etiche e civili a cui prestare attenzione“. 

La troupe è stata in paese per circa 3 mesi: un via vai allegro e colorato che ha trovato una popolazione ben disposta a collaborare, a sopportare anche qualche disagio come le chiusure o l’innevamento sintetico. La capacità di Milani è stata proprio quella di riuscire a coinvolgere gli abitanti del territorio, mettendo insieme attori presi sul posto (i bambini dei paesi vicini, la fornaia di Pescasseroli, il bidello, mentre panni del parroco del paese nel film c’è l’ex primo cittadino di Opi, Berardino Paglia) a volti noti e artisti abruzzesi come Elisa Di Eusanio e Corrado Oddi, dando comunque voce a tutti, utilizzando un linguaggio chiaro, un dialetto abruzzese verace e genuino, “oh”, senza luoghi comuni, senza forzature. “In Abruzzo si lavora bene, un dato che viene confermato anche dalle produzioni, io mi sento a casa, il tempo trascorre in modo piacevole e ci sono posti che sono da sempre grandissima fonte di ispirazione. Sono riuscito a mettere insieme volti e persone a cui voglio bene da tanto tempo e sapevo cosa erano in grado di dare dal punto di vista umano. Ho puntato su un realismo semplice, ma efficace, sapendo benissimo che avrebbero saputo raccontare questa storia dal momento che non si tratta di un copione, ma per molti di loro è vita quotidiana. Hanno avuto la consapevolezza di potersi raccontare e far capire allo spettatore cosa vuol dire davvero vivere n questi posti tutto l’anno“. 

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